01 aprile 2013

A proposito dell'Incaricato per i Diritti Umani

Lukin: gli abitanti dello SKFO [1] denunciano omicidi nel corso di perquisizioni e sequestri di persone ad opera degli agenti delle strutture armate

31 marzo 2013, 00.53
Nel 2012 all'Incaricato per i diritti umani in Russia gli abitanti delle regioni del Distretto Federale del Caucaso del Nord si sono rivolti con denunce di omicidi di familiari nel corso di perquisizioni condotte da agenti delle strutture armate. Tuttavia gli organi inquirenti e le procure spesso non reagiscono alle richieste che gli sono indirizzate per via di violazioni dei diritti umani compiute da rappresentanti delle autorità e delle strutture armate, nota nel suo rapporto sull'osservanza dei diritti umani nel 2012 l'ombudsman russo Vladimir Lukin.
Il testo completo del documento è pubblicato nella sezione "Rapporti" su "Kavkazskij uzel ".
In tutto nel 2012 all'Incaricato sono giunte 24 mila denunce per varie violazioni dei diritti e delle libertà umane. Nel testo del rapporto si nota che il 4,3% delle denunce è giunto dal Distretto Federale del Caucaso del Nord.
Nel 2012 il 98,7% di tutte le denunce è stato inviato dal territorio della Federazione Russa tanto da cittadini russi, quanto da cittadini stranieri e anche da persone senza cittadinanza. L'1,3% delle denunce è giunto dall'estero.

"Risuonavano degli spari, gli "agenti delle strutture armate" se ne andavano e in casa si trovava un cadavere"

Vladimir Lukin nel suo rapporto ha raccontato che nel settembre 2012 si rivolse a lui il suo collega della Repubblica di Inguscezia Džambulat Ozdoev, che riferì di denunce giunte da cittadini, i cui familiari avevano perso la vita nel corso di perquisizioni condotte da rappresentanti delle strutture armate nelle case degli uccisi.
Lo scenario standard descritto nelle denunce presentate per via della morte degli abitanti della città di Malgobek [2] e del distretto di Malgobek B., K., M. e E. includeva la perquisizione della proprietà con il conseguente invito a uno dei membri della famiglia a tornare in casa con il pretesto di un ulteriore controllo. Poi risuonavano degli spari, gli agenti delle strutture armate se ne andavano e in casa si trovava il cadavere del membro della famiglia "invitato" all'ulteriore controllo, accanto a cui si trovava una pistola prese da chissà dove, si nota nel rapporto di Lukin.
L'Incaricato della Repubblica sottolineò che i familiari ritenevano innocenti tutti e quattro gli uccisi e insistevano per un'indagine sulle circostanza dei loro omicidi, nota l'ombudsman russo.
Vladimir Lukin chiese alla procura dell'Inguscezia le copie delle delibere prese sulla base dei risultati delle indagini.
"La risposta giunta alla fine di novembre dell'anno del rapporto, firmata dal primo vice-procuratore della repubblica, raccontava che in tutti e quattro i casi i procedimenti penali furono aperti per attentato alla vita di agenti delle forze dell'ordine. Secondo i procedimenti penali si sarebbero svolte alcune "misure investigative e di ricerca", le indagini non furono terminate e per questo motivo le copie delle delibere richieste dall'Incaricato non poterono essere fornite", – si nota nel rapporto.
Da parte sua l'Incaricato ebbe difficoltà a capire "quali azioni investigative e di ricerca si sarebbero svolte nei confronti di una persona rimasta da sola con gli "agenti delle forze dell'ordine" nella sua casa già perquisita e morta per loro mano".
L'incaricato valutò la risposta ricevuta dalla procura dell'Inguscezia una risposta formale "avente lo scopo di ostacolarlo nell'adempimento dei propri doveri e, cosa ancor più angosciante, sottrarsi alle indagini sulle circostanze dell'uccisione di cittadini della Federazione Russa".
Per via di questo nel dicembre 2012 Vladimir Lukin si rivolse al presidente del Comitato Inquirente della Federazione Russa con la richiesta di ordinare ulteriori indagini sui procedimenti penali indicati agli organi per le indagini preliminari del Comitato Inquirente della Federazione Russa che non rientrano nelle strutture della Direzione Inquirente del Comitato Inquirente per la Repubblica di Inguscezia.
Al momento della firma del presente rapporto non è ancora giunta risposta a questo appello, si nota nel rapporto.
"Purtroppo l'episodio descritto sopra non è certo l'unico nella pratica della lotta dell'Incaricato per il suo diritto legale di venire a conoscenza di procedimenti penali, chiusi tra l'altro per via della morte dei presunti membri di formazioni armate illegali. Ottenere l'accesso a simili materiali è praticamente impossibile. E in tribunale non giungono quasi mai", – conclude l'ombudsman russo.

"Liquidato durante un tentativo di attacco armato ad agenti di polizia"
Come nota nel suo rapporto l'ombudsman russo "le forze dell'ordine di diversa appartenenza di dicastero si sottraggono parzialmente alla collaborazione con lui prevista dalla legge per quanto riguarda le denunce giunte, in parte, per via dell'uccisione di cittadini sospettati di appartenenza a formazioni armate illegali".
Un altro caso che Vladimir Lukin esamina nel suo rapporto annuale riguarda il Daghestan.
L'ombudsman nota che questo procedimento penale, aperto per via della scomparsa e della liquidazione dell'abitante della repubblica M., è tenuto sotto controllo dal suo apparato dal 2009.
"Inizialmente era una denuncia giunta all'Incaricato a carico di agenti di polizia dello ROVD di Levaši [3] della Repubblica del Daghestan. In essa si riferiva che M., giunto nel capoluogo del distretto per ricevere testimonianze sulla nascita della figlia, aveva subito l'arresto da parte di agenti di polizia ed era stato inviato a Machačkala [4], dopodiché le comunicazioni con lui si erano interrotte", – Lukin riferisce le circostanze della scomparsa di questa persona.
Alle richieste dell'ombudsman sulle circostanze della scomparsa di M. la procura del Daghestan riferì che era stato liquidato durante un tentativo di attacco armato ad agenti di polizia. Per l'attentato alla vita di agenti delle forze dell'ordine era stato aperto un procedimento penale nei confronti di M., che fu chiuso per via della sua morte, si dice nella risposta della procura.
Vladimir Lukin ritiene "formali" queste risposte, indicando che anche per riceverle gli è toccato aspettare circa due anni.
"La valutazione della dimostrazione del crimine di M. era assente nelle risposte e la sua complicità con formazioni armate illegali si menzionava solo di sfuggita, come qualcosa che si capisce da se", – è detto nel rapporto.
Dall'ottobre 2010 l'ombudsman cerca senza successo di ottenere i materiali del procedimento penale chiuso nei confronti di M., rivolgendosi allo scopo agli organi territoriali e all'apparato centrale del Comitato Inquirente della Federazione Russa. L'ultimo di questi appelli fu inviato nel settembre 2012.
"Al momento della firma del presente rapporto non è giunta risposta ad esso", – nota Lukin.

Un'abitante dell'Inguscezia incinta è stata licenziata dal lavoro per assenza ingiustificata, anche se si trovava in licenza ospedaliera per seguire il figlio invalido
Nell'ottobre 2012 un giudice-relatore della Corte Costituzionale della Federazione Russa si rivolse a Vladimir Lukin con la richiesta di preparare una conclusione da esperto sulla denuncia di un'abitante dell'Inguscezia che era stata sollevata dall'incarico di capo della sezione dei quadri e delle onorificenze statali dell'amministrazione del capo dell'Inguscezia. Motivo del licenziamento sarebbe stato un'assenza ingiustificata.
"In realtà questa era assente dal posto di lavoro a motivo del fatto che le era stata data una licenza ospedaliera per seguire il figlio invalido. Inoltre P. era incinta. Le richieste di riassunzione al lavoro di P. furono respinte, tra l'altro dai giudici d'appello e dalle istanze di ispezione", – nota nel rapporto il difensore dei diritti umani.
Tra l'altro, si dice nel rapporto, le garanzie di non interruzione del rapporto di lavoro con le donne incinte per iniziativa del datore di lavoro stabilite dal c. 1 dell'art. 261 del Codice del Lavoro della Federazione Russa non si estendono agli impiegati statali civili per il motivo che una lista esauriente delle basi su cui si vieta di sollevare da incarichi o di licenziare dal servizio statale è regolamentata dal c. 3 dell'art. 37 della legge federale del 27.07.2004 N 79-FZ "Sul servizio statale civile della Federazione Russa".
Nella sua conclusione, indirizzata alla Corte Costituzionale nell'ottobre 2012, l'Incaricato indicò che la realizzazione della politica sociale dello stato, che prevede tra l'altro la fornitura di determinate garanzie alle donne incinte, non permette alcuna discriminazione sulla base della carica o del tipo di attività.
"Il divieto di licenziamento di donne incinte, ad esclusione di singoli casi determinati dalla legge, va visto in qualità di una delle garanzie statali dell'osservanza dei loro diritti socio-economici", – si nota nel rapporto.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "L'amministrazione di Karabulak [5] ha ritirato le istanze sullo sfratto di cinque abitanti del PBR [6] "Promžilbaza" [7]", "In Inguscezia la giustizia ha soddisfatto le richieste degli abitanti di una casa demolita nel villaggio cosacco Ordžonikidzevskaja [8]", " "I familiari di un abitante del Daghestan chiedono aiuto nelle sue ricerche", "Un'abitante della Kabardino-Balkaria ha denunciato una perquisizione illegale nella sua casa", "La madre di Aslan Čerkesov [9] chiede a Putin e Kanokov [10] di difendere suo figlio", "Murad Aliev [11] è detenuto nell'IVS [12] di Kiziljurt [13] sotto un altro nome, denuncia il suo avvocato".

Fonte: corrispondente di "Kavkazskij uzel"
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/222201/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Severo-Kavkazskij Federal'nyj Okrug (Distretto Federale del Caucaso del Nord).
[2] Città dell'Inguscezia settentrionale.
[3] Villaggio del Daghestan meridionale.
[4] Capitale del Daghestan.
[5] Città dell'Inguscezia settentrionale.
[6] Punkt Boevogo Raschoždenija (Punto di Dislocazione Militare).
[7] Qualcosa come "Base Industriale e Abitativa".
[8] Villaggio dell'Inguscezia settentrionale.
[9] Cittadino della repubblica autonoma di Kabardino-Balkaria condannato per aver ucciso in una rissa un tifoso dello "Spartak".
[10] Arsen Baširovič Kanokov, capo della repubblica autonoma di Kabardino-Balkaria.
[11] Cittadino del Daghestan scomparso senza lasciare traccia.
[12] Izoljator Vremennogo Soderžanija (Isolatore di Detenzione Temporanea).
[13] Città del Daghestan centrale.
 

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