23 marzo 2013

A proposito di risarcimenti

Furkat Tišaev: le istanze degli abitanti della Calmucchia alla CEDU per il risarcimento dei danni morali degli anni delle repressioni non hanno prospettive

22 marzo 2013, 04.52
Gli abitanti della Calmucchia hanno preso a ricevere in massa le decisioni della CEDU che riconoscono irricevibili le loro istanze contro il rifiuto delle autorità della Federazione Russa di soddisfare le richieste di risarcimento dei danni morali causati negli anni delle repressioni. Lo specialista nella gestione dei casi alla CEDU e primo giurista del PC [1] "Memoriale" Furkat Tišaev ricorda che gli abitanti della Calmucchia erano stati avvertiti che le istanze fin dall'inizio non avevano prospettive e che le decisioni prese dalla CEDU su istanze simili di abitanti dell'ex URSS non potevano essere viste come precedenti per la Russia.

Ricordiamo che della decisione di respingere le istanze degli abitanti della Calmucchia la CEDU ha riferito il 14 marzo.

Artur Bjurčiev: io e mia moglie siamo stati tra i primi la cui istanza è stata presa in esame dalla CEDU

L'abitante del villaggio calmucco di Troickoe Artur Bjurčiev ha ricevuto da Strasburgo una lettera in cui lo informavano che "La Corte Europea per i Diritti dell'Uomo riunita nel periodo dal 27 novembre 2012 al 13 dicembre 2012 (…) ha preso la decisione di dichiarare la Sua istanza irricevibile". A cominciare dall'estate 2012 e fino a novembre dalla Calmucchia sono state indirizzate a Strasburgo oltre 2700 lettere. Le istanza riguardano il rifiuto delle autorità della Federazione Russa di risarcire i danni morali subiti da loro o dai loro familiari che subirono repressioni politiche da parte delle autorità sovietiche negli anni '30 e '40.
Nella stessa lettera ricevuta da Bjurčiev lo mettono a conoscenza del fatto che la decisione presa dalla Corte Europea il 13 dicembre 2012 è definitiva e non può essere impugnata né presso la Corte Europea, compresa la Grande Camera, né presso un altro organo.
La stessa lettera ha ricevuto sua moglie Galina Bjurčieva e altri 106 abitanti della Calmucchia.

Il 28 dicembre è il il giorno di lutto nazionale del popolo calmucco: in questo giorno nel 1943 secondo l'ordine del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS sulla liquidazione della RSSA Calmucca da parte dello NKVD [2] НКВД fu condotta l'operazione per la deportazione dei calmucchi nelle regioni della Siberia e dell'Estremo Oriente. Secondo i dati del Centro per la Difesa dei Diritti Umani "Memorial" furono deportati 101000 calmucchi.

Secondo i dati pubblicati dall'Associazione Internazionale "Memorial", in URSS nel periodo dal 1937 al 1944 il numero totale dei rappresentanti di vari popoli deportati ammontò a 2,5 milioni di persone.
Artur Bjurčiev ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" che questi e suo moglie tra i primi in Calmucchia hanno indirizzato istanze contro la Russia alla Corte Europea per il diritto al risarcimento per le repressioni politiche.
"La nostra famiglia fu deportata nella regione di Irkutsk [3]. Le condizioni erano pesanti. In esilio mia madre seppellì quattro figli e poi morì lei stessa. Sono rimasto vivo solo io, il più giovane. Mia moglie Galina rimase orfana nel primo mese in cui fu deportata. Visse in orfanotrofio. Tutte queste durezze hanno influito sulla sua salute. Già da 15 è bloccata a letto – ha avuto un ictus. Tutta la nostra pensione va via in medicine", – ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel".
"Per tutta la vita ho lavorato come autista e non sapevo che potevo rivolgermi alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo per ristabilire la giustizia nei confronti di chi per colpa della Russia era stato sottoposto a repressioni, – racconta. – Ma qui a me, come pensionato, dettero un soggiorno in casa di cura e là conobbi un giurista. Parola per parola, gli raccontai cosa toccò passare durante l'esilio.
Il giurista gli disse che le vittime di repressioni politiche avevano diritto di chiedere un risarcimento alla Russia per ciò che gli era toccato passare negli anni delle repressioni politiche.
"Beh, poiché io stesso in queste questioni non sono forte, questi mi aiutò anche a stilare l'istanza correttamente e suggerì dove indirizzare questa istanza", – ha continuato il suo racconto Bjurčiev.
I Bjurčiev presentarono le istanze giudiziarie con la richiesta di un risarcimento materiale per gli anni per gli anni di deportazione tra i primi, passarono tutte le istanze della repubblica ricevendo ovunque rifiuti, dopo di che indirizzarono una denuncia a Strasburgo. A suo dire, questi e sua moglie ricevettero abbastanza presto un'informazione ufficiale della CEDU sul fatto che la loro denuncia con la richiesta di un risarcimento materiale per gli anni passati nell'esilio staliniano era stata presa in esame.

Il rappresentante del capo della repubblica: dalla legge "Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche" [4] hanno cancellato la menzione dei danni morali

"Qui funzionò la radio del sarafan [5], ciò divenne noto ad altri abitanti della Calmucchia che pure erano stati sottoposti a repressioni. Di istanze alla Corte Europea in un breve lasso di tempo ne furono inviate circa tremila, – ha riferito il funzionario dell'amministrazione del capo della repubblica Batr Š.
Questi ha detto anche che giuristi e collaboratori dell'amministrazione hanno spiegato alla gente che ricevere risarcimenti per le repressioni non è reale.
"Io personalmente spiegai ai miei familiari che da questa impresa non sarebbe venuto fuori nulla e che pagavano invano non pochi soldi agli avvocati che gli stilavano istanze alla CEDU. Dissi che nel nostro paese ci sono troppi popoli che sono stati sottoposti a repressioni politiche e che se la Corte Europea avesse preso la decisione di riconoscere ricevibili le istanze dei trasferiti speciali della Calmucchia, avrebbero cominciato a presentare richieste di risarcimento alle autorità russe da tutto il paese. L'entità dei risarcimenti si valuta entro margini da 1,5 a 3 milioni di rubli [6]. E le vittime di repressioni politiche in Russia sono oltre 2,5 milioni", – ha ricordato l'interlocutore di "Kavkazskij uzel".

Questi ritiene che nella situazione calmucca abbia giocato il suo ruolo anche il fatto che nel 2010 la CEDU prese una decisione sull'istanza dei due fratelli Kiladze, vittime delle repressioni politiche sovietiche. Questi avevano denunciato di non poter ricevere un risarcimento dei danni morali dalle autorità georgiane.
"Il padre dei fratelli Kiladze fu giustiziato nel 1937 e la madre fu mandata nel GULag nel 1938 per crimini che sarebbero stati commessi da loro contro il regime sovietico. L'appartamento dei loro genitori a Tbilisi e tutto il loro patrimonio furono confiscati. I fratelli Klaus e Jurij vissero per due anni in orfanotrofio in Russia prima di poter tornare in Georgia. Nel 1956 e nel 1957 la loro madre e il loro padre furono riabilitati. Klaus e Jurij furono riconosciuti vittime di repressioni politiche. Si rivolsero ai tribunali georgiani con una richiesta di risarcimento, ma la richiesta degli istanti non fu soddisfatta. Allora i Kiladze si rivolsero con una denuncia alla Corte Europea, che assegnò ad ogni istante 4 mila euro a titolo di risarcimento dei danni morali", – ha raccontato Badr Š.
Alla domanda sul perché i nativi della Georgia hanno ricevuto risarcimenti, ma i calmucchi, che pure sono vittime di repressioni politiche, non possono contarci, l'interlocutore di "Kavkazskij uzel", i cui familiari hanno passato tutte le durezze di 13 anni di esilio, ha chiarito che in Russia i deputati della Duma di Stato hanno cancellato dalla legge "Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche" la menzione dei danni morali.

Ricordiamo che i motivi del ricorso in massa alla giustizia delle vittime di repressioni politiche furono discussi a una "tavola rotonda" a Ėlista [7] nel luglio 2012. Il capo della Calmucchia Aleksej Orlov dichiarò che la presentazione in massa di tali istanze era stata "iniziata". "Servendosi talvolta dell'ignoranza giuridica, talvolta di avidi scopi politici, alcune persone incitano la nostra gente a rivolgersi alle istanze giuridiche... Infatti capiamo che quegli astronomici milioni di rubli [8] che sarebbero in prospettiva di ogni istanza sono solo un mito, un fantasma", – dichiarò.

Furkat Tišaev: gli istanti erano stati avvertiti della mancanza di prospettive di tali istanze

"Gli istanti russi hanno preso l'assegnazione da parte della Corte Europea di risarcimenti (per il caso Kiladze) dell'entità di 4 mila euro come stabilimento di un'asticella internazionale per le misure del risarcimento dei danni morali per le sofferenze subite dalle vittime delle repressioni politiche o dai loro familiari da parte delle autorità sovietiche", – ha chiarito il primo giurista del PC "Memorial" Furkat Tišaev.
Dal marzo 2013 la CEDU respinge in massa le istanze dei cittadini presentate contro la Russia per il diritto al risarcimento per le repressioni politiche. Secondo i dati ufficiali della corte, dal novembre 2012 sono giunte oltre 2700 istanze identiche da cittadini russi, prevalentemente della Repubblica di Calmucchia. Le istanze riguardano il rifiuto delle autorità della Federazione Russa di risarcire i danni morali subiti da loro o dai loro familiari sottoposti a repressioni politiche da parte delle autorità sovietiche negli anni '30 e '40.

La corte indica di aver già respinto 108 istanze del genere e che anche istanze analoghe saranno dichiarate irricevibili, riporta i dati Furkat Tišaev nell'articolo pubblicato su "Kavkazskij uzel" "La CEDU respinge le istanze dei familiari delle vittime di repressioni politiche russe".
A suo dire, anche se gli istanti erano stati avvertiti della mancanza di prospettive di tali istanze, molti hanno comunque deciso di "tentare la fortuna" nelle istanze giuridiche.
Furkat Tišaev ritiene che, anche se le vittime delle vittime delle repressioni politiche devono aver diritto al risarcimento dei danni morali e le loro richieste sono del tutto legittime, la Corte Europea non abbia i poteri di esaminare tali questioni.
"E' notevole anche il fatto che la CEDU respinga queste istanze senza esaminarle secondo la sostanza della cosiddetta procedura di presa di decisione da parte del giudice unico secondo l'articolo 27-1 della Convenzione Europea sui diritti dell'uomo. Tali decisioni non sono motivate e sono stilate sulla base di frasi stereotipate, da cui non è possibile capire la vera ragione del respingimento dell'istanza. 
Vista l'enorme quantità di istanze identiche, alla corte è semplicemente indispensabile portare a conoscenza degli istanti o, cosa più importante, dei potenziali istanti la notizia dell'impossibilità dell'esame di tali atti, cosa che permetterà di fermare il flusso di atti evidentemente irricevibili", – è sicuro Furkat Tišaev.

Le vittime delle repressioni sono stupite della decisione della corte
Il fatto che la Corte Europea abbia riconosciuto le istanze dei calmucchi vittime di repressioni "irricevibili" ha agito in modo scoraggiante su molti di loro.

"Non ho fatto in tempo a nascere che sono diventata una trasferita speciale", – racconta Klava Arapova. Lei, piccola di tre mesi, fu messa in una manica di un pellicciotto perché la bambina non congelasse. "A mia madre consigliarono di lasciarmi subito a casa, dice, comunque non sopravviverà, morirà per strada. Ma ecco che sono sopravvissuta. Tutti i miei fratelli e le mie sorelle sono morti, ma ecco che io vivo. A dire il vero, non posso vantarmi della salute, la pensione è piccola, basta appena per le medicine e devo anche pagare il gas e la luce. E' diventato difficile vivere", – si lamenta la donna.
Ella ritiene che anche se a suo tempo è stata approvata la legge "Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche", vivere è angoscioso, non c'è certezza del domani.
"Ci hanno tolto il marchio "trasferiti speciali", ma c'è poca giustizia. Non viviamo, ma sopravviviamo. La gente va alle manifestazioni – è per mancanza di vie d'uscita. Le autorità non ci ascoltano o non ci vogliono ascoltare", – ha riassunto la pensionata.

"Ma oltre 2 mila istanze indirizzate dai nostri abitanti saranno ancora esaminate dalla Corte Europea", – ha detto al corrispondente di "Kavkazskij uzel" il presidente dell'Unione dei Popoli Vittime di Repressioni della Calmucchia Boris Očirov.
I calmucchi che hanno sofferto in conseguenza delle repressioni politiche continueranno a chiedere un risarcimento per gli anni passati nell'esilio staliniano, ha aggiunto.
"Ecco che ci sarà il congresso dei popoli vittime di repressioni. Là solleveremo la questione della ricezione di risarcimenti dallo stato per le loro sofferenze morali in quel periodo. Sono certo che ci sosterranno anche i rappresentanti di altri popoli che Stalin chiamò nemici del popolo e mandò in esilio", – dice Boris Očirov.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "I deputati dell'assemblea cittadina di Ėlista si sono rivolti a Putin con la richiesta di difenderli dalla pressione del capo della Calmucchia", "In Calmucchia si è svolto il festival "Repressi, ma non spezzati"", "Gli esperti vedono nella deportazione staliniana dei popoli caucasici le radici dei problemi del Caucaso del Nord contemporaneo".
Autrice: Tat'jana Gantimurova; fonte: corrispondente di "Kavkazskij uzel"
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/221786/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Pravozaščitnyj Centr (Centro per la Difesa dei Diritti Umani).
[2] Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del (Commissariato Popolare per gli Affari Interni), la polizia politica staliniana.
[3] Città della Siberia meridionale.
[4] Le leggi russe sono indicate con il titolo.
[5] Cioè il passaparola. Il sarafan è un abito tradizionale femminile.
[6] Da 37500 a 75100 euro circa.
[7] Capitale della Calmucchia.
 

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