22 settembre 2012

A proposito di Evkurov

Junus-Bek Evkurov: “Sì, questo è un caso dei servizi segreti”

Ingushetia.Ru
19.09.2012 15:40 

Il capo della Repubblica di Inguscezia Junus-Bek Evkurov in un'intervista all'osservatrice di RT [1] Nadežda Kevorkova ha spiegato perché i familiari delle persone uccise e le strutture armata hanno visioni così diverse della situazione, perché Julija Latynina si sbaglia e perché si tengono colloqui sulla separazione del Caucaso.
 
Vediamo che si tengono colloqui sulla separazione del Caucaso non solo all'interno dell'opposizione, ma anche nella comunità degli esperti, tra l'altra in quella sua parte che è vicina al Cremlino. Cosa pensa, perché questi colloqui sulla separazione del Caucaso sono diventati legali?

Sono lontano dal pensare che questi colloqui siano diventati legali tra quelli che hanno accesso ai ministeri, che discutono e riflettono sulla situazione, che sono stati un tempo anche all'opposizione e che prendono decisioni. Sono convinto che questi colloqui non siano legali, che nessuno ha dato né darà tali poteri. La questione è un'altra, è che questi temi e questi colloqui sono diventati di moda e anche perciò si svolgono. Il potere non permetterà la separazione del Caucaso. E chi e dove si separerebbe?
 

Julija Latynina, studiosa della situazione all'interno del Caucaso abbastanza nota ha dichiarato che pronostica una guerra nel prossimo autunno. La stessa opinione si può trovare anche presso una serie di esperti occidentali e nel mio viaggio nel Caucaso ho incontrato molti inviati di centri di studi occidentali. Come valuta le prognosi sul fatto che il Caucaso sia sull'orlo di una guerra?
 

Conosciamo Julija da tempo, è nostra amica ed è un'esperta piuttosto buona. Spero che in questo caso si sbagli e che la sua analisi non si confermi in alcuna misura. E' pericoloso persino pensare a certe cose.

Che molti esperti di diversi stati vengano inviati per studiare la situazione, per fornire aiuto e per vari altri scopo è evidente e anche noi lo osserviamo sia da noi, sia in altre regioni del Caucaso del Sud. Ma qui proporrei di non fare entrare questi esperti.

Sotto l'aspetto di esperti possono giungere delle persone non allo scopo di studiare la situazione, ma allo scopo di destabilizzarla e di avviare l'interazione con chi è pronto a destabilizzarla. Ma questo è un caso per i servizi segreti, non una nostra prerogativa.

Seguiamo completamente la situazione e non è che non veda dei presupposti, ma che non sono affatto d'accordo che possa esserci una guerra o un conflitto armato.
 

Secondo la sua pratica, chi sono queste persone che in tale numero vengono a studiare la situazione del Caucaso?
 

Non dico che abbiamo questa pratica. Ma in chi vediamo, tra cui anche i giornalisti, anche Julija Latynina, anche se con lei ci incontriamo di più a Mosca e anche esperti noti nel mondo come Aleksej Malašenko, vediamo il desiderio di fare analisi e resoconti coscienziosi per stabilire qui una situazione normale, un dialogo, e portare la regione tra quelle stabilmente in via di sviluppo. Non vediamo persone che esprimano in modo evidente umori negativi.

Da noi opera una serie di organizzazioni per la difesa dei diritti umani, che rientrano nel concetto di agenti stranieri, ma neanche qui osserviamo precise intenzioni di compiere attività minacciose.

Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani gravitano di più verso le famiglie, verso i complici indiretti, verso i membri delle bande clandestine, cioè là trovano una certa difesa. Ma torno a dire che non le condanno, in quanto sono chiamate a difendere le persone e a compiere la difesa dei diritti umani. Difendono chi, indipendentemente dal fatto che sia o no un criminale, soffre per l'azione delle autorità.

Quando gli faccio domande, rispondono che difendono quegli strati della popolazione che soffrono per l'azione delle autorità.

Sì, possono esserci azioni criminali delle autorità, possono esserci azioni erronee delle autorità. Ma anche noi, capendo l'essenza del loro lavoro, li accusiamo di azioni infondate quando convincono la gente che gli agenti delle strutture armate arrivano e uccidono semplicemente degli innocenti.

In realtà non è affatto così. Ma di nuovo si tratta di lavoro. Ci sono dei "più" e ci sono dei "meno" sia nell'operato del potere, sia in quello di queste organizzazioni senza scopo di lucro.

Così evidentemente ho visto il lavoro distruttivo di alcuni, non farò i loro nomi – sono organizzazioni a cui è già proibito lavorare sul territorio della Federazione Russa. Anche per loro ci arrivano carte, noi li rifiutiamo educatamente e gentilmente.

Da noi sono comparsi esperti da Belgio, Olanda e Germania. Sono arrivati, hanno parlato con me e se ne sono andati. Non hanno condotto da noi un vero e proprio studio della situazione o un'analisi.
 

Potrebbe chiarire cos'è avvenuto nel villaggio di Sagopši [2], quando quattro persone alla festa della fine del digiuno sono state portate via in biancheria intima e uccise, a quanto riferisce Radio Free Europe?
 

Non mi aspetto altro, perché ognuno cerca di giustificare qualcuno.

In quattro anni che lavoro nella repubblica, solo in tre-quattro casi i familiari hanno ammesso che il loro ragazzo avesse avuto la punizione meritata e non ne hanno parlato più da nessuna parte.

Negli altri casi semplicemente – "non è colpevole".

Perfino i familiari di un kamikaze che si è fatto saltare in aria hanno trovato una giustificazione per questo. Certo, so che nella propria cerchia ammettono tutto e ne parlano, ma la tradizione e le usanze impongono di dire davanti a compaesani, familiari e vicini che era un bravo ragazzo e che sono venuti e l'hanno ucciso a colpi d'arma da fuoco.

Quello che dicono i servizi segreti contiene veri resoconti, intercettazioni telefoniche, messaggi, osservazioni tecniche e osservazioni segrete di ciò di cui realmente si occupavano. Tra queste persone uccise ci sono quelli che hanno portato direttamente all'uccisione di un ispettore distrettuale, ci sono quelli che hanno inviato direttamente un kamikaze, ci sono quelli che hanno preparato tutte queste azioni.

Sono tutti coinvolti. Ci sono altre sei persone che sono fuggite dalla casa e ora sono ricercate. Se i familiari non le portano o non compaiono da sole, penso che anche su di loro sarà condotto un lavoro. Due sono già state portate. Per ora non diamo spazio a ciò – questi fanno deposizioni su chi è stato eliminato.

Da noi è così: se ne hanno uccisi cinque e non ne hanno preso neanche uno vivo, tutti dicono che è stato fatto apposta per non prendere testimoni vivi. Se ne hanno uccisi due e tre sono stati presi vivi, dicono che sono stati uccisi illegalmente degli innocenti.

Prendiamo lo stesso caso di Slepcovskaja, dove sarebbero giunti studenti da Mosca e dall'Abcasia.
 

Sì, volevo sapere anche di questo caso degli studenti.

Sarebbero stati a sedere tranquilli e avrebbero conversato. Sarebbero giunti i servizi segreti e li avrebbero uccisi tutti a colpi d'arma da fuoco, li avrebbero vestiti tutti in uniformi militari e deposti. Assurdità. Tra l'altro totali. Era noto cosa preparassero. Quella notte dovevano uccidere due persone.
 

Gli studenti moscoviti dovevano uccidere due persone ed erano giunti apposta per questo?

Sì, questi cosiddetti studenti dovevano uccidere e tornarsene indietro. Per questo compito li avevano chiamati. E adesso in questo modo mostruoso cercano di accusare il potere di avere ucciso degli innocenti, anche se i familiari sanno chi li ha messi in trappola.

Mi domandi, perché gli stessi familiari non controllano i propri figli?

Farò un esempio con i cosiddetti oppositori, che sono semplicemente una banda di briganti. 23.30 – sono in città. Chiedi ai familiari: perché sono per strada di notte?

Se non li avessero arrestati, i familiari avrebbero giurato e spergiurato che dalle 20 stavano in casa ed erano sotto il loro controllo.

Capisco perfettamente tutto questo e lo spiego apertamente alla gente. Ma provate a spiegarlo alle madri e ai padri di chi morirà per mano loro. Che i familiari che coprono i loro cari spieghino a se stessi perché nascondono la verità.

Supponiamo che io gli creda, ma che provino a spiegarlo a quelli a cui i figli sono stati uccisi. Non bisogna ingannarli. Tutti sanno tutto, ma al contempo ognuno vuole giustificare se stesso e i propri cari.

Ho cose da dirgli. Ho cose da mostrargli. E vedrò dai dati delle indagini, cos'altro si può mostrare alla gente. Che la gente veda e senta tutto questo. E che sarà poi?
 

Risulta che in Daghestan non c'è questo occultamento – là è più o meno chiaro quando uccidono delle persone per caso, quando le uccidono perché fanno resistenza, quando uccidono degli innocenti, quando uccidono donne incinte che vogliono scappare. Là c'è chiarezza, tragica e sanguinosa. In Cecenia non c'è niente tranne pacifica costruzione e rari eccessi.

In Inguscezia Lei è aperto al massimo, ma la situazione, a credere alle Sue parole, è illuminata solo da una parte. Forse con la Sua apertura si può aprire di più ciò che è noto a Lei e ai servizi segreti? Non ho ricevuto alcun chiarimento sugli studenti, di cui è noto chi fossero e dove e come studiassero quando giunsero. Lei afferma che erano guerriglieri in trasferta temporanea. Perché non li arrestaste subito, se ogni loro passo vi era noto?


In primo luogo, non è così semplice dire perché non li arrestammo. In secondo luogo, non giunsero con cartelli "Siamo giunti per uccidere". Sì, questo è un lavoro dei servizi segreti. Se fossero giunti ad arrestarli a casa, all'indomani nessuno avrebbe trovato prove che erano giunti per uccidere.

In terzo luogo, i servizi segreti aspettavano che si riunissero in gruppo, che la catena si formasse. In quarto luogo, quel mascalzone che li ha riuniti, sul suo conto ci sono decine di omicidi e i familiari lo sanno perfettamente. Anche a casa sua, nella sua cerchia discutevano di chi, cosa e come facesse le cose.

Sanno tutto perfettamente. E non capirò che ci vogliono guadagnare? Cos'è importante per loro, giustificarsi davanti ai vicini? Sanno chi e come hanno invitato i loro figli, com'è stato tutto quanto. E quando si sono riuniti tutti insieme, a sparare ha iniziato un compagno che era ricercato a livello federale.
 

Ma chi programmavano di uccidere?

Un agente e un civile. Come
murtad [3], come kafir [4], come li chiamano, come nemici del popolo. A questi pischelli un lupo esperto, che si nutre di sangue, indicò lo scopo. I genitori dovevano sapere dove si trovavano i loro figli.

E i servizi segreti aspettarono che si riunissero. A questi lupacchiotti bisognava permettere di riunirsi e divorare qualcuno e poi li seppelliremo come terroristi.

Lei, Nade
žda Vital'evna, non è andata a dire che le dispiace a quelli che un kamikaze ha fatto saltare in aria. Lei non è andata dalla famiglia di un agente che è stato ucciso. E nessuna organizzazione per la difesa dei diritti umani parla di loro.  

Tuttavia di loro dalla mattina alla sera parlano i canali televisivi federali e i mass media espongono solo la versione dei servizi segreti.

Ma perché non dice perché gli attivisti per i diritti umani non ne parlano? I morti a causa di atti terroristici non sono persone? Mi dicono sempre: siamo predestinati a difendere i diritti di chi soffre a causa delle strutture armate. Lo dicono gli attivisti per i diritti umani. Ragazzi, ma così andiamo lontano.

Se ora svolgessimo un'operazione per l'eliminazione dei complici dell'atto terroristico sacrilego come non mai ai funerali a Sagop
ši, neanche qui troveremmo comprensione presso quelle organizzazioni che insieme a noi hanno condannato questo atto terroristico…  

Io non sono un'organizzazione, sono una giornalista…

… Io non parlo dei giornalisti, né degli attivisti per i diritti umani che avrebbero condannato l'atto terroristico, ma troviamo solo critiche al nostro indirizzo. Abbiamo condotto male l'operazione speciale. Sì, ne abbiamo eliminati quattro e quattro ne abbiamo fatti prigionieri vivi.

Non abbiamo eliminato otto persone. Quelli che hanno alzato le mani e si sono arresi sono stati fatti prigionieri. Quelli che non si sono arresi e hanno fatto resistenza armata sono stati eliminati. Ci sono stati due feriti tra gli agenti dei servizi segreti. Cosicché con questi cosiddetti studenti è lo stesso quadro che con gli altri banditi.

Ora anche con la procura lavoriamo in questo senso – sono state approvate nuove leggi sulla responsabilità per calunnia. Non siamo a un livello in cui c'è bisogno di indicare una calunnia. Che ci sia un'indagine indipendente su un funzionario, se mente sfacciatamente e sui familiari delle vittime, perché neanch'essi mentano. Meglio tacere che mentire.

Lei dice che non ha sentito spiegazioni. E chi deve spiegare questo? A chi lo ha chiesto?
 

E perché devo chiedere? Persone istruite apposta nei servizi segreti e nelle organizzazioni per la difesa dei diritti umani devono far luce in ogni situazione. Se c'è una segnalazione di ingiustizia, devono reagire.
 

Lei si basa su ciò che dicono gli studenti, che è scritto su Internet, come i poveri studenti sono giunti, li hanno sorvegliati e uccisi. Ma non è così. Semplicemente non si fa nulla così. Non avete chiesto al nostro Consiglio di Sicurezza. Se foste venuti o aveste telefonato, vi avrebbero spiegato.

Ma non gli avreste creduto comunque. Meglio credere agli studenti o ai familiari o ai vicini, che fanno "oh" e "ah", ma quando li riuniscono o fanno un confronto non sanno neanche che dire. Semplicemente lavora la fantasia.

Perché? Perché è più facile accusare. Ma prima di accusare, bisogna fare luce.

La gente dice: quando smetterete di fare abusi? Ma quando facciamo luce sui kamikaze, che non sono giunti da Mosca, i genitori trovano giustificazioni e spiegazioni anche a loro, perché questo o questa sono andati e si sono fatti saltare in aria.

Io, certo, capisco che qualsiasi conclusione si tragga, la gente non vuole capire – è il fattore umano. Che lo vogliamo o no, lo farete voi o io, tutto questo continuerà.
 

Cosa continuerà? Gli attentati dei kamikaze?

No, la giustificazione delle azioni dei propri familiari, che siano banditi o terroristi. Proprio lo stesso discorso va avanti con i tossicodipendenti. Lo stesso discorso va avanti con i borsaioli. Lo stesso discorso va avanti con gli attacchi banditeschi.

Ricordate quando c'era il gruppo di Evloev, li presero e uno fuggì, tra l'altro dal posto di polizia. Si nascose in Cecenia. Lo acchiapparono là. E qui iniziarono confusione e strilli su tutti gli schermi sul fatto che avevano picchiato un ragazzo onesto che lottava con qualcuno.

Cioè era tutto normale, quando faceva il bandito, maltrattava, uccideva donne e bambini, quando faceva mettere in ginocchio un vecchio 90enne, puntava una pistola alla tempia di una donna e diceva che il Ministero della Sanità avverte che se non mi dai i soldi, morirai. Era tutto normale.

Portava cose alla madre e alla moglie, comprava case e appartamenti – non si interessavano con quali soldi compravi tutto questo. Non chiedevano dove lavorasse. Ma appena è caduto, tutti strillano. L'hanno offeso. Ha confessato, ma tutti dicono che la confessione gli è stata estorta con la tortura.

Non so come lavorare. Allora, evidentemente, bisogna lasciare il potere e lasciare tutto alla furia della criminalità. Verrà l'anarchia.

Mi è piaciuto quando ha detto che in Daghestan c'è chiarezza. Anche da noi c'è questa chiarezza. A ogni dichiarazione dei familiari abbiamo base e fondamento di dire che abbiamo motivi per le nostre azioni. Noi chiediamo a gran voce ai familiari di andarsene. Questi se ne vanno.

Gli agenti restano, conducono operazioni speciali. C'è stato solo un caso in cui casualmente è stato ucciso un bambino. E questo poi è stato presentato come se avessero ucciso apposta un bambino. Da noi non ci sono questi fascisti – bisogna capirlo.

Ma negli altri casi soffrono solo i criminali, anche se dicono: ecco, sparano senza fare distinzioni.

Dicono di tutto a tutti. Quando arrestarono un certo Ce
čoev, che riforniva i guerriglieri, lo circondarono e tutti i familiari vennero fuori e dissero che in casa non c'era più nessuno. Li fecero cadere in trappola sotto il fuoco. Eppure i servizi segreti avrebbero potuto usare i familiari come scudi umani – non lo fecero. Questo non entra in testa a nessuno.

Andarono da soli e di conseguenza due morirono. E questo Ce
čoev mascalzone, che aveva visto che i servizi segreti avevano tolto la sua famiglia e i suoi figli dal fuoco, non pensò a questo.

Capisco che a voi giornalisti tutto questo non importa – per voi più fa caldo, più fa male, meglio è.

 

No, non è così.

E io, come capo, devo difendere tutti, anche le famiglie degli agenti uccisi. Come posso giustificare questo?
 

Ma sotto la Sua difesa non sono tutte le famiglie che vivono in Inguscezia?

Tutte – e anche i banditi. Con cui colloquio, a cui dimostro cose, che supplico di smettere. Ma non mi ascoltano. E' poco che ci dicano questo, noi comunque faremo a modo nostro.

Se siete andati su una grande strada, andate fino in fondo, scrivete messaggi che vi siete messi su questa strada, rispondete delle vostre azioni e capite le loro conseguenze. Com'è questi, appena li acchiappano cominciano a mettere le loro fotografie nei siti: a questo mettono un livido su una spalla e a quello su una guancia?
 

Forse si può riflettere, perché la gente passa alla clandestinità armata? Non è una dolce vita, vero? Ora non ripeteremo la favola che la gente passa alla clandestinità per soldi? Sono le idee…

Assolutamente no. Le do la mia parola, no.
 

Bene, per cosa, per soldi?

Per soldi, per schifosi interessi mercantili, coprendosi con le idee, coprendosi con la religione – per soldi. Li vediamo, parliamo con loro – con chi se ne va, con chi si arrende. Per far minare una strada i mascalzoni davano 200 dollari. E con questi 200 dollari uno si comprava un telefono cellulare.

Per portare una macchina per l'organizzazione di un atto terroristico a Vladikavkaz
[5] a un mascalzone hanno dato una Priora [6] da 180 mila rubli [7] – questi è contento, non gli frega nulla che là sono morte delle persone. Se spara a un posto di blocco e va a segno, gli danno 15 mila rubli [8], se non va a segno – 5 mila [9]. Ed è contento di questo.
 

E chi li da non lo sa?

Gli organizzatori. Qualcuno è stato eliminato, qualcuno è stato acchiappato, qualcuno è in fuga. I Gardanov
[10], Aušev "dalle grandi orecchie" [11], Said Burjatskij [12], e gli inviati di Doku Umarov [13], che questi ha posto in Inguscezia. E comprano macchine e si organizzano la vita. Non c'è alcun altro interesse – uccidono persone solo per soldi.

Non è pensato solo qui – in altri stati è lo stesso discorso. Ma per non ammettere questa schifezza, ci adattano delle idee. C'è anche chi è caduto, chi sa già di essere sorvegliato, questi iniziano già ad aiutarci – ce ne sono.

Non è così facile là.
 

Così forse non è tutto per soldi?

Sono d'accordo, là ci sono candidature che operano per pura vendetta – più probabilmente c'erano prima, ora di questi, probabilmente, non ce ne sono.
 

Vendetta contro chi?

La polizia, il potere in generale. I loro familiari erano stati uccisi o incarcerati e questi erano sinceramente convinti che non fossero colpevoli. Di questi ce n'erano qualche tempo fa. Ci sono quelli che semplicemente sono stati trascinati per caso e non possono più abbandonare. Ma il caso più frequente è l'interesse mercantile.

Guardate i familiari dei leader delle cosiddette bande clandestine più o meno coinvolti in questi casi. Per esempio, i familiari dell'arrestato Teziev e degli uccisi come Basaev e altri: qualcuno all'estero, qualcuno da altre parti, vivono alla grande e traggono vantaggi da soldi insanguinati.
 

Nadežda Kevorkova
www.kavpolit.com

http://ingushetiyaru.org/news/24357/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

Note
[1] Russia Today, canale televisivo all news russo.
[2] Villaggio dell'Inguscezia settentrionale.
[3] Apostati.
[4] Infedeli.
[5] Capitale dell'Ossezia del Nord.
[6] Modello della Lada non esportato in Occidente.
[7] Oltre 4400 euro.
[8] Circa 370 euro.
[9] Oltre 120 euro.
[10] I fratelli Salman e Džunejd Gardanov, terroristi uccisi in un'operazione speciale.
[11] Terrorista su cui non trovo notizie.
[12] "Said il Buriato", soprannome del predicatore islamico e terrorista Aleksandr Aleksandrovič Tichomirov, di padre buriato e madre russa.
[13] Doku Chamatovič Umarov, leader dell'autoproclamato "Emirato del Caucaso".

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