28 settembre 2012

A proposito di ideologia di Stato

"Se c'è un "comitato regionale di Washington", ci dev'essere anche un CC"
27.09.2012
[1] Dalla dicitura russa Rossijskaja Akademia Nardonogo Chozjajstvo i Gosudarstvennoj Služby.

[2] Sergej Semënovič Uvarov, ministro della Pubblica Istruzione nella prima metà del XIX secolo.

[3] Nelle sue "Lettere filosofiche" il filosofo Pëtr Jakovlevič Čaadaev esprimeva una visione pessimista della Russia e criticava di fatto l'Ortodossia, auspicando l'avvento di una cristianità unita.

[4] Vladislav Jur'evič Surkov, attuale vice-premier, eminenza grigia e "ideologo" del regime di Putin.

[5] Pietro il Grande divenne realmente esperto in molti lavori manuali.

[6] Arzamas è il nome di una città della Russia centrale e di una società letteraria progressista di cui oltre a Uvarov faceva parte anche Puškin.

[7] Nikolaj Michajlovič Karamzin, riformatore della letteratura russa del primo XIX secolo.

[8] Dmitrij Vasil'evič Daškov, letterato e politico che fu membro dell'"Arzamas".

[9] Figlio di uno studioso emigrato negli USA più noto come Nicholas Valentine Riasanovsky.

[10] Aleksej Nikolaevič Kosygin, primo ministro sotto Brežnev, che ne osteggiò i tentativi di portare l'URSS dall'industria pesante e militare a quella leggera e dei beni di consumo.

[11] Pavel Dmitrievič Kiselëv, ministro dei beni fondiari sotto Nicola I.

[12] I servi della gleba che non appartenevano a un signore, ma allo Stato.

[13] Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa (al secolo Vladimir Michajlovič Gundjaev).

[14] Nome d'arte della contabile e attivista di "Russia Unita" Svetlana Jur'evna Kuricyna (nativa della regione di Ivanovo, nella Russia centro-settentrionale), la cui intervista dove lodava sperticatamente il partito e il regime di Putin divenne nel 2011 una hit di YouTube e gli valse un posto da intrattenitrice televisiva sulla rete NTV, di proprietà Gazprom.

[15] Putin disse che bisognava dar la caccia ai terroristi islamici anche "facendoli secchi nei cessi".

[16] Vasilij Vasil'evič Rozanov, scrittore e filosofo.

[17] Antico nome della Russia.

[18] Konstantin Petrovič Pobedonoscev, politico reazionario del XIX-XX secolo.

[19] Cioè l'ufficio della censura.

[20] Discendente di Rjurik, capo vichingo e re del primo stato russo con Kiev per capitale.
 
 

27 settembre 2012

A proposito del Caucaso (IV)

Esecuzioni extragiudiziali o "giustizia alla russa"

A chi conviene il business dei cadaveri? Ai criminali che operano astutamente con l'ideologia religiosa o a quelli i cui orologi KTO [2] sono puntati sul compenso a ore? Agli uni e agli altri. E quanti più cadaveri, tanto più alto è il guadagno. E cioè non c'è fine a questa guerra.
Dopo una relativa quiete, che si era accompagnata a trattative attive con i guerriglieri che volevano consegnarsi alle autorità, l'Inguscezia si è trovata di nuovo gettata in un caos sanguinoso.
L'attività della clandestinità armata si è aggravata con le minacce del capo della Cecenia sull'"introduzione dell'ordine" sul territorio della repubblica confinante. Kadyrov ha niente meno che accusato Evkurov di "insufficiente decisione nel condurre la lotta ai guerriglieri, passività politica e cecità ideologica".
Per via il leader ceceno ha deciso di stabilire un confine che dai tempi della caduta della Ceceno-Inguscezia erano trasparenti e ha richiesto, sulla base di documenti di archivio non resi pubblici, che gli siano trasmessi due distretti che apparterrebbero da sempre alla Cecenia.
Mosca non si affretta a commentare queste assurdità, ma l'isteria di privatizzazione "alla Kadyrov" si è riversata non solo sulle colonne dei giornali. Qualsiasi successivo passo imprudente dell'ambizioso padrone di Centoroj [3] rischia di sfociare in un conflitto in cui risulterebbero coinvolti due popoli vicinissimi.

E su questo sfondo nel Caucaso del Nord, sotto la sorveglianza personale di Vladimir Putin, sono iniziate le esercitazioni strategiche russe del comando e dello Stato Maggiore "Caucaso-2012", che si accompagnano ai già presenti raid aerei sui massicci boscosi dello stesso distretto Sunženskij [4] su cui avanza pretese Ramzan Kadyrov.
E gli agenti delle strutture armate dalla fine di agosto conducono là azioni speciali per l'identificazione di complici della clandestinità armata nell'ambito delle indagini sull'atto terroristico compiuto dal kamikaze ceceno Chusejn Idilov nel villaggio di Sagopši [5].
Nell'ultimo mese gli agenti delle strutture armate ingusci hanno perduto 15 poliziotti rimasti uccisi e 20 persone sono rimaste ferite. Nelle azioni in risposta nello stesso distretto di Malgobek [6] gli agenti delle strutture armate hanno ucciso quattro persone che, secondo la versione ufficiale dell'UFSB [7], erano complici delle bande clandestine e "sono state eliminate mentre facevano resistenza armata agli agenti delle strutture armate".
Questa formula risuona letteralmente dopo ogni operazione speciale. Le deposizioni dei testimoni e le inchieste che sono state condotte dall'incaricato per i diritti umani in Inguscezia Ozdoev parlano di un ulteriore spirale di esecuzioni extragiudiziali compiute da gente con le mostrine.

Džambulat Ozdoev: Queste persone, quando ci parlo, sapete cosa mi dicono? Capiamo che si verificano degli errori. Capiamo che ci sono persone corrotte, che pensano solo ai soldi, anche nei servizi segreti. Ci sono mascalzoni dappertutto. Ci sono persone oneste. L'unica cosa che vogliamo e che chiediamo è quando accusano un innocente – è la cosa più pesante. Quando ce n'è motivo, allora siamo pronti ad accettare questa punizione. Ma se si è verificato un errore, dicono, abbiate il coraggio di dire: – Sì, è stato compiuto un errore, ha sofferto, è stata uccisa una persona innocente. Che ce lo dicano, non esigiamo di più.
Ascoltate [8] la testimonianza dei genitori dei giovani uccisi e dei testimoni della fucilazione pubblica. Senza commenti.

Tankiev Adam, vicino di Bekbuzarov Musa: Al mattino verso le 5.50 mi svegliai per il rumore di una macchina. Guardando alla finestra, vidi un BTR [9], due macchine Ural [10] e persone armate mascherate. Uscii con mio padre e chiesi: – Ci sono tra voi rappresentanti del potere locale? 

Risposero: – Non ci sono, ci saranno. Ci saranno verso le 9. Hanno lasciato avvicinare mio padre al portone e ha bussato. E' uscito Musa.

Musa Bekbuzarov (padre dell'ucciso Bekbuzarov Ibragim): Dissero: – Abbiamo da controllare i passaporti [11]. Può farmi vedere il passaporto?
– Sì.
– C'è qualcun altro da voi?
– Sì. In questo cortile c'è mio figlio maggiore.

Tankiev Adam: Poi portarono fuori tutti i bambini e le donne e li portarono a una Priora [12] a controllare i documenti. Dopo il controllo di tutti i documenti li fotografarono, poi i militari entrarono in casa insieme a Musa.

Musa Bekbuzarov: "Andrai ai nostri ordini". Mi chiesero di prendere una mini-telecamera a forma di pallina e di girare in compagni di un militare tutti gli spazi – casa, cortile, cortile posteriore, garage, orto. Così feci. Seguirono il filmato per strada su un monitor. Poi chiesero a mio figlio Ibragim di passare in casa ancora una volta con i militari per la perquisizione.

Tankiev Adam: Poi i militari tornarono con Ibragim, si sono avvicinarono di più al portone, lo misero contro il muro della casa, lo ispezionarono – per vedere se avesse armi e lo portarono in casa con le mani dietro la testa. Qualche minuto dopo sentimmo alcuni spari – prima 5-6 di fila, poi ci furono altri due spari.

Musa Bekbuzarov: L'omicidio avvenne in quella stanza dove durante la nostra "video-ispezione" avevano detto che era "un buon posto". Sul suo corpo c'erano molte ferite da pallottole e sul volto una ferita da pallottola che testimonia che mio figlio fu finito.

Tankiev Adam: Poi giunsero gli esperti. Uno si avvicinò a noi con dei militari e ci chiesero di fare da testimoni. Chiedemmo cos'era successo là e questi riferì "il ragazzo è morto". Poi i militari si dettero il cambio – si avvicinarono altri due Ural con dei militari. Quelli se ne andarono e misero lì questi. Lasciarono andare il padre e i familiari del ragazzo ucciso. Le donne scoprirono che erano scomparsi tutti i soldi che c'erano in casa e che era stato rubato l'oro.

* * * * *
Come fu fucilato Ardachman Kurskiev lo raccontano suo padre e suo zio.

Il padre di Ardachman Kurskiev: Alle 6.30 del mattino sentii bussare e uscii. Mi gridarono: – La vostra casa è minata. Portate fuori tutti quelli che sono in casa. Chiesi il mandato di perquisizione e perché non ci fosse un ispettore distrettuale. Risposero che avevano i poteri e chiesero di portare tutti fuori di casa.
Divisero noi tre – me, mio figlio e mia figlia e mio figlio minore, che uccisero, l'avevano già spogliato. Stava in piedi nudo. I due ufficiali di grado più altro, uno dei quali era magro, erano senza maschere, tutti gli altri erano mascherati. Quelli che si avvicinarono a noi erano russi.
Portarono mio figlio nel cortile e sentii una breve scarica di mitra e dopo questa scarica gli spararono il colpo di grazia alla tempia. Qui stavano un Ural e un BTR, un po' più lontano una Priora con i vetri oscurati.

Dopo le undici da questa Priora uscì un uomo non alto e robusto e parlò nella nostra lingua (in inguscio – nota del redattore). In mano aveva una radio e disse alla radio: – La cosa è fatta. Riunitevi. 

Verso le undici giunsero degli agenti di polizia dal Ministero degli Interni locale e dissero che dovevamo andare con loro al posto di polizia. Ci tennero là fino alle due. Quando tornai qui, avevano già portati mio figlio all'obitorio.

Lo zio di Adrachman Kurskiev: Là ci fu anche un colpo di grazia. Il ragazzo era fortemente deturpato. Noi stessi lo portammo via dall'obitorio. Tutti gli altri avevano colpi di grazia alla testa.

Il padre di Adrachman Kurskiev: Perfino quando gli dissero che ci sarebbe stato un controllo dei passaporti, rispose: – Non ho niente da temere, sono pulito nell'anima.

* * * * *
Letteralmente dieci giorni prima della propria morte Ilez Meržoev aveva corso in macchina da Nazran' [13] a Malgobek con un chirurgo per salvare la vita del poliziotto Ilez Korigov su cui avevano sparato e che era sua vicino, con cui era andato a scuola ed era in amicizia.

Testimonianza di Aminat Meržoeva, madre di Ilez Meržoev: Alle 5.30 del mattino risuonarono colpi al portone come se tremasse la terra. Erano 40-50 persone.
– Vi do due minuti, carogne, uscite. Se non uscite tra due minuti, inizieremo a sparare. Portate i passaporti con voi. Ci sono armi?
– No, nient'altro che passaporti. Ora portiamo i passaporti. Non sparate! Usciamo! Ci siamo appena alzati, non vi aspettavamo. Aspettate…
Non erano passati neanche i due minuti che ci avevano dato quando uscimmo insieme dal cortile in strada. Ci misero contro il cancello e ci ispezionarono completamente. Non c'era neanche bisogno di perquisirci, eravamo in camicia da notte, quasi nudi, anche se è vergognoso dirlo. Ci circondarono dieci soldati e stavamo tra loro.
– Ma tu ci servi come testimone, – dissero e portarono mio figlio Ilez nel cortile.
– Non portate via il ragazzo, portate via me, – dissi, – sono sua madre. Vi mostrerò tutto, vi spiegherò tutto quello che volete sapere, che vi serve da noi. Portate via me, – dico, – e questi di nuovo con queste parole – tu, cagna, stai ferma finché non ti spariamo.
Portarono il ragazzo in casa e là lo torturarono con un coltello da cucina, gli tagliarono le vene delle mani. Non so cosa lo costrinsero a dire, ma non poteva dire quello che non aveva commesso. Dopo avergli tagliato le mani con il coltello, gli coprirono il volto con un cuscino di piume e lo uccisero con tre colpi di una pistola con il silenziatore.
Dopo il capo uscì dal portone e gli chiesi: – Capo, almeno rispondi, dov'è mio figlio? Perché non esce? Perché non sento la sua voce? Cos'avete fatto a mio figlio?
Non mi guardò neanche, si voltò, si avvicino alla macchina ferma, prese da là una paletta e un pacchetto nero. Gridai da far tremare la terra : – Non prendere il pacchetto, non prendere la paletta, non uccidere mio figlio. Ho sentito che fate questo. Avete visto, per tre ore avete perquisito tutta la mia casa, tutto il mio cortile. Non avete trovato niente là. Adesso cercate questo motivo. Adesso in questo modo cercate di eliminare il mio unico figlio. Poi fecero esplodere una granata che avevano portato. Uccisero mio figlio. Ecco cos'è avvenuto in questo cortile.

* * * * *
Nel gennaio 2009 a Salangirej Evloev fu ucciso il figlio maggiore, l'ispettore del servizio di pattuglia e posti di blocco Ruslan Evloev. Lo uccisero a colpi d'arma da fuoco i guerriglieri. Al padre conferirono l'"Ordine del Coraggio", a cui dopo la morte fu iscritto suo figlio. Due anni e sette mesi dopo fu già ucciso dagli agenti delle strutture armate il secondo figlio nello stesso distretto di Malgobek.

Testimonianza di Salangirej Evloev, padre dell'ucciso Abubakar Evloev: Sono il padre di Abubakar Evloev. Quando passarono qui come cani rabbiosi, urlarono per tutta la strada "Allāh Akbar" e spararono in alto e nel cancello. Io stavo nell'altro cortile. Mi dissero "indietro", mi allontanai. Ma mi brucia l'anima. Perché uccidono mio figlio?
Mi misi di nuovo a scappare. Spararono di nuovo verso di me. Spararono in lato, per avvertimento. La terza volta non ressi, mi uccidessero pure. Sono disarmato, a mani nude. Gli dissi: – Ragazzi, non sparatemi, sono un generale cosacco.
Un ragazzo intelligente parlava in puro russo, disse: – Avvicinati. Se Lei è un generale delle truppe cosacche, perché Suo figlio spara, è un bandito?
Dico: – Non è un bandito. Ha servito a Čeljabinsk [14] e un anno a Sverdlovsk [15]. E' giunto e ha lavorato. Se avesse tenuto un'arma in mano, io stesso l'avrei arrestato e portato al posto di polizia e l'avrei consegnato, se avessi avuto il minimo sospetto.
Mi guardai indietro – sparano di nuovo. In borghese un loro lavoratore gira come una trottola. E' in maglietta, senza copricapo e grida "Allāhu Akbar". E spara in alto. Come se fosse mio figlio, perché i vicini dicessero: – Sì, sparava, gridava "Allāhu Akbar".
Questo è falso. Mio figlio non aveva niente. Dormiva nel suo letto con il solo costume da bagno addosso. E lo sparo fu diretto alla schiena. Il foro d'entrata e il piccolo foro d'uscita sono così – pezzi di carne, costole, gli hanno trapassato la cassa toracica. L'hanno ucciso. Senza motivo.

* * * * *
Il capo dell'Inguscezia Junus-Bek Evkurov, che non si stanca di parlare della necessità del dialogo con i guerriglieri e li invita a cambiare idea e a tornare alla vita civile, all'improvviso, da un momento all'altro, dopo la critica di Kadyrov sulla "cecità ideologica", ha invitato la popolazione della repubblica a "non ascoltare i familiari dei guerriglieri uccisi e arrestati che parlano della non complicità dei loro figli in un crimine".
Evkurov ritiene che gli agenti delle strutture armate abbiano agito nell'ambito della legge, cioè hanno ucciso secondo la legge agendo segretamente tra chi ha rapporti con quelli noti tra il popolo come "squadroni della morte".
A partire dall'atto terroristico di agosto a Sagopši, ho cercato di trovare i genitori dei poliziotti morti. Genitori sfortunati come quelli che abbiamo sentito, con la sola differenza che i primi sono sentiti sia da attivisti per i diritti umani, sia da giornalisti.
I miei tentativi di raccontare dei ragazzi morti realmente per mano dei banditi hanno incontrato la mancata volontà perfino da parte degli agenti loro colleghi di parlare dei compagni di servizio.
Uno dei capi del Ministero degli Interni inguscio, un certo Aleksandr Vladimirovič, sospettò perfino che fossi un agente che avrebbe potuto consegnare gli indirizzi dei familiari dei morti. I familiari degli agenti restano così con il proprio dolore, che lo stato valuta qualche milione di rubli russi [16] e qualche regalo occasionale ai figli orfani alle feste professionali dei poliziotti.
Ma gli uni e gli altri genitori, le mogli rimate vedove degli agenti delle strutture armate e dei presunti guerriglieri, i figli rimasti orfani sono un solo popolo e una sola tragedia, che è pianificata oltre la loro volontà.
Inizialmente li hanno divisi per poi uccidere gli uni e gli altri. Nessun rappresentante degli agenti della struttura armate dell'Inguscezia ha potuto rispondere alla mia domanda: perché bisognava uccidere, quando i "presunti o sospetti" si potevano prendere vivi?
"Ferma, Roza", – mi dicevano – "Non lo sappiamo. Fanno entrate i nostri "là" solo quando tutto è già finito".
A chi conviene il business dei cadaveri? Ai criminali che operano astutamente con l'ideologia religiosa o a quelli i cui orologi KTO [2] sono puntati sul compenso a ore? Agli uni e agli altri. E quanti più cadaveri, tanto più alto è il guadagno. E cioè non c'è fine a questa guerra.
Roza Mal'sagova, RFI [17], 24 settembre 2012, http://www.russian.rfi.fr/kavkaz/20120924-bessudnye-kazni-ili-pravosudie-po-rossiiski (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

Note
[1] Roza Sultanovna Mal'sagova, artista teatrale e giornalista inguscia.

[2] KontrTerrorističeskaja Operacija (Operazione AntiTerroristica).

[3] Villaggio nativo, base e sorta di feudo personale di Kadyrov.

[4] Distretto che comprende tutta l'Inguscezia centrale e parte di quella nord-orientale e meridionale.

[5] Villaggio dell'Inguscezia nord-occidentale.

[6] Città dell'Inguscezia nord-occidentale.

[7] Upravlenie Federal'noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza).

[8] L'articolo è la trascrizione di un reportage radiofonico.

[9] Mezzo blindato russo.

[10] Marca di mezzi pesanti russa.

[11] In Russia il passaporto è l'unico documento di identità.

[12] Modello della Lada.

[13] Ex capitale dell'Inguscezia.

[14] Città della Russia asiatica ai piedi degli Urali.

[15] Oggi tornata ad essere Ekaterinburg, città della Russia europea ai piedi degli Urali.

[16] Un milione di rubli russi sono oltre 24900 euro.

[17] Radio France Internationale.
 
 
 

26 settembre 2012

A proposito di Evkurov (II)

Evkurov perde posizioni


Ingushetia.Ru,
24.09.2012, 16.48

L'autorità del capo dell'Inguscezia Junus-Bek Evkurova si scioglie come neve primaverile. Il conflitto con Ramzan Kadyrov che si trascina, le esecuzioni extragiudiziali e i sequestri di persona che non si interrompono, la corruzione e le malversazioni hanno fatto calare praticamente a zero il rating del capo della regione.

Le notizie dalla repubblica ricordano di nuovo i bollettini di guerra come 4 anni fa. Il Ministero degli Interni inguscio riporta serie perdite nella lotta alla clandestinità. Allo stesso tempo gli "squadroni della morte" eliminano i giovani sospettati di partecipazione a NVF [1]. Tuttavia, a vedere l'attività della clandestinità, eliminano comunque non tanto i guerriglieri quanto i civili. Il potere nella persona del capo della regione afferma che tutti gli uccisi sono membri di NVF che preparavano atti terroristici contro scuole e ospedali o erano complici di omicidi di agenti del Ministero degli Interni e dello FSB [2]. Tuttavia al pubblico finora non è stata presentata una sola prova della colpevolezza degli uccisi.

Evkurov promette di trovare anche i sequestrati dagli "squadroni della morte", ma o non li trovano o trovano cadaveri deturpati. Nessun agente delle strutture armate è stato incriminato per omicidio o sequestro di persona. I successi iniziali di Evkurov nella lotta alla clandestinità armata, in conseguenza dei quali furono eliminati praticamente tutti i capi dei jama'at [3] sul territorio della repubblica, fu ucciso l'ideologo della clandestinità salafita Said Burjatskij e arrestato l'emiro dell'Inguscezia Ali Teziev "Magas", avevano restituito alla popolazione fiducia nello stato e nella possibilità di una vittoria sulla clandestinità.

L'attentato a Evkurov diventò una tragedia nazionale. Centinaia di persone giunsero all'ospedale dove avevano portato Evkurov gravemente ferito e le sue guardie del corpo. La gente pregava nel cortile, chiedendo all'Altissimo di salvare la persona che gli aveva restitutito la speranza in un futuro pacifico.

Ma ora tutto questo è nel lontano passato. Dietro Evkurov non sta un grande tejp [4], l'ordine sufi a cui appartiene (i muridi di Chadži [5], lo stesso di Kadyrov), è il più grande in Inguscezia, ma anche il più diviso. Di conseguenza l'appoggio di Evkurov è diventato il suo apparato di funzionari con a capo il primo ministro Musa Čiliev. La corruzione e la spartizione delle sovvenzioni statali tra la propria gente si distinguono poco dalla situazione dei tempi in cui governava Zjazikov [6].

Di principio la situazione è simile a quella di altre regioni russe. Ma l'Inguscezia è un territorio in guerra. I progetti socio-economici, la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo delle piccole imprese e, cosa più importante, il rispetto della legge da parte degli organi di potere e degli agenti delle strutture armate sono una ricetta finora purtroppo non utilizzata nella lotta alla clandestinità armata.

Evidentemente si è deciso di liquidare i guerriglieri esclusivamente con le forze degli "squadroni della morte" e del Ministero degli Interni come ai tempi di Zjazikov. Per Zjazikov finì che, avendo un serio sostegno da parte della popolazione infuriata con il potere, i salafiti organizzarono la caccia agli "squadroni della morte" e al Ministero degli Interni locale e poi imposero un racket a tutti i funzionari fino alla famiglia dello stesso presidente.

Non meno enigmatico appare il comportamento di Evkurov nei confronti di Kadyrov. Le offese pubbliche all'indirizzo del popolo ceceno. In seguito l'operazione speciale nel villaggio inguscio di Galaški [7] condotta da agenti delle strutture armate ceceni, fu dichiarata da Evkurov un caso sfortunato, in conseguenza del quale erano morti 3 guerriglieri con cui Kadyrov aveva legami personali. Perché fu fatto questo, a quale scopo colpire il punto più dolente di Kadyrov? Per cui l'eliminazione della clandestinità è difficilmente la carta principale nei rapporti con Mosca. Kadyrov ha portato questo conflitto nell'ambito delle rivendicazioni territoriali che potrebbero portare alla liquidazione dell'Inguscezia come repubblica. Solo l'ingerenza del Cremlino ha fermato un Ramzan fuori di se.

Non è risolto neanche il problema dei profughi ceceni e osseti che vivono in condizioni terribili in Inguscezia da due decenni. Il 20 settembre 11 profughi ceceni che vivono nel punto di dislocamento temporaneo (PVR [8]) "Promžilbasa" [9] della città di Karabulak [10] hanno iniziato lo sciopero della fame.

Le persone in sciopero della fame chiedono a Ramzan Kadyrov di farle tornare a casa. Le autorità ingusce hanno reagito mandando a tranquillizzare i profughi il nuovo sindaco della città di Karabulak Magomed Bariev, che non ha pensato niente di meglio che organizzare un conflitto con l'attivista per i diritti umani 72enne dell'Ossezia del Nord Anatolij Sidakov, che l'aveva irritato. Non ci sono seri movimenti neanche nella risoluzione delle conseguenze del conflitto osseto-inguscio del 1992. Evkurov, riconosciuti i territori contesi parte inalienabile dell'Ossezia del Nord, non ha atteso comunque i passi della leadership osseta in risposta. Molti profughi così non possono tornare nelle proprie case in Ossezia del Nord.

Sullo sfondo di questi fatti l'opposizione a Evkurov nella repubblica chiede a Mosca di inviare un nuovo capo Евкурову. Il potere non considera oggettiva e fondata alcuna accusa al proprio indirizzo e risponde all'opposizione con la chiusura del mercato "Kovčeg" [11], appartenente al leader del moviemento di opposizione "Mechk-Kchel" [12] Idris Abadiev.

Šamil Ozdoev
www.georgiatimes.info [13]

http://ingushetiyaru.org/news/24369/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

Note
[1] Nezakonnye Vooružënnye Formirovanija (Formazioni Armate Illegali).

[2] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza).

[3] "Comunità islamiche" in arabo, da intendersi qui come "cellule terroristiche".

[4] Clan caucasico.

[5] Cioè i seguaci del maestro sufi ceceno del XIX secolo Kunta-Chadži.

[6]Murat Magomedovič Zjazikov, predecessore di Evkurov che Medvedev rimosse sull'onda del malcontento generale e sostituì con quest'ultimo.

[7] Villaggio dell'Inguscezia centrale.

[8] Dalla dicitura russa Punkt Vremennogo Razmeščenija.

[9] "Base Abitativa Industriale".

[10] Città dell'Inguscezia settentrionale.

[11] "Arca".

[12] Il Mechk-Kchel era l'organo parlamentare degli antichi popoli Nakh, da cui discendono anche Ceceni e Ingusci. Il "Mechk-Kchel" di Abadiev più che come movimento si propone come anti-parlamento.

[13] Giornale on line georgiano in lingua russa.
 
 

25 settembre 2012

A proposito di crisi

Se domani ci sarà l'ondata [1]
La Russia non è pronta alla crisi mondiale
22.09.2012
[1] Gioco di parole intraducibile tra volna (ondata) e vojna (guerra). "Se domani ci sarà la guerra" è un famoso film propagandistico sovietico del 1938.

[2] Oltre 74,5 miliardi di euro.

[3] Oltre 129,1 miliardi di euro.

[4] Oltre 298 miliardi di euro.
 
 
 

24 settembre 2012

A proposito della giustizia in Russia (V)

A Groznyj si è svolta la presentazione del libro di Zoja Svetova "Riconoscere colpevole un innocente"

23 settembre 2012, 00.59

Nell'ufficio di Groznyj dell'Organizzazione Sociale Interregionale "Centr kavkazskoj iniciatitvy" [1] ha avuto lugo la presentazione del libro di Zoja Svetova "Riconoscere colpevole un innocente", dedicato alle persone che scontano pene in carcere sulla base di casi prefabbricati. Alla presentazione ha preso parte Zara Murtazalieva – una ragazza cecena che è stata otto anni e mezzo in una colonia penale della Mordovia [2] per l'accusa di terrorismo.

Il 17 gennaio 2005 Zara Murtazalieva fu riconosciuta colpevole dal Tribunale Cittadino di Mosca della preparazione di una serie di atti terroristici sul territorio di Mosca e del coinvolgimento di altre persone nella loro esecuzione e condannata a nove anni di detenzione. Più tardi la Corte Suprema della Federazione russa le ridusse la pena di sei mesi. Nell'ottobre 2008 il tribunale distrettuale di Zubova Poljana [3] rifiutò alla ragazza la liberazione condizionale (UDO [4]), riferendosi al fatto che non aveva riconosciuto la propria colpevolezza. Zara Murtazalieva è stata scarcerata il 3 settembre e al momento si trova in Cecenia.

"Il caso di Zara Murtazalieva a suo tempo colpì molti giornalisti a Mosca. Io trattai tutto il processo e sono convinta che sia assoolutamente innocente – il caso fu completamente prefabbricato dagli inquirenti e in tribunale fu emessa una sentenza illegittima e ingiusta", – ha raccontato Zoja Svetova, autrice del libro, corrispodente della rivista "New Times" [5].

La storia di Zara Murtazalieva colpì tanto Zoja Svetova che questa iniziò a tenere una corrispondenza con la ragazza ventenne e poi prese ad andare da lei alla colonia penale. Più tardi Zoja Svetova ha scritto il libro e ha cercato di ottenere che Zara fosse scagionata e scarcerata.

"Ma nel sistema giudiziario russo è impossibile. Ho seguito la storia di Zara Murtazalieva fin dall'inizio e posso dire con certezza che questa persona è assolutamente innocente ed è stata in prigione otto anni e mezzo assolutamente senza motivo", – ha dichiarato Zoja Svetova.

L'autrice del libro "Riconoscere colpevole un innocente" dichiara che persone come Zara Murtazalieva sono l'orgoglio del popolo ceceno.

"Sono state vittime della caccia ai ceceni, della caccia ai caucasici che ci fu nel periodo tra la prima e la seconda guerra cecena. Insisto sul fatto che queste persone sono state delle vittime perché agli organi inquirenti in quel periodo era indispensabile dimostrare che la Russia aveva un nemico e che questo nemico erano gli immigrati del Caucaso. In questo caso si tratta dei ceceni", – ha detto alla presentazione Svetova.

Nel libro Zara Murtazalieva, come gli altri protagonisti, è chiamata con un altro nome. L'unico protagonista che è rimasto con il proprio nome è Ramzan Kadyrov.

"Portai a Ramzan Kadyrova una lettera della madre di Zara Murtazalieva e gli chiesi di aiutarla: agevolare la sua liberazione condizionale o il fatto che potesse scontare la pena in una colonia penale cecena. Purtroppo Ramzan Kadyrov non poté aiutarla in alcun modo e questa è stata in prigione "dalla prima all'ultima campanella" e questo è molto triste", – fa notare l'autrice del libro.

Zoja Svetova ritiene che il governo ceceno e l'incaricato per i diritti umani si occupino insufficientemente dei ceceni che si trovano nelle carceri russi per accuse prefabbricate.

"Quando iniziò il processo a Zara, molti di quelli che trattarono questo fatto capirono che il caso era prefabbricato, – ha raccontato Abdulla Duduev, presidente del consiglio di amministrazione dell'Organizzazione Sociale Interregionale "Centr Kavkazskoj Iniciativy" e vicedirettore della rivista "DOŠ" [6]. – Le infilarono il plastico furtivamente – il caso fu raffazzonato, la fecero semplicemente cadere in trappola".

Ricordiamo che Zara Murtazalieva, che lavorava a Mosca come agente assicurativa, fu arrestata il 4 marzo 2004. Secondo la versione degli inquirenti, al momento dell'arresto con lei fu trovato del plastico, con l'aiuto del quale avrebbe inteso far saltare in aria il complesso commerciale "Ochotnyj Rjad" [7]. A Murtazalieva nel 2004 fu formalizzata l'accusa sulla base di un'intera serie di articoli del Codice Penale della Federazione Russa: art. 30, c. 1 (preparazione di reato e tentativo di reato), art. 205, c. 1 (terrorismo), art. 222, c. 1 (acquisizione, detenzione e trasporto illegali di sostanze esplosive).

"Mentre tornava a case, le si avvicinarono degli agenti di polizia e le proposero di passare al posto di polizia come per accertare la sua identità e prenderle le impronte digitali. Zara uscì per lavarsi le mani dopo che le ebbero preso le impronte digitali, ma quando tornò, scoprì che la sua borsa si era appesantita, – ha raccontato Duduev. – In quel momento in presenza di testimoni tirarono fuori del plastico dalla sua borsa. Bisogna dire che non fu neanche presentato in tribunale in qualità di prova oggettiva".

Dopo la condanna alla Corte Suprema della Federazione Russa, le persone presenti al processo, secondo Abdulla Duduev, dissero a una voce: "Beh, che è? E' tutto raffazzonato. Come si può rovinare il destino di una giovane ragazza innocente?!". "E' stato forse l'unico caso ceceno nella storia russa contemporanea in cui la gente abbia espresso tale unanimità", – ha fatto notare l'interlocutore del corrispondente di "Kavkzaskij uzel".

Come base per la condanna contro Zara, secondo Abdulla Duduev, servì un'unica fotografia – Zara vi era stata ripresa sullo sfondo di una scala mobile alla stazione del metrò "Ochotnyj Rjad". In tribunale dissero che intendeva far saltare in aria proprio questa scala mobile, ma non fu presentata alcuna prova.

"Ho tenuto contatti con lei e con la sua famiglia per tutti questi anni, abbiamo continuamente dato notizie di Zara nella rivista "DOŠ", – ha detto Duduev. P – Molti nostri lettori hanno seguito il suo destino e hanno sofferto per lei".

"Per noi è molto importante, sull'esempio di Zara, attrarre l'attenzione su migliaia di detenuti che sono in prigione, secondo la nostra convinzione e la convinzione dei loro familiari sulla base di casi prefabbricati. Durante la seconda guerra in Cecenia per mostrare i risultati di un'efficace lotta al terrorismo, finirono sotto le macine molti giovani ceceni, tra cui anche quelli che allora avevano sui 15-16 anni. Zara è l'immagine collettiva di questa totale ingiustizia verso persone fatta su base etnica", – ha continuato Abdulla Duduev.

Zara, secondo Abdulla Duduev, è la personificazione della tenacia e della dignità. "Ha percorso degnamente e con coraggio questa strada pesanre per una ragazza giovane. Non è crollata, ha trovato in se la forza per superare questo e tornare degnamente nella propria famiglia", – ha fatto notare l'interlocutore.

Per Zara Murtazalieva, come ha raccontato ella stessa, la cosa più pesante è stato il continuo sentirsi rammentare nei luoghi di detenzione che era una terrorista e le accuse di ciò che non aveva fatto.

"La cosa più pesante per me, quando mi sono ritrovata nei luoghi di detenzione, è stata il fatto che ad ogni angolo mi rammentavano che ero una terrorista, – ha raccontato Zara Murtazalieva. – E tu sai che non è così e che non hai fatto niente, ma ti tocca passare attraverso tutte queste umiliazioni e queste offese".

L'hanno aiutata a resistere le persone che per tutto il tempo l'hanno sostenuta, ha raccontato Zara.

"Sono in primo luogo la mia mamma, Zoja Svetova, Svetlana Gannuškina e i ragazzi della rivista "DOŠ", – ha detto l'interlocutrice di "Kavkazskij uzel" –. Mi hanno scritto parole di sostegno persone assolutamente sconosciute. Di queste persone ce ne sono state moltissime. Per un detenuto questo è molto importante – è uno stimolo a vivere e lottare. Sapevo che mi amavano e mi aspettavano, che credevano in me – non avevo diritto di rilassarmi e arrendermi".

Zara si trova in libertà da ancora troppo poco tempo, per ciò non ha ancora deciso di cosa si occuperà nei prossimi tempi. "Mi propongono di studiare da avvocato o da giornalista – il giornalismo mi è molto vicino. Ma ancora non mi sono decisa definitivamente, è passato troppo poco tempo", – ha detto Zara Murtazalieva.

Al processo per il caso di Zara Murtazalieva i testimoni rinnegarono le proprie deposizioni contro di lei. Faremo notare che attivisti per i diritti umani e osservatori ritengono Murtazalieva una prigioniera politica. Il suo nome era nella lista dei condannati per motivi politici trasmessa dagli organizzatori della manifestazione "Per elezioni oneste" al capo del Consiglio Presidenziale per i Diritti Umani Michail Fedotov.

L'innocenza di Zara Murtazalieva è stata dichiarata anche dalla presidente del comitato "Graždanskoe sodejstvie" [8] Svetlana Gannuškina. L'azione penale nei confronti della nativa della Cecenia fu illegale e il tribunale emise una sentenza ingiusta, dichiarò Svetlana Gannuškina il 13 settembre nel corso della conferenza stampa"La fabbricazione di accuse penali. Ieri, oggi, domani".

Nota della redazione: vedi anche le notizie: Il Tribunale Cittadino di Mosca oggi emetterà la sentenza sul caso della studentessa cecena Zara Murtazalieva, "Memorial": il caso della studentessa cecena Z. Murtazalieva è la fabbricazione di un'accusa di terrorismo, Il procedimento penale di Zara Murtazalieva, che è accusata di reclutamento di ragazze moscovite come šachidki-kamikaze [9] è stato trasmesso al servizio investigativo dello FSB [10].

Autrice: Elena Chrustalëva; fonte: corrispondente di "Kavkazskij uzel"

"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/213017/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

Note
[1] "Centro di iniziativa caucasica".

[2] Repubblica autonoma della Russia centrale.

[3] Cittadina della Mordovia occidentale.

[4] Dalla dicitura russa Uslovno-Dosročnoe Osvoboždenie.

[5] Rivista indipendente russa.

[6] "Parola" in ceceno.

[7] "Fila dei Cacciatori", nome di una via del centro di Mosca dove si trovava il mercato della cacciagione.

[8] "Collaborazione civica".

[9] Šachidka è la versione russificata e al femminile dell'arabo shahid, "martire" (cioè kamikaze).

[10] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.