18 marzo 2012

A proposito della giustizia in Russia (IV)

I casi di pressione sugli avvocati in Daghestan non vengono indagati, dichiarano i giuristi

14 marzo 2012, 06.10

In Daghestan negli ultimi anni è stata registrata un'intera serie di reati nei confronti degli avvocati che lavorano nella regione, tuttavia gli inquirenti non conducono le dovute indagini su questi incidenti, trascinando o chiudendo i procedimenti penali come nel caso dell'avvocato Sapijat Magomedova, dichiarano gli esperti locali.

Come ha riferito in precedenza "Kavkazskij uzel", il 12 marzo l'avvocato Sapijat Magomedova dichiarò che è stato sospeso il procedimento penale avviato nei confronti degli agenti dell'OVD [1] di Chasavjurt [2] accusati del suo pestaggio. Sono state bloccate anche le indagini sul caso in cui questa è accusata di violenza nei confronti di agenti di polizia.

Ricordiamo che l'incidente che stava alla base dei due procedimenti penali si verificò il 17 giugno 2010. L'inquirente del GOVD [3] di Chasavjurt non permise all'avvocato Magomedova di incontrarsi con la propria assistita, sorse una lite, nel corso della quale Magomedova fu picchiata. Tuttavia gli agenti del GOVD dichiararono che Sapijat stessa li aveva attaccati e l'accusarono di oltraggio.

Magomedova e i suoi avvocati hanno dichiarato più di una volta che la stessa suddivisione del reato in due procedimenti penali è stata fatta artificiosamente. Il fatto verificatosi al GOVD di Chasavjurt ebbe ampia risonanza nella repubblica e oltre i suoi confini, attirò l'attenzione delle strutture internazionali per la difesa dei diritti umani, che intervennero per un'indagine obbiettiva sul pestaggio dell'avvocato e il capo del Daghestan mise questo caso sotto il proprio controllo personale.

"I tribunali non possono dividere un'imputazione e l'inquirente non c'è sul posto"

"Che il mio procedimento era stato sospeso sono venuta a saperlo del tutto casualmente, – ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" Sapijat Magomedova. - Feci delle richieste agli inquirenti per chiarire a che punto fosse il procedimento, in quanto il tribunale aveva mandato a completare il materiale. Tuttavia non ebbi risposta alla richiesta. E il 12 marzo sono andata al Comitato Inquirente del Daghestan, dove mi hanno riferito che entrambi i procedimenti, sia quello nei miei confronti, sia quello nei confronti degli agenti di polizia che mi picchiarono sono stati sospesi".

Secondo Magomedova, al Comitato Inquirente non le hanno saputo definire i motivi della chiusura dei procedimenti.

"Tutto ciò nonostante che, secondo la legislazione processuale le liti tra tribunali su un'imputazione non siano ammissibili"

In precedenza Sapijat Magomedova si era rivolta al tribunale del quartiere Sovetskij [4] di Machačkala [5] con un'istanza relativa all'articolo 125 del Codice di Procedura Penale della Federazione Russa, in cui protestava contro la delibera dell'inquirente Abdulchalim Chalimov, nella cui competenza si trovava inizialmente il procedimento relativo all'aggressione nei suoi confronti, che era stato chiuso ancor prima del rinvio alla Procura per il completamento da parte del tribunale di Chasavjurt.

"Ma il tribunale del quartiere Sovetskij rifiutò di accogliere l'istanza, rimandando al fatto che questa istanza avrebbe dovuto essere esaminata dal tribunale di Chasavjurt. E sebbene avessi capito che il rifiuto era infondato, mi rivolsi comunque con un'istanza analoga al tribunale di Chasavjurt. Anche là seguì precisamente lo stesso rifiuto, motivato con il fatto che il procedimento avrebbe dovuto essere esaminato dal tribunale del quartiere Sovetskij, – racconta Sapijat Magomedova. – E tutto ciò nonostante che, secondo la legislazione processuale liti tra tribunali su un'imputazione non siano ammissibili".

Inoltre, come dice Sapijat Magomedova, fece anche una richiesta ufficiale perché le dessero la sentenza sulla sospensione di entrambi i procedimenti, ma ricevette un rifiuto motivato con il fatto che l'inquirente era in trasferta e che ci sarebbe stato solo qualche giorno dopo.

La difesa di Magomedova teme una sorpresa

Dei chiarimenti dei motivi della sospensione dei procedimenti si occupò anche l'avvocato di Magomedova Salimat Kadyrova. "Telefonai all'inquirente Chalimov, che aveva indagato il procedimento di due degli agenti di polizia che avevano aggredito Sapijat e questi riferì che entrambi i procedimenti dopo il rinvio di essi da parte del tribunale alla procura per l'eliminazione delle carenze furono affidati all'inquirente Baulov, che inizialmente aveva indagato il procedimento contro Sapijat", – dice questa.

Secondo Kadyrova, si è chiarito che entrambi i procedimenti sono stati effettivamente sospesi. "Ma dopo che il procedimento fu rinviato per il completamento, non si misero a darlo a vari inquirenti, ma lo dettero a uno – a Baulov. Questi ancor prima dell'anno nuovo sospese i procedimenti, cosa che venni a sapere quando gli telefonai per interessarmi della sorte dei procedimenti", – dice l'avvocato.

"L'inquirente disse che i procedimenti erano stati sospesi ancor prima dell'anno nuovo, ma non poté spiegare articolatamente i motivi"

"Chiesi quando e su che basi aveva sospeso i procedimenti e perché non ce ne avevano dato notizia, al che l'inquirente rispose che erano stati sospesi già da tempo, ma non poté spiegare articolatamente i motivi, – dice Kadyrova. – Quanto all'informazione disse che ce ne aveva dato notizia ancor prima dell'anno nuovo. Come basi per la sospensione del procedimento, l'inquirente non definì nulla di concreto, eppure ci sono vari motivi per la sospensione (prescrizione, riconciliazione, pentimento e così via), ma se ci fosse stata assenza di elementi di reato, l'avrebbe detto con piacere. Perciò ci preoccupiamo che là possa esservi qualche sorpresa: i motivi possono essere non riabilitanti".

Tra l'altro Kadyrova ha sottolineato che finora né lei, né la sua assistita hanno ricevuto una copia della delibera sulla sospensione dei procedimenti e perciò finora possono fare solo supposizioni.

Faremo notare che alla procura di Chasavjurt si sono rifiutati di commentare la decisione dell'inquirente.

"Sarà fatto appello contro la sospensione del procedimento contro i poliziotti"

"Dopo essere venuta a sapere i motivi della sospensione intendo certamente fare appello contro la sospensione dei procedimenti nei confronti degli agenti di polizia che mi picchiarono, o – dice Sapijat Magomedova. – Ma per quanto riguarda il secondo procedimento, quello nei miei confronti, secondo cui avrei picchiato i poliziotti, questa azione penale non avrebbe dovuto iniziare per principio, perché non ho commesso alcun reato".

Nel frattempo per quanto riguarda il primo procedimento penale Magomedova si è già rivolta alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, in quanto è convinta che il procedimento nei confronti degli agenti di polizia che la picchiarono "sarà sospeso in ogni caso".

"Con le proprie azioni il Comitato Inquirente ha di fatto confermato gli argomenti sostenuti da me in precedenza nell'istanza alla Corte Europea"

"Il mio appello alla Corte Europea è legato al fatto che gli inquirenti non hanno fatto niente per incriminare le persone che hanno commesso il reato. Nel mio appello ho enunciato tutti gli argomenti in base a cui questo procedimento potrebbe essere sospeso, cosa che in sostanza si è pure confermata adesso, – dice. – Con le proprie azioni il Comitato Inquirente di fatto ha confermato i miei argomenti, che erano quelli chiave".

Secondo Sapijat Magomedova, l'esame di questo caso alla Corte Europea non è stato ancora fissato, ma subito dopo aver ricevuto la delibera sulla sospensione del caso intende chiedere che la sua istanza sia esaminata "in via prioritaria e accelerata".

Come ha fatto notare Magomedova, tale possibilità è sancita dalla regola n. 41 del Regolamento della Corte Europea, dov'è indicato che "la corte esamina le istanza in un ordine di successione che è determinato dalla sua prontezza a esaminare, tuttavia può prendere la decisione di far luce su una concreta istanza in ordine prioritario".

"Nella pratica giudiziaria e investigativa russa succede di tutto"

Il membro della Camera Sociale [6] e presidente della Camera degli Avvocati di Mosca Genri Reznik non ha escluso che sia possibile il riavvio delle indagini legate al procedimento penale nei confronti di Magomedova "per vendetta" in caso di presentazione di un'istanza sulla sospensione del procedimento nei confronti dei poliziotti. "Nella pratica giudiziaria e investigativa russa succede di tutto", – ha detto al corrispondente di "Kavkazskij uzel".

Per trarre conclusioni di pieno valore sulla situazione, secondo l'avvocato, è indispensabile fare conoscenza con i documenti: su che basi sono stati sospesi i procedimenti.

"Nel caso in cui la colpevolezza di Magomedova fosse dimostrata, esistono varie norme a seconda dell'articolo incriminante: o è stato "uso di violenza su un rappresentante del potere nell'esercizio delle proprie funzioni", o, se hanno avuto luogo lesioni corporali, cosa che non è nota, è già un caso di diritto privato", – ha raccontato Reznik.

L'avvocato ha anche ricordato che il caso Magomedova è stato messo sotto il suo controllo. "Avevo contatti con il presidente della Camera degli Avvocati del Daghestan, ma negli ultimi sei mesi non ci è giunta da là alcuna informazione sul procedimento", – ha commentato Reznik.

"La scarsa qualità degli inquirenti è venuta fuori"

Il co-fondatore della Srl "Svoboda slova" [7] e direttore del giornale daghestano "Černovik" [8] Bijakaj Magomedov ha fatto notare che il problema dei pestaggi degli avvocati in Daghestan resta molto serio.

"Sul caso di Sapijat dissi fin dall'inizio che era destinato al fallimento perché dello stesso fatto non ci sono due varianti. Agli inquirenti non era rimasto altro che sospendere il procedimento. In giurisprudenza non dev'essere così: o Sapijat dev'essere imputata o gli agenti di polizia. Qui abbiamo davanti la bassa qualità dei collaboratori dello stesso Comitato Inquirente. Perciò, quando la società ha fatto rumore, ha espresso una protesta contro le azioni degli agenti delle strutture armate, la bassa qualità dei collaboratori è venuta fuori", – afferma Magomedov.

Bijakaj Magomedov vede un problema anche nel fatto che il Comitato Inquirente "non mostra la sua pratica". "Invece di renderla aperta per lo studio, non c'è accesso a queste informazioni. E di fatti come quello di Sapijat là ce ne sono molti. Al giorno d'oggi il Comitato Inquirente del Daghestan è una struttura ben più chiusa di un tribunale e perciò è molto difficile incriminare i collaboratori che violano i diritti delle parti lese", – ritiene il giornalista.

"Il problema qui è che gli inquirenti non rispondono processualmente delle proprie azioni e inazioni"

"I nostri inquirenti eccellono per tale "astuzia" nel trascinare i procedimenti penali, – racconta il noto avvocato Rasul Kadiev. – Più di una volta è già stato indicato che i nostri inquirenti non inviano i documenti processuali alle parti lese. Il problema qui è che gli inquirenti non rispondono processualmente delle proprie azioni e inazioni".

Secondo Kadiev, anche quando la parte lesa ha in mano la delibera, fa appello e il tribunale prende una decisione in suo favore, nessun inquirente risponde delle proprie azioni.

L'avvocato del collegio speciale degli avvocati del Daghestan Džamilja Tagirova fu in una situazione analoga alla storia di Sapijat Magomedova: dopo che espresse il proprio disaccordo con le violazioni processuali degli inquirenti, fu usata la forza nei suoi confronti.

"Quando il mio assistito se ne andò, l'inquirente prese a darmi colpi al volto e al collo, – racconta. – Il procedimento fu avviato, ma sul suo corso riuscii ad avere informazioni. Di conseguenza il procedimento fu sospeso con la formula "per mancanza di elementi di reato nelle azioni dell'inquirente". E ho ricevuto la delibera sulla sospensione del procedimento penale solo poco tempo fa e del tutto casualmente. E' risultato che era stato sospeso già l'11 giugno 2011, cosa di cui nessuno mi informò".

"Il sistema giudiziario è sordo, il ministero degli Interni di più"

Ai danni dell'avvocato daghestano Sergej Kvasov due anni fa, nell'aprile 2010, fu compiuto un attentato, tuttavia questi continua comunque a lavorare come avvocato.

"Su ciò che si verificò con e su chi lo fece, posso solo fare ipotesi, – dice. – Per determinati motivi suppongo che possano essere stati gli agenti delle forze dell'ordine. Inoltre, secondo i materiali delle indagini, anche se allora mi fratturarono il cranio e mi spezzarono gambe e braccia, il procedimento fu avviato non come tentato omicidio, ma come lesioni di media gravità. Ma ecco che questi banditi fuggirono pensando che fossi già morto".

Secondo Kvasov, il suo procedimento fu avviato due volte e due volte archiviato, "ma comunque non trovarono nessuno". "Ora sta fermo e non importa a nessuno", – ha fatto notare.

"L'avvocato ha in mano una penna e il Codice, ma con queste armi non sfondi un muro di cemento"

Ma per quanto riguarda il lavoro degli avvocati oggi, secondo Kvasov, "non ci sono aperte minacce, intimidazioni e ostacoli". "Ma qui si tratta del fatto che le principali recriminazioni erano per fatti legati alle organizzazioni armate clandestine", – chiarisce.

"Quando c'era l'istituto delle giurie, potevamo lottare e dimostrare la loro innocenza sul piano giuridico, ma poi questi casi furono tolti dalla categoria esaminata dalle giurie. Oggi i tribunali sfornano le condanne senza guardare particolarmente, perché, evidentemente, c'è una disposizione tacita dall'alto, – ha detto Kvasov. – L'avvocato qui lavora secondo il principio "il cane abbaia e la carovana passa". L'avvocato ha in mano una penna e il Codice, ma con queste armi non sfondi un muro di cemento. Il sistema giudiziario è sordo a questa questione, il ministero degli Interni ancora di più. Non di meno è necessario lavorare e difendere".

Ricordiamo che nell'ottobre 2010 a Machačkala ebbe luogo la tavola rotonda "I continui atti di violenza sugli avvocati". I rappresentanti della comunità degli avvocati e delle organizzazioni sociali espressero preoccupazione per i sempre più frequenti casi di pestaggi di avvocati e di mancanza di un'adeguata reazione da parte delle autorità e delle forze dell'ordine.

Per attrarre l'attenzione delle autorità sul problema, il 1 novembre di quello stesso anno gli avvocati della città di Kiziljurt [9] e del distretto di Kiziljurt in Daghestan proclamarono l'astensione dal lavoro nei casi, indagati da investigatori e inquirenti dell'OVD "Kiziljurtovskij" e della sezione inquirente interdistrettuale della direzione inquirente della SKP [10] della Federazione Russa in Daghestan con sede a Kiziljurt.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "A Machačkala un avvocato riferisce di un pestaggio e di un tentativo di sequestro", "Il tribunale in Daghestan ha confermato il rifiuto da parte della procura dell'istanza dell'avvocato Bammatova [11]", "In Daghestan il tribunale ha rinviato a riesaminare per la quarta volta l'istanza di Sapijat Magomedova, picchiata da alcuni poliziotti".

Autori: Abdulla Alisultanov, Oleg Krasnov ; fonte: corrispondenti di "Kavkzaskij uzel"

"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/202982/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

Note
[1] Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione degli Affari Interni), cioè la sede della polizia.

[2] Città del Daghestan ai confini con la Cecenia.

[3] Gorodskoe Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione Cittadina degli Affari Interni).

[4] "Sovietico".

[5] Capitale del Daghestan (il quartiere Sovetskij è nella zona centro-meridionale).

[6] Organo intermedio tra potere e società civile, privo di potere reale.

[7] "Libertà di parola".

[8] "Brutta copia".

[9] Città del Daghestan centrale.

[10] Sledstvennyj Komitet pri Prokurature (Comitato Inquirente presso la Procura).

[11] Gjul'nara Bammatova, avvocato diversamente abile aggredita da un poliziotto nel settembre 2010.
 
 

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