20 luglio 2011

A proposito di "operazioni antiterroristiche" (II)

Le termocamere non hanno distinto i nostri e i loro




Gli agenti delle strutture armate in Daghestan stanno così stretti che il “fuoco amico” diventa più pericoloso dei militanti


In tre repubbliche caucasiche vanno avanti operazioni antiterroristiche massicce e senza limiti di tempo. Buona parte del territorio di Cecenia, Inguscezia e Kabardino-Balkaria si è di fatto trasformata in accampamenti militari. Gli abitanti di quei luoghi lo sanno: adesso le loro vite sono regolamentate da un regime di diritto che giustifica qualsiasi azione di persone con armi automatiche.

E' interessante che un tale regime non sia stato instaurato in Daghestan, che vive semplicemente in stato di guerra. Non passa giorno senza atti terroristici, sparatorie, omicidi.

Gli “uomini dei boschi” cambiano tattica. Se prima i bersagli fondamentali erano i soldati semplici del DPS [1], tanto spaventati che fuori dai confini di Machačkala [2] preferivano spostarsi su macchine senza segni di riconoscimento e rafforzavano i propri posti di blocco come fortezze medievali, adesso questi possono respirare più liberamente. Gli “uomini dei boschi” passano sempre più al terrore individuale, uccidendo a colpi d'arma da fuoco in modo mirato agenti dello FSB [3], della procura e dei corpi speciali, funzionari e imam che intervengono contro il wahhabismo [4].

Con cosa rispondono gli agenti delle strutture armate? Le numerose operazioni speciali e la liquidazione sistematica di amiry [5] e semplici membri delle organizzazioni clandestine, su cui ogni giorno fa rapporto il NAK*, influiscono poco sull'attività degli “uomini dei boschi”. Il che è stupefacente, considerando la quantità di enti armati e la loro entità numerica. Solo nel ministero degli Interni della repubblica oggi si contano circa 17 mila persone e nonostante la riforma della polizia nessuno si accinge a ridurli “a causa della difficile situazione operativa”. Per di più il Daghestan sprofonda sempre più nella confusione dentro gli enti, dove di fatto nessuno è responsabile di nulla.

Accanto alle forze, abituali per qualsiasi repubblica caucasica, del ministero degli Interni locale, con i suoi OMON [7], SOG, OMSN** e altri corpi speciali, reparti di truppe interne del ministero della Difesa e forze dello FSB locale, che conducono l'attività antiterroristica, in Daghestan lavorano altri due unità particolari. Il Centr Special'nogo Naznačenija [10] dello FSB (CSN) e il cosiddetto “Reparto-800”.

Il CSN è l'unità più chiusa sul territorio della repubblica, ha una sua propria base magnificamente organizzata presso Machačkala. La sua unità è un'élite, la cui parte fondamentale è costituita da ex combattenti dei gruppi “Al'fa” e “Vympel” [11]. Il numero solito è di circa 200 persone, queste sono inviate in Daghestan per due-tre mesi (negli ultimi tempi nel suo organico hanno preso a entrare anche quadri locali, ma non ce ne sono molti) e si preparano in modo speciale per la lotta alle organizzazioni clandestine. Oggi la forza d'urto delle operazioni speciali fondamentali è costituita proprio da combattenti del CSN, sempre mascherati, su Ural [12] e Hammer blindati. Sono direttamente sottoposti al Comitato Antiterroristico Nazionale, tutte le azioni e gli spostamenti dei combattenti del Centro sono tenuti nel segreto più assoluto.

Questa vol'nica [13], naturalmente, ha suscitato l'invidia dei locali agenti delle strutture armate. E circa un anno fa le autorità del Daghestan intrapresero il tentativo di creare un'unità dallo status analogo sottoposto al comando locale. Inizialmente si programmò di legalizzare la guardia personale sui generis del presidente del Daghestan con il nome “Reparto-800” (secondo il numero dei combattenti). Mosca rigettò di corsa tale idea. E allora il reparto, creato comunque con poliziotti locali, fu chiamato “reparto mobile del ministero degli Interni della Federazione Russa”. Anche se restò in uso il nome primitivo… Comunque l'attività del “Reparto-800” non portò il risultato desiderato. In 10 mesi di esistenza non fu neanche pienamente completato ed è sottoposto al comandante in capo delle truppe interne del ministero degli Interni della Federazione Russa Nikolaj Rogožkin, tuttavia lo status dell'unità non è stato chiarito a fondo e le sue funzioni sono nebulose. Invece sono chiare le spese per il mantenimento: il fondo annuale per il pagamento del servizio dei soldati a contratto è di circa 300 milioni di rubli [14] più un appartamento per ogni combattente.

Per il Daghestan la questione principale non è neanche la quantità di enti, ma la delimitazione delle loro funzioni e competenze. L'evidente girandola di ruoli porta a tristi risultati. Di questo testimonia la recente operazione speciale nel distretto di Kizljar [15], di cui parla ancora tutta la repubblica.

All'alba del 21 giugno nei dintorni del villaggio di Kuznecovka fu scoperto un gruppo di militanti. La foresta fu accerchiata, fu introdotto il regime di operazione antiterroristica a livello locale. Secondo le informazioni del ministero degli Interni daghestano, nel bosco si trovava l'ossatura del “jama'at [16] di Kizljar” – 10-14 persone. Tuttavia questo non aveva riferito che là c'erano anche 6 militanti, trasferitisi temporaneamente dal distretto di Vedeno [17] in Cecenia, dove in quei giorni veniva condotta un'operazione speciale.

All'operazione presero parte oltre 2 mila agenti delle strutture armate. Oltre agli agenti del SOG delle divisioni dei distretti Nogajskij, di Babajurt, di Tarumovka [18] e di Kizljar, sul luogo dell'operazione antiterroristica furono portate unità delle truppe interne, tra cui anche da Chankala [19], parti del “Reparto-800”, combattenti del CSN dello FSB russo. Il luogo dell'operazione speciale fu preso in alcuni anelli di accerchiamento. Per due giorni di fila la foresta fu bombardata dall'aviazione e dall'artiglieria. Di notte tutto il perimetro era coperto dalle termocamere – apparecchi che reagiscono al calore del corpo umano. Il jama'at fu circondato da tutti i lati. Dopo tre giorni l'operazione si concluse con un totale fallimento.

Dopo aver perso due persone rimaste uccise, i militanti sono usciti dall'accerchiamento. Gli agenti delle strutture armate hanno avuto come minimo 5 uomini dei corpi speciali uccisi e 16 feriti, molti dei quali sono stati portati agli ospedali in gravi condizioni. Non si possono precisare più dettagliatamente le notizie sulle perdite; nessuno degli enti armati desidera commentarle. E' noto solo che due degli uomini dei corpi speciali uccisi erano combattenti del CSN dello FSB. I loro corpi sono stati subito inviati nella “Grande Terra” con un aereo speciale, I funerali dei due “al'fovcy” [20] si sono svolti a Mosca. Altri tre combattenti del CSN sono rimasti gravemente feriti. Per un'unità superprofessionale sono perdite significative.

Ci sono notizie che alcuni uomini dei corpi speciali morti siano caduti sotto fuoco “amico”. Chi si prenderà la responsabilità per la morte dei soldati e per i milioni spesi invano per questa operazione speciale non è noto.

Tutte le mie fonti negli enti armati affermano a una voce che “un simile risultato è normale”. Nella repubblica ci sono troppe unità e c'è poco coordinamento, ogni ente lavora autonomamente. L'UFSB [21] non si fida del ministero degli Interni, il NAK non si fida neanche dell'UFSB locale, il ministero della Difesa con molte parti dei soldati a contratto porta avanti la propria politica. Una concorrenza non necessaria genera intrighi. Spesso capita che si sparino a vicenda. Nell'abitato di Krasnyj Voschod i combattenti dell'OMON e del SOG (Gruppo di Fuoco Speciale) di Kizljar per mezz'ora si sono sparati a vicenda prima di capire le cose. Di casi simili ce ne sono decine.

Rašid Nurgaliev [22] è al corrente di questo problema. Nell'ultima riunione operativa a Machačkala ha dichiarato che “in ogni operazione speciale dev'esserci un sistema di obbiettivi costruito con precisione, ognuno dev'essere unico. Perché da noi non succeda che tutti vengono raggiunti, ma non c'è un sistema”. Peraltro proprio a motivo della vergognosa operazione di Kizljar il ministro è giunto espressamente in Daghestan.

Tuttavia, dopo essersi lamentato dei problemi, il ministro ha subito riferito della creazione di un altro distinto gruppo militare. Questo sarà costituito da 7 mila persone. In questo gruppo, secondo Rašid Gumarovič, entreranno 5497 agenti del ministero degli Interni della Repubblica del Daghestan, 150 agenti dell'OMON e dell'OMSN, 878 militari delle truppe interne del ministero degli Interni della Federazione Russa, tra cui 500 persone provenienti dall'organico dei corpi speciali. Il gruppo sarà sottoposto al quartier generale del NAK in Daghestan. Negli enti della repubblica si guarda molto scetticamente a questa dichiarazione. “Una simile decisione confonde ancor di più una situazione già difficile. Ci mettono in condizioni in cui bisogna prima vedercela tra noi e poi con i militanti”.

*Nacional'nyj Antiterrorističeskij Komitet [6].

**OMSN - Otrjad Milicii Special'nogo Naznačenija [8], SOG – Special'naja Ognevaja Gruppa [9].

Irina Gordienko

19.07.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/078/10.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Dorožno-Patrul'naja Služba (Servizio di Pattuglia Stradale).

[2] Capitale del Daghestan.

[3] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza).

[4] Leggasi “fondamentalismo islamico”.

[5] Capi militari (il corsivo è mio).

[6] Comitato Antiterroristico Nazionale.

[7] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Particolari), sorta di Celere estremamente dura.

[8] Reparto di Polizia con Compiti Speciali.

[9] Gruppo di Fuoco Speciale.

[10] Centro con Compiti Speciali (il corsivo è mio).

[11] “Alfa” e “Stendardo”, i migliori gruppi scelti russi.

[12] Mezzi pesanti di fabbricazione russa.

[13] Insediamento cosacco, libero dai tradizionali obblighi militari (da vol'nyj, “libero”).

[14] Circa 7,57 milioni di euro.

[15] Città del Daghestan centro-settentrionale.

[16] Comunità islamica, da intendersi qui come “gruppo terroristico” (il corsivo è mio).

[17] Villaggio della Cecenia sud-orientale.

[18] Il distretto Nogajskij e quello di Babajurt sono nell'estremo nord, quello di Tarumovka nell'estremo sud del Daghestan.

[19] Sobborgo di Groznyj e base principale delle truppe federali in Cecenia.

[20] Uomini del gruppo speciale “Al'fa”.

[21] Upravlenie Federal'noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza), in pratica l'amministrazione locale dello FSB.

[22] Rašid Gumarovič Nurgaliev, ministro degli Interni della Federazione Russa.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/07/il-caos-delle-operazioni.html


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