31 maggio 2011

A proposito di Anna Politkovskaja (X)

Arrestato in Cecenia Rustam Machmudov, sospettato dell'omicidio di Anna Politkovskaja

31 maggio 2011, 14.50

In Cecenia è stato arrestato Rustam Machmudov, che gli inquirenti ritengono esecutore materiale dell'omicidio dell'osservatrice della “Novaja gazeta” Anna Politkovskaja. Questo ha comunicato l'avvocato Murad Musaev, che difende gli interessi del fratello di Machmudov, Džabrail.

A suo dire, Rustam Machmudov è stato arrestato stamani in casa dei propri genitori.

Musaev ha salutato l'arresto di Rustam in quanto ciò, a suo parere, influenza molto fortemente l'ulteriore corso delle indagini sull'omicidio di Anna Politkovskaja. Secondo Musaev, Rustam Machmudov nei tempi più brevi sarà condotto a Mosca, riporta la radio “Ėcho Moskvy” [1].

Da parte della Commissione Inquirente e altri organi delle forze dell'ordine non sono finora giunte conferme dell'arresto del sospetto.

Come ha comunicato "Kavkazskij uzel", il 20 febbraio 2009 il giudice del tribunale militare distrettuale di Mosca sulla base del verdetto assolutorio della giuria ha riconosciuto l'ex agente del ministero degli Interni Sergej Chadžikrubanov e due dei fratelli Machmudov – Ibragim e Džabrail non colpevoli dell'omicidio di Politkovskaja. Nel maggio 2009 la Procura Generale ha fatto appello alla Corte Suprema contro il verdetto assolutorio. Il 5 agosto dello stesso anno il processo penale è ripartito. Nel settembre 2009 su istanza della Corte Suprema il tribunale militare distrettuale ha restituito i materiali agli inquirenti.

Il 20 aprile dell'anno in corso il vice-capo della Commissione Inquirente presso la Procura della Federazione Russa Vasilij Piskarëv all'incontro con il rappresentante dell'OCSE per le questioni della libertà dei mezzi di informazioni di massa Dunja Mijatović ha comunicato che coloro che sono stati riconosciuti esecutori e complici dell'omicidio Politkovskaja sfuggono ancora all'estero alla giustizia russa e che i collaboratori dell'ente prendono tutte le misure possibili per arrestare gli assassini.

Il 5 maggio è stato reso noto che le indagini sul caso dell'omicidio di Anna Politkovskaja sono state prorogate al 7 settembre 2011.

Anna Politkovskaja fu uccisa a colpi d'arma da fuoco il 7 ottobre 2006 nell'ingresso della sua casa in via Lesnaja nel centro di Mosca, dove aveva preso in affitto un appartamento. La giornalista aveva ottenuto notorietà soprattutto grazie ai suoi articoli sul tema della Cecenia e del Caucaso del Nord. L'ultima intervista nella vita di Politkovskaja, concessa quasi un'ora prima dell'omicidio al corrispondente di "Kavkazskij uzel", fu dedicata alle prospettive di carriera di Ramzan Kadyrov, allora primo ministro e adesso presidente della Cecenia.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Putin e Kadyrov sono stati definiti "nemici della stampa libera"", "Crowfoot [2]: la nuova banca dati sulle violazioni dei diritti dei giornalisti diventerà uno strumento pratico per la loro difesa ", "In Inguscezia si è svolto un incontro in memoria di Anna Politkovskaja", "Paloviita [3]: in Finlandia leggono i lavori di Politkovskaja e Ėstemirova, perché gli viene data voce".

NoteInserisci link

[1] “Eco di Mosca”, radio relativamente libera.

[2] John Crowfoot, esperto del “Committee to Protect Journalists” (Comitato per la Difesa dei Giornalisti).

[3] Hannu Paloviita, editrice finlandese.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/05/arrestato-il-killer-di-anna.html

29 maggio 2011

A proposito di "Russia Unita" (II)

Tutto è nostro!




A Piter [1] “Russia Unita” ha deciso di usare “il nostro tutto” [2] – i ritratti di Puškin e Dostoevskij – per porre su di essi il proprio logo. Lo scandalo è stato sollevato dai blogger. “Russia Unita” si scusa


Per l'appunto oggi, 27 maggio, Piter compie 308 anni.

Tuttavia gli auguri di “Russia Unita” – che hanno dato scandalo poco prima della solennità – i pietroburghesi non li vedranno più. Ma anche difficilmente li dimenticheranno. Così nessuno gli aveva ancora fatto gli auguri. Per amor di pathos il partito del potere ha fatto alzare dalle tombe perfino quelli che non gli sono mai stari vicini, ma lo hanno anche del tutto odiato [3]: Aleksandr Puškin, Michail Lomonosov [4], Fëdor Dostoevskij, Vasilij Žukovskij [5], Il'ja Repin [6], Michail Vrubel' [7], Dmitrij Mendeleev, Anna Achmatova [8], Ol'ga Berggol'c [9], Aleksandr Benua [10], Vladimir Bechterev [11], Aleksandr Blok [12], Agrippina Vaganova [13], Iosif Brodskij, Dmitrij Lichačëv, Ivan Pavlov, Georgij Tovstonogov [14], Kirill Lavrov, Dmitrij Šostakovič, Viktor Coj [15] e altri – in tutto 25 indubbi geni. Di per se l'idea – che personalità scomparse da tempo, ma rimaste nella memoria dessero un'occhiata ai cittadini durante la festa – non era cattiva. Se non l'avessero immeschinita: sulle teste dei morti hanno calcato un “cappello vivo” [16]un copricapo con logo, emblema e auguri di “Russia Unita”.

Chi, dove, quando

In tutto, come hanno comunicato alla “Novaja gazeta” all'ufficio regionale di “Russia Unita”, per il Compleanno di Pietroburgo hanno stampato (preparato) 69 copie in 25 varianti di manifesti con fotografie e nomi di persone note. Gli SR [17] contestano le cifre: secondo i loro dati, non meno di 500 esemplari hanno inondato la città. Le raffigurazioni sono state poste circa una settimana fa nei quartieri centrali della città (alle fermate dei mezzi pubblici) e nel mertò (nei vagoni e nei corridoi). “Staranno appesi fino a fine maggio, – hanno promesso i membri di “Russia Unita” e hanno sottolineato a ogni angolo: queste non sono PR del partito”. Commentare è superfluo. Guardate il manifesto [18].

Tutti gli eredi di Piter delle grandi personalità del passato si sono imbattuti nei volti degli antenati in un contesto inatteso per caso nelle strade cittadine solo il 24-25 maggio. Altri li hanno visti su Internet solo ieri. L'attore Aleksej Devotčenko ha posto la foto del manifesto e il commento nel proprio blog:

Ho visto oggi nel metrò l'ennesima immagine augurale di “Russia Unita” per il Giorno della Città… Beccati questo! Pienamente secondo programma! Puškin fa gli auguri – il logo è stampato! L'accademico Lichačëv - pure! Viktor Coj – e anche qui lo stesso! Beh, a Tovstonogov Dio stesso ha ordinato di stare vicino a quel mostruoso animale [19]… C'è pure UN QUALCHE [20] limite alla sfacciataggine, al cinismo, alla cafonaggine e allo sciacallaggio intellettuale di “Russia Unita”? – chiede. – Da una parte è chiaro – la sezione di Piter di “Russia Unita” ha fatto come “volti” di chi fa gli auguri persone universalmente note e SCOMPARSE. Dice, i morti non hanno vergogna… D'altra parte (e anche questo è chiaro), NESSUNO degli attualmente sani e davvero DEGNI e INSIGNI pietroburghesi (Granin [21], Strugackij [22], Basilašvili [23], Gordin) non avrebbero mai dato il consenso all'uso delle proprie immagine a ladri e farabutti…”

Non avrebbero dati il consenso neanche i defunti – di questo hanno convinto la “Novaja gazeta” i loro amici intimi e i loro familiari:

Anastasija Šostakovič,
pronipote del compositore, pianista, direttore d'orchestra Dmitrij Šostakovič:

– Due giorni fa mi ha mandato una foto del bisnonno un'amica che vive a Piter. Ha visto un manifesto per strada e subito ha capito che la nostra famiglia non poteva essere legata ad esso, perché non avrebbe mai potuto esserci legata. Tutti conoscono i nostri umori. Non abbiamo alcuna relazione con il partito “Russia Unita”. Ho telefonato sul momento a mia nonna – Galina Dmitrievna, figlia di Šostakovič. E' rimasta sorpresa. Si è dispiaciuta. Ho sentito nella sua voce tristezza e dolore senza fine: non capiva, come ci si può difendere da queste cose?

La cosa più offensiva: negli interessi di chi Šostakovič reclamizza “Russia Unita”! E' spaventoso. E' orribile. E' un disonore per la nostra famiglia.

Se “Russia Unita” agisce negli interessi della società, ciò significa che gli interessi della mia famiglia non coincidono con gli interessi di quella società che ha bisogno di “Russia Unita”.

Hanno preso e assunto una persona nel partito dopo la sua morte. Mi pare che con questo siano stati violati molti nostri diritti. Certo, il potere può dimostrare ciò che vuole. Tranne che Šostakovič debba reclamizzarlo.

Vera Kurbatova,
pronipote dell'accademico Dmitrij Lichačëv:

Mi ha mandato un link alla foto con il manifesto del bisnonno Nastja Šostakovič (entrambe le ragazze sono collaboratrici del canale televisivo “Dožd'” nota del redattore). Io e lei siamo rimaste estremamente insoddisfatte e perplesse. Ancora non capisco: come un partito – non importa quale, uno qualsiasi, – ha potuto osare prendere i ritratti di grandi personalità e semplicemente incollare su di esse enormi copricapi con il proprio nome? Se reclamizzassero così un dentifricio o una confettura di lamponi – anche questo sarebbe anti-etico e disonesto. Non penso neanche che volessero fare il meglio e sia andata come sempre [24]. Penso che il partito “Russia Unita” non abbia il più elementare concetto di etica. L'intelligenza non gli sta neanche vicino.

Che fare con questo? La cosa più importante è non propagandare l'azione, ma ottenere che siano rimossi i manifesti. Non entreranno in nessun portone. Un processo richiede tempo. Ma non ho bisogno di soldi da loro, non ho bisogno di alcun risarcimento – semplicemente togliete il mio familiare da questi vergognosi manifesti!

Dmitrij Sergeevič difficilmente avrebbe voluto essere corona di un qualsiasi partito. Sono stupidi i discorsi che “questa non è pubblicità”, “non sono per le PR, ma perché I pietroburghesi ricordino queste persone…” Se avessero effettivamente voluto questo, avrebbero semplicemente appeso i manifesti e non gli avrebbero dato alcun copricapo. La gente li avrebbe ricordati. Qual è la differenza: ricordano il nonno e gli altri con il copricapo di “Russia Unita” o senza?

Marija Lavrova,
figlia dell'attore Kirill Lavrov:

– Papà non apparteneva al partito “Russia Unita” e io non so: lo sosterrebbe ora? Non sta a me giudicarlo. Non posso prendere una decisione. Ma non hanno chiesto il mio permesso e non lo chiedono. E io non sarei stata d'accordo. In quanto c'è un certo lavoro di propaganda per le elezioni, a quanto capisco. E usare il nome di una persona che non può dire né sì, né no – penso che sia immorale.

Jakov Gordin,
storico, pubblicista, letterato, amico del poeta Iosif Brodskij:

– Una persona che avesse anche la minima idea di Brodskij, non avrebbe mai posto il suo volto su quel manifesto. E' assurdo e scorretto. Brodskij evitava la politica in se e per se. Non poteva sopportare il potere, cosa che non nascondeva. Ma questo non si rifletteva neanche nei suoi versi – egli esisteva al di sopra di essi. Che il nome di un poeta sia usato per scopi così piattamente pragmatici suscita, a dirla delicatamente, indignazione. Evidentemente “Russia Unita”, come partito di governo, ritiene di poter disporre di tutto e di tutti.

Vsevolod Bagno,
direttore della Casa di Puškin (Istituto di Letteratura Russa dell'Accademia Russa delle Scienze):

– Ho visto la foto di Puškin sul manifesto. Ciò non mi ha dato gioia e non avrebbe potuto darmene. Puškin appartiene a tutta la Russia, non solo a quella “Unita”.

Le conseguenze giuridiche io, come filologo, non posso considerarle. Ma questa è un'evidentissima privatizzazione. Quanto sia possibile ostacolarla – non so. E' come se non foste andati allo ZAGS [25], ma aveste solo fatto una danza. Qualcosa di simile. Ma non per sempre. E' stato fatto con molta astuzia. E questa diventa già una pratica continua.

Ma non è superfluo ricordare a chi non sa o dimentica che proprio in Russia le grandi personalità hanno sempre avuto relazioni assai poco facili con il potere. Proprio in Russia e sempre poco facili.

Chi, dove, perché?

E comunque li rimuoveranno

Il 25 maggio i corrispondenti della “Novaja gazeta” hanno speso un giorno intero per trovare a Pietroburgo e fotografare gli scandalosi manifesti di auguri di “Russia Unita”. L'hanno speso invano: non ne hanno trovato neanche uno. Le raffigurazioni sono scomparse da tutti i cartelloni dove le avevano viste solo alla vigilia. Il 24 maggio i blogger sono riusciti a fotografare e a mettere in Rete i ritratti di Puškin e Lichačëv presso la stazione del metrò Moskovskaja sul viale Moskovskij [26]. Il 25 maggio nello stesso posto abbiamo ammirato la pubblicità della ditta “News Outdoor Russia” – il maggior operatore russo di pubblicità esterna e proprio quella compagnia con cui la sezione di Piter di “Russia Unita” ha siglato il contratto per la posa dei manifesti.

Il 26 maggio i membri pietroburghesi di “Russia Unita” hanno confermato ufficialmente lo smontaggio di tutti gli auguri non riusciti:

– Rimuovono i manifesti, – hanno dichiarato alla “Novaja gazeta” all'ufficio stampa della sezione regionale di “Russia Unita”. – Visto che questa campagna ha causato una risonanza pubblica così negativa, “Russia Unita” non ha ritenuto necessario perseguire la propria linea: “che stiano appesi, nonostante tutto”. Se ai pietroburghesi i manifesti non sono piaciuti, li toglieremo per non sciupare la festa alla gente. Anche se non riteniamo di aver fatto qualcosa di sbagliato o di blasfemo.

– Tutti i manifesti sono stati smontati entro il 26 maggio su richiesta del committente, – ha confermato alla “Novaja gazeta” il capo della rappresentanza della compagnia “News Outdoor Russia” a Pietroburgo Vladimir Rjabovol. – Ma “Russia Unita” ha in programma di offrire versioni rinnovate dei materiali informativi.

Quanto il partito del potere abbia pagato per l'“errore” – la preparazione degli auguri e la loro posa da parte di un costoso operatore, – all'ufficio di Piter di “Russia Unita” si sono rifiutati di dirlo. Alla filiale locale della compagnia “News Outdoor Russia” hanno suggerito alla “Novaja gazeta”: ogni manifesto che faccia mostra di se nel centro della città da 1 a 2 settimane costa al committente da 5500 a 8000 rubli [27]. La quantità di installazioni pubblicitarie prese in affitto da “Russia Unita” presso “News Outdoor Russia”, così come altri dettagli del contratto siglato tra la ditta e il partito non vengono resi noti da alcuna delle parti.

Commento

Andrej Tanner,
autore dell'idea, capo del reparto persuasione e propaganda della sezione pietroburghese di “Russia Unita”

– Non mi è neanche passato per la testa che per dire qualcosa di una persona ci fosse bisogno di chiedere il permesso a lui o ai suoi familiari. Non ritengo che sia una campagna pubblicitaria del partito “Russia Unita”. E' un appello del partito ai cittadini e un augurio a loro in forma così visiva. Facciamo gli auguri a nostro nome e parliamo a nostro nome. Ma non certo di noi. Ammetto del tutto che da qualcuno ciò sia preso come un intervento a supporto di “Russia Unita”, ma da me no. Qui è la differenza nei rapporti e nelle sensazioni. Non ho trovato alcuna persona che prenderebbe ciò per una schifosa operazione di PR di “Russia Unita”.

Infatti là Puškin e Brodskij non dicono che il partito “Russia Unita” è buono e che non hanno semplicemente fatto in tempo a entrarvi. Non si trattava del fatto che persone note stiano per “Russia Unita”. Volevamo semplicemente che i pietroburghesi vedessero ancora una volta le immagini di queste persone nel contesto in cui le abbiamo poste. Abbiamo preso persone adesso non più in vita, che stanno là, dove non gli importano i risultati delle prossime elezioni e tutto il resto che è legato ad esse non perché non possono rispondere, ma perché parlavamo di cose importanti – del destino, dell'amore, della vita.

Mi metterò assolutamente in contatto con i familiari e porgerò le mie scuse. Solo non farò di questo lo show del pentito. Mi dispiace molto che abbiano vissuto e vivano minuti spiacevoli, che – a mio parere – sono stati scorrettamente ispirati da singole persone.

Ho un dossier preparato dai nostri giuristi, secondo cui non abbiamo violato nulla. Avevamo pieno diritto di farlo.

Non posso dire il costo della preparazione e della posa dei manifesti. Non perché lo nasconda – non sono a conoscenza della questione. Non si può dire che la somma totale sia piccola, ma non la conosco. C'è un fondo di sostegno del partito “Russia Unita” che paga tutte le cose del genere.

Non ho notizia del fatto che il 24-25 maggio i manifesti siano stati rimossi. Non posso confermarlo né smentirlo.

26.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/056/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Nome colloquiale di San Pietroburgo.

[2] Così il critico Apollon Aleksandrovič Grigor'ev definì Puškin e così si definisce tutto il bello della Russia, ciò di cui i russi si vantano e in cui si identificano.

[3] Il potere, non il partito (ma credo che l'ambiguità sia voluta).

[4] Michail Vasil'evič Lomonosov, scienziato e letterato del XVIII secolo.

[5] Vasilij Andreevič Žukovskij, poeta e scrittore del XIX secolo.

[6] Il'ja Efimovič Repin, pittore del XIX-XX secolo.

[7] Michail Aleksandrovič Vrubel', pittore del XIX-XX secolo.

[8] Anna Andreevna Achmatova (pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko), poetessa, a suo dire “poeta”, del XX secolo.

[9] Ol'ga Fëdorovna Berggol'c, poetessa e scrittrice del XX secolo.

[10] Aleksandr Nikolaevič Benua, pittore, scrittore e regista teatrale del XIX-XX secolo.

[11] Vladimir Michajlovič Bechterev, neurologo e psichiatra del XIX-XX secolo.

[12] Aleksandr Aleksandrovič Blok, poeta del XX secolo.

[13] Agrippina Jakovlevna Vaganova, danzatrice del XX secolo.

[14] Georgij Aleksandrovič Tovstonogov, regista teatrale del XX secolo.

[15] Viktor Robertovič Coj, poeta e musicista rock del XX secolo.

[16] Il cappello vivo è l'eroe di un racconto per bambini dello scrittore sovietico Nikolaj Nikolaevič Nosov.

[17] Membri di Spravedlivaja Rossija (Russia Giusta), partito populista di dubbia opposizione. Forse la definizione è ironica, storicamente SR stava per “Socialista Rivoluzionario”.

[18] Cliccando sul sito indicato a fine articolo si può vedere l'articolo originale con il manifesto.

[19] L'orso stilizzato del simbolo di “Russia Unita”.

[20] Qui e altrove i rilievi grafici sono quelli dell'originale.

[21] Daniil Aleksandrovič Granin (vero nome Daniil Aleksandrovič German), sorta di “patriarca” degli scrittori russi.

[22] Arkadij Natanovič o Boris Natanovič Strugackij? I due sono fratelli e scrivono spesso insieme.

[23] Oleg Valerianovič Basilašvili, attore di cinema e teatro.

[24] “Volevamo fare il meglio, ma è andata come sempre” fu il commento dell'allora primo ministro Viktor Stepanovič Černomyrdin a una fallimentare riforma economica. La frase è divenuta proverbiale.

[25] Zapis' Aktov Graždanskogo Sostojanija (Registro degli Atti di Stato Civile).

[26] Moskovskaja e Moskovskij stanno per “moscovita”

[27] Da 140 a 200 euro circa.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/05/russia-unita-si-appropria-anche-del.html

23 maggio 2011

A proposito di Putin (XXIII)

Vita di san Pavka




Negli ultimi giorni ho la netta impressione che la cerchia di Vladimir Putin e i tecnologi della politica del “Fronte Popolare di Russia Unita” [1] nascondano intenzionalmente al leader nazionale dei fenomeni significativi che si osservano nella società russa da non molto tempo. Inoltre sono convinto che questi li nascondano per timore di perdere il vantaggioso lavoro per la stesura del programma dello stesso “Fonte popolare”.

Fra l'altro, allo stesso tempo, mentre numerosi estensori del futuro programma con aria da profondi pensatori degna dei saggi di Laputa [2] discutono del senso dei termini “approfondire”, “accelerare”, “allargare”, “rafforzare” e perfino “innalzare”, nel fitto del popolo già vive e vince una dottrina originatasi spontaneamente, capace di unire e condurre dietro a se tutti i russi. Ad esclusione, si capisce, di poco numerosi amanti di “rivolgimenti ed esperimenti non meditati, confuse a volte con un ingiustificato liberalismo” [3].

Forse avete già indovinato che si tratta del gruppo religioso creato nella regione di Nižnij Novgorod [4], i cui membri venerano Vladimir Putin, ritenendolo la reincarnazione dell'apostolo Paolo, le cui reliquie, peraltro, furono ritrovate quasi due anni fa nella basilica romana di San Paolo fuori le mura [5]. La fondatrice di questo movimento, madre Fotin'ja (al secolo Svetlana) ritiene che la vita del leader nazionale ricordi molto la biografia del tredicesimo apostolo. A suo dire, Paolo fu inizialmente capo militare e feroce persecutore dei cristiani, ma poi prese a predicare il Vangelo. “Anche Putin, durante il proprio servizio nel KGB, si occupò di affari non del tutto giusti, – dice. – Ma quando diventò presidente, su di lui scese lo Spirito Santo e questi, come l'apostolo, cominciò a guidare con saggezza il proprio gregge. Ora gli è pesante, ma compie l'impresa apostolica”.

Certo, una tale valutazione della sua attività di cekista [6] potrebbe disgustare interiormente Vladimir Vladimirovič. Ma, si pensa, a causa di questa difficilmente avrebbe osato disobbedire allo Spirito Santo e rifiutare la guida del gregge a lui affidato. Tanto più che la dottrina della piccola madre Fotin'ja contiene in se elementi che devono attenuare la nostalgia di san Paolo reincarnato per i tempi che hanno preceduto “la maggiore catastrofe geopolitica del ХХ secolo” [7]. E' sufficiente ricordare che gli adepti di questo movimento invece dei salmi cantino la canzone sovietica “Pust' vsegda budet solnce” [8]. Peraltro non dimenticheremo anche che l'immagine di san Paolo corrisponde armonicamente all'immagine di Pavka Korčagin [9], che André Gide, come si ricorda, chiamò a suo tempo “il Cristo sovietico”.

Infondate risultano anche i possibili timori riguardo al fatto che tale programma non si assocerà a “Russia Unita”, anche per la popolarizzazione della quale è stato creato il “Fronte Popolare”. Al contrario, il legame morale tra il movimento dell'apostolo Paolo e il partito del potere si manifesta delicatamente nel fatto che la piccola madre Fotin'ja a suo tempo è stata in carcere un anno e mezzo per frode.

Ma la cosa più importante sta nel fatto che il leader nazionale, sottomettendosi evidentemente alla grazia discesa su di lui, già da tempo è entrato nell'immagine del santo asceta. A lui si stringono tutti i viventi – dalle semplici tessitrici a tigri e serpenti e dai maestri delle arti a balene e pantere e il suo torso nudo si associa non tanto ai risultati del judo, quanto ai torsi dei santi martiri delle crestomazie.

E infine sul carattere di massa dell'appoggio popolare. Il “Fronte Popolare panrusso” davanti ai nostri occhi si trasforma in una qualche unione della nomenklatura. Ed ecco che al movimento di san Paolo reincarnato aderiscono spontaneamente sostenitori sempre nuovi da tutto il paese. A quanto testimoniano gli abitanti della sua città, dalla piccola madre Fotin'ja la gente pullula, cosicché capita che tutta la strada sia piena di macchine – tutte auto straniere e con targhe di varie regioni.

Non discuterò – quelli che viaggiano su auto straniere non sono ancora tutta la Russia. Ma cosa sarà ancore quando dalla piccola madre Fotin'ja si affolleranno i russi sulle Lada Granta [10]. Su quelle stesse in cui, secondo l'apostolo, si possono tranquillamente mettere due sacchi di patate nel bagagliaio…

Così cosa aspetta?

Boris Tumanov
giornalista indipendente

22.05.2011

[1] Putin ha recentemente annunciato di voler fondare un “Fronte Popolare” che lo sostenga. Non si sa come questo si dovrebbe porre nei confronti del “partito del potere”, “Russia Unita”.

[2] Terra di cui si narra nei “Viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift, i cui abitanti si dedicano solo a musica e matematica senza darvi applicazione pratica.

[3] Parole pronunciate da Putin durante il rapporto alla Duma sull'operato del governo nel 2010.

[4] Città della Russia centrale, la Gor'kij del periodo sovietico.

[5] In realtà due anni fa ne fu solo attestata l'autenticità.

[6] Agente della prima polizia politica sovietica (la ČK – spelling russo čė-ka – cioè Črezvyčajnaja Komissija po bor'be s kontrrevoljuciej i sabotažem, “Commissione Straordinaria per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio”), per estensione “agente segreto”.

[7] Il crollo dell'URSS secondo Putin.

[8] “Che ci sia sempre il sole”, canzone dei pionieri (versione sovietica degli scout) degli anni '60.

[9] Eroe bolscevico senza macchia e senza paura del romanzo “Come si temprò l'acciaio” di Nikolaj Alekseevič Ostrovskij, a cui è stata addirittura dedicata una via di Mosca.

[10] Berlina economica della Lada.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/05/questo-punto-putin-mancava-solo-la.html

21 maggio 2011

A proposito del Nagornyj Karabach

La CSTO difenderà l'Armenia in caso di guerra per il Nagornyj Karabach [1], ritengono gli esperti armeni

Maggio 19, 2011, 21.20

L'Organizzazione del Trattato di Sicurezza collettiva (CSTO [2]) adempirà i propri obblighi di difesa dell'Armenia in caso di ripresa della guerra per il Nagornyj Karabach, sono convinti molti esperti armeni. Una parte di essi indica che questi obblighi non si estendono al Nagornyj Karabach. Ma gli uni e gli altri concordano che la difesa dell'Armenia in caso di guerra è negli interessi della Russia.

Come ha comunicato "Kavkazskij uzel", oggi a Yerevan è cominciata la conferenza "CSTO e Caucaso del Sud: prospettive di pace e sicurezza nella regione", a cui prendono parte i rappresentanti dei paesi membri della CSTO, il segretario generale di questa organizzazione è Nikolaj Bordjuža [3].

Secondo l'ex primo consigliere capo del presidente armeno per le questioni di sicurezza nazionale Ashot Manucharyan (ha rivestito questa carica negli anni 1991-93 – nota del redattore), l'influsso della CSTO è paragonabile per forza e influenza a quello della stessa Russia. In particolare, secondo Manucharyan, se la Russia farà il percorso di instaurazione di uno stato forte, in questo caso la CSTO sarà una struttura reale.

Per quanto riguarda gli obblighi della CSTO, e in primo luogo della Russia, nei confronti della propria alleata Armenia, nel caso di una possibile ripresa delle azioni militari nella zona del conflitto del Nagornyj Karabach, l'ex consigliere del presidente ha notato: “Se oggi la situazione legata al Nagornyj Karabach si conservasse, allora la Russia e cioè anche la CSTO, più precisamente la Russia sotto forma di CSTO, adempirà al massimo i propri obblighi, perché questo deriva dagli interessi nazionali della stessa Russia”.

“Cioè quest'ultima difenderà non tanto il Nagornyj Karabach, quanto le basi fondamentali della propria sicurezza”, – ha notato.

Iskandaryan: la CSTO è una struttura reale

La CSTO è una struttura reale, non si tratta del fatto che non si sia formata su un piano di obblighi reciproci, essa va verso ciò. La CSTO è un'organizzazione seria”, – ha dichiarato al corrispondente di “Kavkazskij uzel” il direttore del Caucasus Institute [3] Aleksandr Iskandaryan.

Riguardo al fatto se si tratti dell'adempimento da parte della Russia dei propri obblighi nell'ambito dell'“Accordo sul prolungamento del periodo di dislocazione di una base militare russa sul territorio dell'Armenia” e del Nagornyj Karabach, il politologo ha risposto: “Secondo quanto è scritto nell'accordo ciò riguarda l'Armenia, ma non propriamente il Nagornyj Karabach. Che in senso politico-militare l'Armenia sia legata al Karabach è un'altra faccenda”.

L'Armenia oggi non ha alternativa alla CSTO, ha dichiarato al corrispondente di “Kavkazskij uzel” il capo del Centro di Analisi per la globalizzazione e la collaborazione regionale Stepan Grigoryan.

Khurshudyan: la CSTO è un'organizzazione di facciata

Nel frattempo l'esperto principale del Centro di studi nazionali e strategici armeno Ovsep Khurshudyan ha dichiarato al corrispondente di “Kavkazskij uzel” che prima di dare qualsiasi caratteristica della CSTO è indispensabile volgersi all'esperienza di relazioni bilaterali esistenti tra alcuni paesi nello spazio post-sovietico.

In particolare, secondo l'esperto, il membro guida della CSTO, la Russia, che è un'alleata politico-militare dell'Armenia, in contrasto con i principi della suddetta organizzazione ha compiuto la ristrutturazione e modernizzazione delle apparecchiature militari azere, più di una volta ha venduto armi all'Azerbaijan, che di fatto si trova in stato di guerra con l'Armenia.

“Tutti questi passi dimostrano che la CSTO non è un'organizzazione reale, ma di facciata, dove regnano principi mercantili”, – ritiene l'esperto.

Rubinyan: gli abbracci della Russia possono diventare mortali

La Russia costruisce tanto le sue, come dire, relazioni bilaterali con l'Armenia quanto le sue relazioni nell'ambito della CSTO sulla base delle proprie aspirazioni imperialistiche. Gli stretti abbracci con la Russia da un giorno all'altro possono diventare mortali per l'Armenia”, – è convinto l'ex presidente del parlamento armeno Karapet Rubinyan.

Come ha scritto in precedenza “Kavkazskij uzel”, l'Azerbaijan non esclude una via militare di soluzione del conflitto, se considererà esauriti i mezzi pacifici.

"L'Azerbaijan è incline all'uso di mezzi pacifici per regolare il conflitto del Karabach, ma se i mezzi diplomatici per risolvere il problema si esauriranno, allora non si esclude anche una via militare per la liberazione “dei territori occupati dall'Armenia”, – dichiarò l'anno scorso a una riunione dedicata alle questioni delle costruzioni militari il presidente Ilham Aliyev. “Questo è il nostro diritto naturale. Oggi l'esercito azero è per ogni verso più forte e più professionale dell'esercito dell'Armenia”, – aggiunse.

Parlando alla stessa riunione dell'elaborazione di “azioni offensive”, il ministro della Difesa azero Safar Abiyev assicurò i presenti che “le forze armate dell'Azerbaijan” sono capaci di assolvere il compito di liberare i territori occupati dell'Azerbaijan”.

Nota della redazione: vedi anche le notizie “Nel Nagornyj Karabach i politologi vedono l'indispensabilità di colloqui di pace tra Azerbaijan e Armenia", "Tevan Pogosyan: l'Azerbaijan vuole mostrare alla comunità internazionale che si prepara alla guerra", "Il presidente lituano in visita in Azerbaijan ha cominciato il viaggio per il Caucaso del Sud".

Autore: Lilit Ovanisyan; fonte: corrispondente del “Kavkazskij uzel”


Note

[1] Territorio dell'Azerbaijan a maggioranza armena confinante con l'Armenia dichiaratosi indipendente, ma controllato militarmente da questa.

[2] Alleanza militare di Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirgizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Uso la sigla internazionale CSTO, basata sull'acronimo inglese Collective Security Treaty Organisation.

[3] Nikolaj Nikolaevič Bordjuža, militare e uomo di stato russo, già a capo dell'amministrazione presidenziale di El'cin.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/05/per-la-russia-si-riapre-il-fronte-del.html

18 maggio 2011

A proposito di impunità

Il confronto è fallito [1]




Gli agenti delle strutture armate cecene ignorano gli inquirenti federali


Lunedì le forze dell'ordine cecene, formate da ex militanti ceceni, hanno di nuovo dimostrato la propria indipendenza dalla legge russa.

Il comandante dell'OMON [2] Alichan Cakaev e i suoi vice Adam Chizriev, Ismail Israilov e Aslambek Achaev, sospettati del sequestro del ceceno Islam Umarpašaev, hanno ostentatamente ignorato il gruppo di inquirenti della SK [3] della Federazione Russa e non si sono presentati al confronto.

Inizialmente hanno detto di non potersi presentare per motivi plausibili: il ministero degli Interni della Repubblica Cecena tiene delle esercitazioni. Tuttavia, quando gli inquirenti sono giunti alla base dell'OMON ceceno non hanno trovato là alcuna esercitazione, invece hanno trovato i sospettati di sequestro a passeggiare a piacimento per la base dell'OMON in borghese.

I sospettati sono passati davanti agli inquirenti senza neanche salutarli.

Il capo dell'amministrazione investigativa del ministero degli Interni della Federazione Russa ha dichiarato all'inquirente per i casi particolarmente importanti Igor' Sobol' che gli agenti dell'OMON ceceno sono comunque d'accordo a partecipare ai confronti, ma solo dopo che sia stato interpellato il capo del ministero degli Interni ceceni Ruslan Alchanov. L'inquirente Sobol' si è accordato per un incontro con il ministro Alchanov, ma quando si è avvicinato al ministero degli Interni ceceno gli è stato detto: il ministro è volato urgentemente a Mosca.

Martedì hanno ignorato gli inquirenti federali l'agente dell'OMON Abdul-Bari Bacaev, l'agente dello ROVD [4] del quartiere Oktjabr'skij [5] Anzor Dyšniev e Chanpaš Atlambaev.

Martedì è giunto in volo in Cecenia il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, che si è incontrato con i rappresentanti della SK della Federazione Russa. Hanno valutato l'unico e globale problema al momento – la disobbedienza delle strutture armate cecene, la loro provocatoria intangibilità, per cui è impossibile indagare sui territori della Cecenia e della Russia su crimini particolarmente gravi legati a sequestri di persona e omicidi, tra cui anche di attivisti per i diritti umani ceceni e russi.

Tomas Hammarberg è al corrente del caso del sequestro di Islam Umarpašaev. La “Novaja gazeta” ha scritto dettagliatamente di questo caso (vedi la “Novaja”, n. 16 del 14.02.2011 [6]). Proprio su richiesta di Hammarberg il capo della SK della Federazione Russa Bastyrkin ha tolto questo caso agli inquirenti ceceni e l'ha trasmesso per competenza al gruppo inquirente federale sotto la direzione di Igor' Sobol'.

Sobol' porta avanti alcuni grossi casi in Cecenia, tra cui anche il caso del sequestro e dell'omicidio dell'attivista per i diritti umani Natal'ja Ėstemirova. A partire dai materiali del procedimento penale sull'omicidio di Natal'ja Ėstemirova è perfettamente chiaro che una delle versioni principali sulla complicità delle forze dell'ordine cecene nel sequestro e nell'uccisione a colpi d'arma da fuoco non è stata esaminata. Due anni dopo questo clamoroso omicidio politico mancano i risultati delle indagini. Ma, suppongo, la causa è proprio l'intangibilità degli agenti delle strutture armate cecene. Lo status particolare di Ramzan Kadyrov è il muro in cui si imbatte la legge russa.

Igor' Kaljagin, capo del “Comitato contro la tortura” al lavoro in Cecenia, ha detto: “Ora è molto importante registrare al massimo, in modo esemplare e pubblico l'assurdità della situazione che si è creata. In Cecenia gli omicidi e i sequestratori sono noti, ma incarcerarli è impossibile. Solo perché la leadrship del paese non ha la volontà politica”.

L'inquirente Sobol' ha emesso una delibera per la convocazione forzata di tutti gli agenti delle strutture armate cecene non presentatisi alle azioni investigative. Le convocazioni dovranno essere attuate dal Raggruppamento unito temporaneo degli organi e dei reparti basato a Chankala [7]. Il gruppo è diretto dal generale Simakov. Questi, peraltro, a febbraio si è rifiutato di fornire protezione a Igor' Sobol' nella conduzione di azioni investigative nella base dell'OMON ceceno.

Elena Milašina

17.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/052/03.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Gioco di parole complesso. L'originale è Očnaja stavka provalilas'. Stavka significa “puntata” (al gioco) e očnaja stavka “confronto”. Quindi in un certo senso si allude anche a una scommessa persa...

[2] Otrjad milicii osobogo naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa particolarmente dura.

[3] Sledstvennaja Komissija (Commissione Inquirente).

[4] Rajonnoe Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione di Quartiere per gli Affari Interni), in pratica la polizia di quartiere.

[5] “Dell'Ottobre”, quartiere di Groznyj.

[6] Da me tradotto qui.

[7] Città della Russia centrale.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/05/siamo-in-cecenia-e-si-fa-quello-che-ci.html

16 maggio 2011

A proposito del futuro della Russia

Si può scongiurare il '17?




Sullo sfondo della crescita degli umori di protesta sempre più spesso si sentono paragoni con il 1916. E come nel febbraio 1917 nessuno difese lo zar, nessuno difenderà l'attuale potere


Presentiamo alla vostra attenzione il testo polemico del co-presidente del partito “Causa di destra” [1] Leonid Gozman. Il politico Gozman è convinto che la ricezione dell'attuale potere russo come estraneo e perfino “di occupazione” cessi di essere privilegio di radicali psichicamente malati. E propone soluzioni che, a suo parere, possono ancora salvarci tutti dall'incarnarsi nella vita dello scenario più terribile.

La situazione nel paese

La situazione nel paese diviene sempre più angosciosa:

– il potere perde impetuosamente autorità e fiducia. Praticamente nessuno associa alcuna speranza all'attuale leadership del paese. Il massimo grado di lealtà al sistema è la convinzione che gli altri saranno ancora peggio. La disillusione o, nel migliore dei casi, l'indifferenza hanno preso tutti gli strati della società – vecchi e giovani, uomini d'affari e lavoratori statali, intellettuali e funzionari;
– il senso di ingiustizia della vita, la convinzione nell'amoralità dello stesso potere e di chi sia partecipe di esso sono divenute universalmente diffuse;
– lo stato diviene meno efficiente. E' evidente per tutti l'incapacità del potere di fare i conti con la corruzione e con il terrorismo, con la crescita dei prezzi e con l'arretratezza tecnologica;
– il fatto che negli ultimi dieci anni non sia stato raggiunto alcuno degli scopi dichiarati dal potere viene riconosciuto da un sempre maggior numero di cittadini;
– l'élite al potere non si presenta come un'unica squadra. Nella cerchia più vicina alle più alte personalità ci sono sostenitori di vie opposte di sviluppo del paese, il che rende l'elaborazione e la realizzazione di qualsiasi politica articolata del tutto impossibile;
Sullo sfondo della crescita degli umori di protesta sempre più spesso si sentono paragoni con il 1916. E come nel febbraio 1917 nessuno difese lo zar, nessuno difenderà l'attuale potere.

I rischi dell'inerzia

Il sistema politico che si è formato è evidentemente inadeguato alle esigenze del giorno d'oggi, non può garantire né il graduale sviluppo del paese, né la sicurezza e la tranquillità dei cittadini. Il potere tra l'altro si trova in un vuoto informativo – i normali canali di feedback, la televisione, per esempio, sono stati sostituiti da un flusso informativo generato dal potere stesso. Questo da la possibilità di ignorare con successo la crescente insoddisfazione e, nelle grandi cose, di non cambiare niente, limitandosi a riparazioni cosmetiche dove sarebbero necessarie ristrutturazioni.

In caso di prosecuzione dello scenario di inerzia appare probabile la realizzazione delle seguenti minacce:

un ulteriore inasprimento dei rapporti tra le etnie. La mancanza di soluzione dei problemi delle etnie, l'ignoranza dei rapporti di inimicizia tra diversi gruppi etnici e il sostegno di fatto ai nazionalisti di parte dell'élite di potere e delle forze dell'ordine molto probabilmente ci porteranno a una nuova guerra nel Caucaso e a nuovi atti terroristici e anche a scontri nelle grandi città;
– l'approfondimento dell'arretratezza tecnologica della Russia rispetto ai paesi sviluppati, la trasformazione di esso in un qualcosa di insuperabile per principio. Il tempestoso sviluppo delle alte tecnologie nel mondo significa che, se nei prossimi tre-cinque anni da noi non ci sarà un progresso essenziale in questa sfera, come minimo per qualche decennio futuro o perfino per sempre saremo destinati a trovarci ai margini della civiltà mondiale. La leadership del paese, capendo ciò, indubbiamente, vuole modernizzare l'economia, ma non vuole categoricamente mutamenti nel sistema politico. Tuttavia le possibilità di costruzione di un'economia innovativa nell'ambito di un regime autoritario sono ristrette per principio. La continua emigrazione di giovani di talento è solo uno dei sintomi dell'inadeguatezza delle nostre istituzioni alle esigenze della modernizzazione;
– la realizzazione in Russia di uno “scenario arabo”. La presenza nelle grandi città di una massa critica di cittadini pronti ad azioni di protesta, la sensazione di una giustificazione morale di tali azioni
(la ricezione dell'attuale potere russo come estraneo e perfino “di occupazione” cessa di essere privilegio di radicali psichicamente malati) significa che l'esplosione può verificarsi in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo. Tra l'altro non è importante quale percentuale della popolazione costituiscano i potenziali partecipanti alle proteste, è importante se sono sufficienti per occupare la piazza principale del paese. I cittadini osserveranno la rivolta con partecipazione o con indifferenza. L'unica risorsa del potere in questo caso è la forza. Tuttavia non è affatto evidente che a disposizione delle autorità ci sono armate pronte ad aprire il fuoco sui concittadini, ma una nuova “domenica di sangue” [2] prolungherebbe solo l'agonia. Inoltre si ha voglia di credere che non verrà dato un ordine del genere. Ma il risultato della rivoluzione, chiunque la capeggi e sotto qualsiasi slogan inizi, sarà l'instaurazione, dopo un inevitabile periodo di caos sanguinoso, di un regime ben più crudele e antidemocratico di quello odierno.

Le vie d'uscita

Un'evidente priorità per ogni forza politica responsabile, così come per ogni persona normale, è la garanzia di un passaggio pacifico a un sistema più democratico ed efficiente. Ora non si tratta già più di correttivi, sia pure sostanziali, di distinte direzioni di politica interna ed estera, ma di scongiurare una catastrofe. Gli interessi della burocrazia al governo e della società in questo caso coincidono. La società è interessata alla formazione di uno stato orientato al paese e non a se stesso, i funzionari alla sicurezza, che in casa di sconvolgimenti rivoluzionari non sarà precisamente garantita.

Una variante ideale sarebbe l'accordo tra la società e la burocrazia al governo. Come minimo tale accordo dovrebbe includere i seguenti momenti:

– lo svolgimento di elezioni della Duma e presidenziali sotto il controllo di un Consiglio creato allo scopo, costituito da rappresentanti di tutti i gruppi sociali e del potere. Il compito del Consiglio sarebbe la garanzia di libertà e possibilità di propaganda, di registrazione di chi desideri partecipare alle elezioni e il controllo sul processo di votazione e di conteggio dei voti;
– garanzie contro la persecuzione politica a tutti i partecipanti al processo elettorale e rinuncia del potere all'uso di misure repressive nei loro confronti;
– rinuncia degli attuali leader di “Russia Unita” a partecipare alle elezioni e ad un'ulteriore partecipazione al potere. Garanzie di sicurezza ad essi stessi e alle loro famiglie.

Il soggetto degli accordi da parte della società – un Comitato di Concordia Nazionale, per esempio – potrebbe essere formato da rappresentanti di varie forze politiche, tra cui anche di quelle non registrate ufficialmente, da rappresentanti della società civile, da giornalisti autorevoli, blogger, ecc. L'esperienza di paesi passati con successo e pacificamente da un regime autoritario a uno democratico mostra che il compito dell'organizzazione del dialogo tra società e potere è di principio risolvibile. E i timori nei confronti del fatto che con libere elezioni ottengano successo le forze di sinistra e i nazionalisti, anche se si presentano del tutto fondati, non devono essere usati per fermare il processo – il mantenimento dell'attuale sistema garantisce la catastrofe e il successo delle forze antidemocratiche alle elezioni in primo luogo potrebbe anche non essere tanto massiccio, in secondo luogo sarà corretto nell'ambito del seguente ciclo elettorale.

Un'altra variante meno radicale consiste nella rinuncia di “Russia Unita”al monopolio del potere. Questa rinuncia deve avere forma non di dichiarazione, ma di aperto passaggio di parte dell'élite al governo a un altro partito, con il che sarebbe formalizzata politicamente la presenza nell'attuale potere di opinioni diverse per principio sul futuro della Russia. La concorrenza tra “Russia Unita” e i partiti della parte separata dell'élite, certo, sarebbe molto lontana dalla normale concorrenza politica, ma ciò sarebbe un passo nella direzione giusta. L'uso delle risorse amministrative tra l'altro diminuirebbe sostanzialmente e, in ogni caso, si attuerebbe negli interessi non di uno, ma come minimo di due partiti. Il parlamento formato come risultato di tali elezioni e in seguito anche il governo rifletterebbero in grado ben maggiore di oggi lo spettro di umori politici nella società e avrebbero maggiore legittimità. E questo – insieme alla speranza che le prossime elezioni siano già veramente democratiche, – diverrà un fattore che favorisce il carattere pacifico di espressione dell'insoddisfazione.

E infine la terza variante consiste nel fatto che, indipendentemente da come andranno le elezioni della Duma di Stato, alle elezioni presidenziali vadano entrambi i membri del tandem al governo. Si capisce, questa scelta non ha niente in comune con una situazione normale, quando la cerchia dei pretendenti è determinata dalla reale popolarità e dall'influenza e non dall'appartenenza al potere esistente. Tuttavia anche in questo caso il processo elettorale cessa di essere una farsa, dove il totale è noto da prima e i “concorrenti” svolgono il ruolo dei clown degli intermezzi al circo. Chiunque dei membri del tandem vincesse, diverrebbe non il presidente designato, ma quello eletto, con essenzialmente maggiore legittimità. Questo di per se favorirà lo sviluppo di strutture civili e politiche nel paese nei sei anni seguenti e darà una chance reale perché le elezioni presidenziali del 2018 si svolgano secondo standard democratici.

Tutte e tre le varianti richiedono la comprensione da parte delle più alte personalità dello stato dell'indispensabilità di una trasformazione radicale del sistema. Purtroppo per ora non c'è tale comprensione. Per di più la creazione di un Fronte panrusso dice che buona parte dell'élite al potere sceglie per principio un'altra strada, aspirando a garantire la propria legittimità per mezzo di manipolazioni che non hanno a che fare con la società. Ma ciò non significa che i passi per scongiurare la catastrofe sociale non debbano essere elaborati e valutati. Nel potere, tra l'altro anche ai suoi piani più alti, ci sono abbastanza persone, il cui senso di responsabilità o perlomeno il cui istinto di autoconservazione può renderli più capaci di giungere a un accordo.

Se il potere nel più breve tempo non prenderà contatti, il campo di manovra si restringerà nettamente. L'attuale legislazione elettorale e, cosa principale, le pratiche elettorali non lasciano speranze di qualche trasformazione sostanziale del sistema in conseguenza delle elezioni. Non di meno un gruppo democratico alla Duma è estremamente indispensabile e ciò significa che i partiti di indirizzo democratico devono partecipare alle elezioni. Perfino in caso di sconfitta, che la CIK [3] può fissare con qualsiasi risultato, la stessa campagna elettorale è un mezzo di propaganda. E' indispensabile sia nel corso delle elezioni, sia usando qualsiasi altra possibilità convincere la società e il potere che la strada attuale è una strada che porta in un vicolo cieco, se non in un precipizio. Una tale propaganda non è senza senso. Le azioni dei più alti funzionari, per esempio la campagna di PR che il premier conduce intensivamente, mostrano che questi capiscono l'indispensabilità di un sia pur minimo sostegno da parte della popolazione – dichiarare semplicemente la vittoria, se non verrà recepita come tale, è troppo pericoloso.

Se il nostro paese non si getterà nel nazional-socialismo o nella rivoluzione, presto o tardi tornerà sulla strada dello sviluppo democratico. La domanda è quando questo si verificherà, quanto tempo è rimasto prima del '17, ce la faremo?

Leonid Gozman
(“Causa di destra”) –
speciale per la “Novaja gazeta”

12.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/050/12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Partito di orientamento moderato.

[2] La repressione della manifestazione pacifica a Pietroburgo il 22 gennaio 1905.

[3] Central'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Centrale).


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/05/per-il-regime-di-putin-una-fine.html

12 maggio 2011

A proposito di Putin (XXII)

"Un tè con Putin"-2




Vladimir Vladimirovič si è messo a realizzare il programma di Benito Mussolini


Non è bello occuparsi di autocitazioni, ma la creazione del “Fronte popolare” di Putin è comunque qualcosa di unico, che scusa letteralmente tutto. Nel gennaio 2000 il giornale “Izvestija” [1] tolse il mio editoriale dal titolo “Un tè con Putin” per ragioni di censura del tutto comprensibili – avevo trovato con chi paragonare il presidente appena eletto, con Mussolini! Toccò stamparlo nel giornale “Vedomosti” [2], allora del tutto giovane e ardente. Erano ancora fresche le impressioni del film di Franco Zeffirelli “Un tè con Mussolini” e le allusioni a ciò che si svolgeva allora in Russia erano vistose.

Ricordo che l'azione di questa notevole pellicola si svolge a Firenze nel 1934. Delle dame inglesi nell'Italia anglofila sono incantate da Mussolini. Dopo l'inizio dei disordini fascisti, la leader delle vecchiette, vedova dell'ex ambasciatore della Gran Bretagna in Italia, ottiene di essere ricevuta dal Duce e riceve rassicurazioni da lui che tutto resterà come prima. La fotografia del tè con il dittatore dovrebbe diventare la prova di ciò e contemporaneamente un documento di protezione. Dopodiché, naturalmente, le vecchiette vengono messe agli arresti.

Viene in mente che all'inizio degli anni Zero i principali pubblicisti e politici di destra con un pathos da vecchiette assicuravano tutti all'intorno che una persona estremamente onesta, vicina a Sobčak [3], immancabilmente avrebbe instaurato in Russia un vero liberalismo con una buona parte di democrazia. Ma a me per qualche motivo pareva che non avrebbe instaurato né l'uno né l'altra e che in generale si comportasse pure come un dittatore. Inoltre mi dava l'idea che tutto ciò fosse evidente e visibile a occhio nudo. Dopo poco tempo si cominciò: dal ritorno dell'inno staliniano all'arresto di Chodorkovskij la distanza si è rivelata del tutto breve.

In una parola, i colleghi liberali si comportarono come la vedova dell'ambasciatore della Gran Bretagna in Italia e le sue compagne. Forse proprio perciò oggi nella grande politica non c'è alcun liberale e non ce ne sono in genere. Hanno bevuto un teino con Putin. (Tenente, tacere [4] sul tè con il polonio!)

Ma la storia della creazione del “Fronte Popolare” è chiara e trasparente: per tutte le forze politiche deve giocare il ruolo della fotografia del tè bevuto con Mussolini – cioè un documento di protezione dopo che avranno cominciato a fare i conti con chi è rimasto ai margini di questo stesso fronte. (“Dov'era quando la gente di buona volontà versava il sangue al fronte?” – chiede lo NKVD [5].) E a fare i conti cominceranno dopo la brillante vittoria di Muss… cioè, come dicevano a Firenze, scusi [6], di Putin alle elezioni del 2012. (I populisti di tendenza ultradestrorsa amano porre nel nome dei loro partiti e blocchi elettorali le parole “popolare” e “popolo”.)

Ci sono anche allusioni più dirette a Mussolini, che cominciò praticamente come un liberale in campo economico e finì si sa come: come stato corporativista. La sua essenza, a dirla rozzamente, sta nel fatto che tutta la società viene fatta entrare in corporazioni – per carattere professionale e sociale. Come scriveva ancora nel 1928 Nikolaj Ustrjalov [7], che aveva studiato questo fenomeno, si tratta di un ampio e “organico” blocco nazionale – “dal magnate del capitale finanziario all'ultimo lavoratore non qualificato”.

Ascoltiamo Putin: “E io avrei tanta voglia che anche “Russia Unita”, qualche altro partito politico, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni femminili, le organizzazioni giovanili, diciamo, le organizzazioni dei veterani, tra cui i veterani della Grande Guerra Patriottica [8] e i veterani della guerra in Afghanistan – che tutte le persone che sono unite dall'unica aspirazione a rafforzare il nostro paese, dalle idee di cercare varianti ottimali per la soluzione dei problemi che ci stanno davanti, possano entrare nell'ambito di un'unica piattaforma – chiamiamola, diciamo, “Fronte popolare panrusso”, perché alla vigilia del 9 Maggio [9] e a Stalingrado [10] tale retorica, mi pare, è del tutto adeguata – “Fronte popolare panrusso…”

Non solo Vladimir Vladimirovič privatizza di nuovo la Grande Guerra Patriottica. Fa capire chiaramente: chi non è con noi, chi non è unito “dall'unica aspirazione a rafforzare il nostro paese”, cioè il nostro regime politico, è contro di noi.

Il “Fronte Popolare” di Putin è anche la corporazione di Mussolini: tutti, dai sindacati di Šmakov [11] alle organizzazioni femminili, ottengono un unico tetto. L'importante è restare sotto il tetto, sotto controllo, non dar fastidio e fare auguri al momento giusto. E tutto in nome dello sviluppo della nostra Ital… pfui, Russia. Gli avanguardisti diventeranno le organizzazioni giovanili. Infatti tutto è per loro, per i giovani, in nome del loro futuro. Non per nulla l'inno dei mussoliniani si chiamava Giovinezza [12]. Lo cantavano anche, che tesori: “Per Benito Mussolini, Eja, eja, alala!” [13] Là ci sono anche questi versi: “I poeti e gli artigiani, / i signori e i contadini, / con l’orgoglio d’italiani / giuran fede a Mussolini. / Non v’è povero quartiere / che non mandi le sue schiere,
che non spieghi le Bandiere…” [14] Le bandiere di chi spiegasse non lo dico, per non avere una denuncia… E il fatto non sta nel nome del fenomeno, ma nella tecnica di mobilitazione delle masse per la grande causa.

Si può obiettare che, per esempio, nelle parole di Putin dette a Volgograd, quando ha annunciato la creazione del proprio fronte e di un'agenzia di iniziative sociali che fa capo a lui: “Attirando i giovani a studiare a fondo e a prendere decisioni fondamentali per il paese appariranno anche più possibilità di liberarsi di vecchissimi problemi della nostra società” non c'è niente di cattivo e che debba mettere in guardia. Ma neanche nelle parole di Putin modello 1999-2000 c'erano caratteristiche formali che permettessero di paragonarlo a Mussolini Semplicemente vennero al potere giovani forze di guerra (cecena) e di vittoria [15]. Cioè la realtà stessa, che è pure obbligato ad analizzare un osservatore politico, era una diretta citazione di Mussolini. Perciò nell'ennesima citazione di Putin vedo non la modernizzazione con gli ascensori sociali, ma la soluzione finale di “vecchissimi problemi” tipo la concorrenza politica.

Nella realizzazione dell'idea del “Fronte popolare” vedo il principio proclamato dal Duce nel 1925: “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”.

Chi pensa che non sia così è libero di pensarlo. Nel gennaio 2000 anch'io speravo segretamente che il mio paragone non fosse del tutto azzeccato. Che solo non ci troviamo tutti nella situazione delle vecchiette inglesi nella Firenze del 1934.

Andrej Kolesnikov
osservatore della "Novaja gazeta"

10.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/049/16.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Notizie”, in epoca sovietica principale giornale di informazione, poi giornale di orientamento filogovernativo (di proprietà Gazprom negli anni 2005-2008).

[2] “Bollettino”, giornale economico russo.

[3] Anatolij Aleksandrovič Sobčak, primo sindaco eletto democraticamente a San Pietroburgo, emigrato in Francia tra il 1997 e il 1999 dopo aver perso le elezioni ed essere stato accusato di malversazioni e fatto rientrare e riabilitare dall'amico ed ex-vice Putin.

[4] Allusione alla canzone Poručik, molčat'! (Tenente, tacere!) del cantautore Vladimir Začepa, in cui un colonnello deve continuamente impedire a un tenente di dire volgarità e impertinenze.

[5] Narodnyj Komissariat Vnutrenncih Del (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni), la polizia politica di Stalin.

[6] In italiano nell'originale.

[7] Nikolaj Vasil'evič Ustrjalov, filosofo “nazional-bolscevico”.

[8] La guerra contro la Germania nazista e i suoi alleati.

[9] Festa della vittoria sui nazisti e i loro alleati.

[10] L'attuale Volgograd, nella Russia meridionale, da dove partì la riscossa sovietica sui nazifascisti.

[11] Michail Viktorovič Šmakov, presidente della Federazione dei Sindacati indipendenti della Russia.

[12] In italiano nell'originale.

[13] In italiano nell'originale.

[14] Questi sono i versi originali, comunque tradotti fedelmente in russo nell'originale.

[15] Qui l'autore utilizza ironicamente il linguaggio di Mussolini.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/05/putin-come-il-duce.html

09 maggio 2011

A proposito di Beslan (IX)

Il ministero della Giustizia dell'Ossezia del Nord ha rifiutato la registrazione dell'organizzazione sociale “Memoria di Beslan”

Maggio 08, 2011, 00.44

In Ossezia del Nord il ministero della Giustizia ha rifiutato la registrazione della nuova organizzazione sociale “Memoria di Beslan”. La leader dell'organizzazione sociale “Voce di Beslan” Ėlla Kesaeva lega ciò al tentativo delle autorità di nascondere alcuni fatti sulla tragedia di Beslan. Ma il ministero della Giustizia dichiara che nella documentazione dell'organizzazione è presente una serie di violazioni della legislazione.

“Abbiamo cercato di registrare la nuova organizzazione sociale “Memoria di Beslan”. Abbiamo trasmesso tutti i documenti all'ufficio di registrazione. Là c'era subbuglio, – ha raccontato Kesaeva al corrispondente di “Kavakzskij uzel”. – Si sono rifiutati di prendere i documenti: “Non la registreremo comunque”. Ci hanno posto una condizione: passare dal capo dell'amministrazione per una conversazione: “Da noi usa così”. Ci hanno chiamati non patrioti: “Non si siete patrioti, portate la spazzatura fuori dalla repubblica [1], ma non ne abbiamo bisogno””.

Secondo Kesaeva, a due settimane dal momento della consegna dei documenti le è giunta una telefonata dalla stessa amministrazione. Chi chiamava si è definito coordinatore e ha chiesto se avesse ancora degli esemplari dei documenti per la registrazione. Kesaeva ha risposto che erano stati dati tutti in cambio di una ricevuta. “Alla mia domanda: “Ma ci registreranno?” chi chiamava ha risposto: “Certo””, – nota questa.

“Passa il tempo. Non c'è risposta. Appena gli abbiamo telefonato, rispondono che ci hanno rifiutati. Gli abbiamo inviato una lettera per posta. Dopo un giorno riceviamo una lettera di rifiuto. La data di invio della lettera sulla busta è il 14 aprile. E avevo telefonato all'amministrazione il 13 aprile. Del motivo del rifiuto non ho neanche voglia di parlare – una totale invenzione di errori”, – ha dichiarato Ėlla Kesaeva.

Ėlla Kesaeva ha anche raccontato al corrispondente di “Kavkazskij uzel” che al ministero della Giustizia al momento della consegna dei documenti per la registrazione esigono che si paghi l'imposta statale e fra l'altro bisogna pagarla dopo ogni rifiuto di registrazione. “Per la registrazione di “Memoria di Beslan” abbiamo pagato un'imposta statale di 4 mila rubli [2]. Ci hanno detto che bisogna pagare questa imposta statale ogni volta in caso di rifiuto. Senza il pagamento di questa imposta si sono rifiutati di prendere i documenti. Ne deriva che perfino se cercassimo di nuovo di trasmettere i documenti per la registrazione, saremmo di nuovo costretti a pagare”, – dice Kesaeva.

Nella sezione per gli affari delle organizzazioni non commerciali del ministero della Giustizia dell'Ossezia del Nord hanno dichiarato al corrispondente del “Kavkazskij uzel”che il rifiuto di registrare “Memoria di Beslan” è legato solo agli errori nei documenti consegnati.

“Tutto ciò che dice
Ėlla – non ricordo il cognome – non può essere assolutamente. Ha consegnato i documenti e nel processo di analisi si è evidenziata una serie di violazioni. Per via di queste violazioni non possiamo in alcun modo registrare la sua organizzazione. C'è un rifiuto fondato contro cui si può fare appello in tribunale – prego, che faccia appello in tribunale”, – hanno comunicato al ministero della Giustizia della Repubblica dell'Ossezia del Nord.

Nell'ente tra l'altro hanno concordato che, se nei documenti di “Memoria di Beslan” gli errori saranno tolti, la registrazione dell'organizzazione sarà possibile. “Certo, se si toglieranno gli errori e nei documenti non ce ne saranno più, la registreremo, si ci saranno ancora violazioni – la rifiuteremo”, – hanno chiarito al ministero della Giustizia.

Tra l'altro uno specialista del ministero, che ha dichiarato di “non essere d'accordo con il porre il proprio cognome sotto questi commenti”, ha elencato alcuni errori evidenziati dall'ente nei documenti di fondazione di “Memoria di Beslan”.

“Non è indicata la forma legale di organizzazione. In violazione dell'articolo 28 della legge “Sulle organizzazioni locali” [3]. La denominazione dell'organizzazione non contiene indicazioni sulla sfera territoriale di attività. Già questa base è sufficiente per rifiutare. La denominazione contraddice cioè la legislazione. Le informazioni sull'indirizzo sono disposte in ordine inappropriato, cioè secondo la legge devono presentare in modo appropriato le copie autenticate dei documenti statutari. Questi documenti gli mancavano. Nel protocollo della assemblea fondativa non si riflette la questione della formazione di un organo di controllo e revisione, il che è una violazione del punto 5 dell'articolo 21 della FZ [4] “Sulle unioni sociali”. Segretario dell'assemblea fondativa fu eletta Kesaeva, tuttavia il protocollo è firmato da tutt'altra persona”, – hanno raccontato all'ente.

Là hanno anche aggiunto che lo statuto dell'organizzazione “va indispensabilmente fatto corrispondere alla legge”. “Gli indirizzi dell'attività – articoli 6 e 7 dello Statuto – non corrispondono alle competenze di un'unione sociale. Là c'è ancora una violazione. Qualche altro punto ancora, circa 3-4, va fatto corrispondere alla legge. Altri punti non corrispondono alle competenze delle unioni sociali. Cosicché il nostro rifiuto è assolutamente fondato e legale”, – ha dichiarato al corrispondente di “Kavkazskij uzel” un collaboratore del ministero della Giustizia dell'Ossezia del Nord.

Inoltre al ministero della Giustizia dell'Ossezia del Nord hanno comunicato che il pagamento dell'imposta statale è un'esigenza legale. “In caso di rifiuto ufficiale l'imposta statale si paga di nuovo. E' la legge”, – hanno sottolineato là.

Il capo della sezione per gli affari non commerciali dell'Amministrazione del ministero della Giustizia della Federazione Russa per la RSO-Alanija
[5] Ėllada Plieva, commentando ufficialmente al corrispondente di “Kavkazskij uzel” il rifiuto del suo ente di registrare la NKO [6] “Memoria di Beslan”, ha dichiarato che nei documenti consegnati per la registrazione “certo, c'erano violazioni”. “Il rifiuto è stato dato in modo fondato, per via del fatto che nei documenti sono presenti violazioni della legislazione. Non vi diremo di più. Che facciano appello in giudizio contro il nostro rifiuto”, – ha detto Plieva.

Ricordiamo che per il 5 maggio era programmato l'incontro del presidente russo Dmitrij Medvedev con i familiari delle vittime dell'atto terroristico di Beslan, tuttavia, all'incontro non sono stati invitati quelli che fanno parte dell'organizzazione "Voce di Beslan". Allora i membri di questa organizzazione si sono rivolti a Medvedev con una dichiarazione aperta, in cui hanno comunicato che ai loro delegati non permettono di accedere a lui e che le autorità hanno formato la propria “delegazione di familiari delle vittime”. Esprimono anche il timore che, come pure nel 2005, l'incontro con I familiari delle vittime diventi una “conversazione da réclame” e che i problemi delle vittime degli atti terroristici restino “sul penoso livello precedente”.

DOSSIER. L'organizzazione “Voce di Beslan” si è staccata dall'organizzazione “Madri di Beslan” per divergenze politiche. La scissione finale si è verificata dopo che la leader delle “Madri di Beslan” Susanna Dudieva e alcune altre attiviste si incontrarono con il sensitivo Grigorij Grabovoj, che gli aveva promesso di risuscitare i figli morti.

Voce di Beslan” si distingue anche per un atteggiamento più critico verso l'operato delle autorità federali e repubblicane. Il suo capo è Ėlla Kesaeva – madre di Zarina Kesaeva, presa in ostaggio e ferita durante l'atto terroristico a Beslan, ex membro del comitato dell'associazione “Madri di Beslan”. E' intervenuta contro I legami dell'associazione “Madri di Beslan” con il sensitivo Grabovoj, è stata a capo di “Voce di Beslan” dopo la scissione dell'organizzazione “Madri di Beslan”. Intervenendo criticamente sui risultati delle indagini sul caso dell'atto terroristico a Beslan il 9 aprile 2011 a una conferenza internazionale nella città italiana di Carmagnola insieme all'osservatore militare della “Novaja gazeta”, il veterano di due campagne cecene Arkadij Babčenko, ha dichiarato che della morte di un gran numero di ostaggi nel corso dell'atto terroristico di Beslan sono colpevoli anche gli uomini delle strutture armate russe.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Dudieva: le autorità non vogliono dire la verità sull'atto terroristico a Beslan", "Gli abitanti di Beslan: il tempo non cura le ferite della tragedia", "Susanna Dudieva: dell'atto terroristico a Domodedovo sono colpevoli quelli che hanno permesso la tragedia", ""Voce di Beslan" intende rendere internazionale il movimento "Per lo status delle vittime degli atti terroristici"", "Le "Madri di Beslan" dichiarano che le autorità intendono nascondere le prove dell'atto terroristico nella scuola n. 1 [7]".

Autore: Dmitrij Florin; fonte: corrispondente del “Kavkazskij uzel”


Note

[1] In Russia si dice “non si porta la spazzatura fuori dall'isba”, come dire “i panni sporchi si lavano in famiglia”.

[2] Poco meno di 100 euro.

[3] Le leggi russe sono indicate con un titolo.

[4] Federal'nyj Zakon (Legge Federale).

[5] Respublika Severnaja Osetija-Alanija (Repubblica Ossezia del Nord-Alania; Alania è un altro nome dell'Ossezia del Nord).

[6] NeKommerčeskaja Organizacija (Organizzazione Non Commerciale).

[7] Le scuole russe sono indicate semplicemente con numeri.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/05/senza-memoria-di-beslan.html