08 ottobre 2009

A proposito di ritorni al passato (VI)

Come antisovietico [1] ad antisovietici...


21 SETTEMBRE 2009 ALEKSANDR PODRABINEK


Mi dispiace molto che i proprietari della tavola calda “antisovietica” [2] abbiano ceduto alla pressione del capo dell'amministrazione del quartiere Štukaturov e del prefetto Mitvol' e abbiano smontato l'insegna. Dispiace perché le richieste dei funzionari erano illegali. Perché tutto questo è un attentato alla libertà d'impresa, in particolare un ricatto fatto per mezzo dei pompieri e della SÈS [3]. Perché le denunce dei sono rozzezze, bassezze e stupidaggini. E ancora perché, il nome “Antisovietica” deve reggere il colpo senza piegarsi.

I proprietari del locale non vanno biasimati, si possono capire [4] – hanno voglia di mantenere l'attività. Con i capi moscoviti, istupuditi dalle esaltazioni di Stalin, non c'è da parlare. Ma avrei voglia di rivolgermi ai veterani che hanno scritto la denuncia.

Vi sembra soltanto di aver privatizzato il patriottismo, l'amore per la Russia e la preoccupazione per il suo futuro. Vi sembra soltanto che il vostro riposo sia meritato e onorevole. Vi sembra soltanto di godere del rispetto generale. Ve l'hanno inculcato molto tempo fa, ma il vostro tempo è finito. La vostra patria non è la Russia. La vostra patria è l'Unione Sovietica. Voi siete veterani sovietici e il vostro paese, grazie a Dio, sono già 18 anni che non c'è più.

Ma la stessa Unione Sovietica non era affatto quel paese che voi immaginavate sui manuali scolastici e nella sua stampa menzognera. L'Unione Sovietica non erano solo commissari politici, stacanovisti, truppe d'assalto del lavoro comunista e cosmonauti. L'Unione Sovietica erano anche rivolte contadine, vittime della collettivizzazione e del Holodomor [5], centinaia di migliaia di persone innocenti fucilate nei sotterranei dei cekisti [6] e milioni di persone tormentata nel GULag al suono dello schifoso inno di Michalkov [7]. L'Unione Sovietica erano i manicomi a tempo indeterminato per i dissidenti, gli omicidi dietro l'angolo e negli innumerevoli cimiteri dei lager – le tombe dei miei amici prigionieri politici, che non hanno vissuto fino alla nostra libertà.

Vi siete tanto irritati per il nome “antisovietico” perché, probabilmente, voi siete stati anche secondini in quei lager e in quelle prigioni, commissari nei reaprti anti-ritirata [8], boia nei luoghi delle esecuzioni. Siete voi, veterani sovietici, che avete difeso il potere sovietico e poi siete stati coccolati da questo e adesso avete paura della verità e mirate al vostro passato sovietico.

Vladimir Dolgich, presidente del Consiglio dei veterani moscovita, che in realtà ha fatto questa richiesta, in guerra fu commissario politico e poi fece carriera nel partito, divenendo alla fine segretario del CC del PCUS. Quelli della vecchia generazione devono ricordare questo cognome. Veterano del totalitarismo! E' ai tempi del suo potere che si imprigionava per attività antisovietica; non c'è da stupirsi che abbia reagito così male all'insegna del locale. Lei, Vladimir Ivanovič, è di quella banda di criminali comunisti che hanno tentato di uccidere il nostro paese e poi hanno saputo evitare felicemente processi e condanne. Adesso lei riemerge di nuovo per giustificare il suo passato. Il passato sovietico – sanguinoso, menzognero e vergognoso.

E io, dal passato antisovietico del nostro paese, ecco cosa vi dico. In Unione Sovietica a parte voi ci sono stati altri veterani, di cui non vorreste sapere e sentire nulla – i veterani della lotta contro il potere sovietico. Contro il vostro potere. Questi, come alcuni di voi, hanno lottato contro il nazismo e poi hanno combattuto contro i comunisti nei boschi della Lituania e dell'Ucraina occidentale, sui monti della Cecenia e tra le sabbie dell'Asia centrale. Questi guidarono le rivolte del lager di Kengir [9] nel 1954 e andarono alla manifestazione di Novočerkassk del 1962, repressa a colpi d'arma da fuoco. Sono quasi tutti morti, la loro memoria non è conservata quasi da nessuno, non gli si intitolano piazze e vie. Alcuni di loro, rimasti in vita, non ricevono sussidi e pensioni personali dallo stato, vivono in povertà e sconosciuti. Ma non voi, protettori e adoratori del potere sovietico, eppure proprio questi sono i veri eroi del nostro paese.

La nostra sonnolenta societò ancora non ha preso coscienza di tutto questo. Ancora non è affatto in grado di valutare il significato della resistenza anticomunista, né di onorare la memoria dei caduti nella lotta contro il potere sovietico. La nostra società è ancora del tutto sotto l'ipnosi della propaganda sovietica o, nel migliore dei casi, guarda con indifferenza al proprio passato, non capendo il suo significato per il proprio futuro.

Ma non c'entrano qui i veterani sovietici – i falchi di Stalin e i leccapiatti di Brežnev, i soffocatori della libertà del partito di Vladimir Dolgich. Persone che sembrerebbero normali vivono obbedientemente e senza disgusto in un mondo di simboli e nomi sovietici. Leggono la “Komsomol'skaja pravda” [10], lavorano al “Moskovskij komsomolec” [11], recitano al teatro “Leninskij Komsomol” [12], vivono nel viale Lenin e non chiedono neanche di cambiargli nome. Che differenza fa, dicono, come si chiama. Effettivamente, vivere nella pulizia o nella sporcizia – che differenza fa?! E si sono ravvivati solo quando i veterani si sono sentiti offesi a nome del potere sovietico. Ah, come si fa a far convivere queste cose: che ci sia la democrazia e che i veterani non si offendano, perché bisogna rispettarli.

Eppure merita rispettare chi ha lottato contro il nazismo. Ma non i difensori del potere sovietico. Bisogna rispettare la memoria di chi si è opposto al comunismo in URSS. Questi hanno difeso la libertà in un paese non libero. La loro memoria conta qualcosa in una Russia che si proclama democratica?

E' l'ora di far cessare le lamentele ipocrite sui sentimenti dei veterani che sono offesi dagli attacchi al potere sovietico. Il male dev'essere punito. I suoi servitori – pure. Il disprezzo dei posteri è il meno che si meritino i costruttori e i difensori del regime sovietico.



Ežednevnyj Žurnal” [13], http://www.ej.ru/?a=note&id=9467 (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] La parola Antisovetčik potrebbe significare anche “anticonsigliere”, in quanto sovet significa “consiglio”. Impossibile rendere il gioco di parole.

[2] Pare che così fosse chiamata ironicamente una tavola calda moscovita che si trovava davanti all'albergo “Sovetskaja” (“Sovietica” – il termine russo per “albergo” è femminile). Gli ultimi proprietari ne avevano ufficializzato il nome...

[3] Sanitarno-Èpidemiologičeskaja Stancija (Stazione Sanitario-Epidemiologica), in pratica l'unità sanitaria locale.

[4] Anche il gioco di parole tra penjat' , “biasimare” e ponjat', “capire” è impossibile da rendere...

[5] “Morte per fame” (la carestia provocata da Stalin in Ucraina, che fece milioni di vittime).

[6] Gli agenti della ČK (Črezvyčajnaja Komissija po bor'be s kontrrevoljucej I sabotažem – Commissione Straordinaria per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio) – pronunciata če-ka – la prima polizia politica sovietica.

[7] Sergej Vladimirovič Michalkov, scrittore sovietico, padre dei registi Nikita Sergeevič Michalkov e Andrej Končalovskij (vero nome: Andrej Sergeevič Michalkov) e autore del testo della prima versione dell'inno sovietico, che inneggiava anche a Stalin.

[8] Reparti che sparavano su chi si ritirava.

[9] Lager del Kazakistan centrale.

[10] “La Verità del Komsomol”. Komsomol sta per KOMmunističeskij SOjuz MOLodëži (Unione della Gioventù Comunista). La “Komsomol'skaja pravda” era l'organo di questa organizzazione, ma adesso è un giornale popolare.

[11] “Il membro del Komsomol di Mosca”. Un tempo organo del Komsomol moscovita, adesso giornale popolare di basso livello.

[12] “Komsomol Leninista”.

[13] “Rivista Quotidiana”, giornale indipendente.


http://matteobloggato.blogspot.com/2009/10/come-aleksandr-podrabinek-ridivento-un.html

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