21 febbraio 2007

A proposito della giustizia in Russia

Processo in corso[1]

Attraverso l’asfalto

Al posto di una Società per l’amicizia russo-cecena disciolta ne sono comparse tre

Due settimane fa la Corte Suprema ha confermato la sentenza del tribunale di Nižnij Novgorod[2] che ha disposto lo scioglimento della Società per l’amicizia russo-cecena. Motivo dello scioglimento era stata la pubblicazione da parte del giornale Pravozaščita[3] degli appelli di Aslan Maschadov per la cessazione della guerra in Cecenia. Il leader della disciolta società Stanislav Dmitrievskij ha raccontato alla Novaja Gazeta cosa intenda fare nel futuro prossimo.

— C’è una qualche logica nella sentenza della Corte Suprema?

— E’ difficile dirlo in una lingua semplice e comprensibile. Qui si sono intrecciate alcune questioni di diritto. In primo luogo, il tribunale ha stabilito di punirmi per “orientamento estremista”, tuttavia secondo la legge non ogni incitazione all’inimicizia è estremismo, lo è solo se è legata alla violenza. Questo è quanto precisamente stabilisce la legge. Nelle carte del mio processo non sta scritto da nessuna parte, che quanto è stato pubblicato su quel giornale abbia provocato fatti di violenza.

In generale la Corte Suprema non mi ha reso note le motivazioni della sentenza e finora non so su cosa si sia basata.

La seconda evidente violazione consiste nel fatto che la sentenza è stata emessa l’11 aprile dello scorso anno e la nuova legge, sulla base della quale è stata sciolta l’organizzazione, è entrata in vigore il 18 aprile. Insomma hanno reso retroattiva la legge.

— Come si evolveranno gli eventi?

— Nel diritto russo è stato fissato un punto. Il tribunale supremo dello stato ha riconosciuto legale e fondata la sentenza che sancisce il nostro scioglimento. Si capisce che quanto prima presenteremo un’istanza alla Corte Europea per i diritti dell’uomo.

Noi continueremo a lavorare. Al posto di un’organizzazione adesso ne sono state registrate tre. La prima – la Società per l’amicizia russo-cecena – è stata fatta registrare in Finlandia da tre abitanti di Nižnij Novgorod. Io ne sono presidente. A Nižnij Novgorod abbiamo fatto registrare il Fondo di sostegno per la tolleranza. La terza organizzazione – l’organizzazione autonoma senza scopo di lucro “Tolleranza” – è stata fatta registrare da noi a Groznyj. L’organizzazione finlandese non aprirà alcuna sede in Russia, questo non avrebbe senso. Legheremo semplicemente queste tre organizzazioni con degli accordi per un’azione comune.

Ma penso che nel corso di quest’anno tenteranno di sciogliere anche queste organizzazioni registrate in Russia. Ciò nonostante continueremo a lavorare. Per prima cosa dobbiamo completare la preparazione del materiale per un tribunale internazionale sulla Cecenia.

— In quale misura potete contare sul sostegno internazionale?

— Voglio precisare subito: non ho chiesto questo sostegno. Questa campagna è stata iniziata da un deputato del parlamento finlandese in maniera totalmente inaspettata per noi. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani russe e internazionali hanno aderito ad essa. Circa un centinaio di persone autorevoli ci hanno sostenuto all’estero. Tra queste ci sono tre direttori di grandi fondi internazionali. Noi intendiamo lavorare con loro.

P.S. Lo scioglimento della Società per l’amicizia russo-cecena è stata duramente condannato da politici, scienziati e uomini di cultura di tutto il mondo, che hanno inviato una lettera aperta al presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. I difensori dei diritti umani di Nižnij Novgorod hanno trovato il sostegno dello scrittore premio Nobel Harold PINTER[4] (Gran Bretagna), del filosofo Francis FUKUJAMA (USA), il direttore della Gazeta Wyborcza[5] Adam MICHNIK[6] (Polonia), lo scrittore Abdulhamid AMMAR (Siria), il titolare della cattedra di storia russa dell’università di Harvard Richard PIPES (США), il presidente del Fondo Heinrich Böll Ralf FUCKS (Germania) e altri.

Natal’ja Černova

08.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/09/08.html

(traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Il titolo russo Sud da delo gioca sulla locuzione russa poka sud da delo che significa “finché la faccenda va avanti”. Sud significa “tribunale”, “corte”, “giudizio”. Delo significa “questione”, “faccenda”, ma anche “causa” o “procedimento penale”. Se tradurre il senso dell’espressione è difficile, rendere il gioco di parole è impossibile.

[2] Nome originario della città di Gor’kij, tornato in auge dopo la caduta dell’URSS.

[3] In realtà si chiama Pravo-Zaščita cioè “Diritto-Difesa” e si occupa della difesa dei diritti umani. Il corsivo, qui e altrove è mio.

[4] Il rilievo grafico, qui e altrove, è dell’autore.

[5] “Giornale Elettorale”.

[6] Adam Michnik, all’epoca del regime comunista, era un dissidente. Anche per lui, come nel caso di Memorial, una interessante continuità…

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