31 dicembre 2006

A proposito di Beslan (II)

IL GIORNO DELL’IGNORANZA[1]
I rapporti delle due commissioni che indagano sull’atto terroristico sono a disposizione della "Novaja Gazeta"

Un anno fa in Russia veniva presa la scuola della città di Beslan con bambini e adulti. Furono prese in ostaggio 1128 persone. Il 3 settembre a seguito di un’operazione militare per l’eliminazione dei terroristi morirono 331 ostaggi, tra cui 186 bambini. Questa statistica, in effetti, è la più precisa che sia nota un anno dopo questo crimine.
Finora non sappiamo quanti fossero i terroristi e chi concretamente abbia preso parte alla presa della scuola. Non sappiamo come sia riuscito ai guerriglieri portare nella scuola tante armi. Non sappiamo chi effettivamente comandasse il gruppo di guerriglieri. Non sappiamo chi coordinasse le loro azioni fuori dalle mura della scuola. Non sappiamo chi abbia ordinato questo crimine e quali scopi avesse il mandante.
A queste indubbiamente fondamentali domande non ci sono risposte. La versione dei fatti elaborata dalla Procura Generale nei capi d’accusa a Nurpaš Kulaev[2] non ha retto all’urto con le deposizioni della parte lesa — gli abitanti di Beslan.
Stando ai risultati provvisori di 23 udienze giudiziarie, si può dire, che la procura della Russia non da risposta alle domande più importante. Inoltre agli abitanti di Beslan appare già evidente che la procura non intende cercare i nessi causali tra la morte di una grande quantità di ostaggi e l’operato dei rappresentanti del potere esecutivo e dei dirigenti dei servizi segreti russi.
I cittadini dell’Ossezia Settentrionale, e in particolare gli abitanti di Beslan affermano, che tale posizione degli inquirenti della Procura Generale aiuta non solo le alte cariche, ma anche gli organizzatori e gli esecutori dell’atto terroristico, a non farsi carico delle loro responsabilità.
Perfino qui, a Beslan e a Vladikavkaz[3], il quadro della tragedia non si presenta completo. Ma più ci si allontana dalla repubblica[4], più chiara si fa la tendenza ad aggirare le domande spiacevoli, ad interpretare i fatti in modo dubbio, a non ammettere neanche l’evidenza.
La versione non definitiva del rapporto della commissione parlamentare federale capeggiata da Aleksandr Toršin si trova a disposizione della redazione «Novaja Gazeta». Conoscerla permette di capire che, purtroppo, questa commissione ha preso una posizione di attesa, anche se su molte questioni chiave ha già formulato la propria opinione. E questa opinione non chiarisce il quadro della tragedia perché ripercorre il lavoro della Procura Generale. Nel rapporto risuonano rimproveri indiretti nei confronti del presidente Dzasochov[5], del capo dell’FSB[6] dell’Ossezia Settentrionale Andreev e rimproveri diretti nei confronti del Ministero degli Interni della repubblica di Inguscezia[7] e di alcuni giornalisti. Ma nei confronti dei militari, né dei rappresentanti dell’FSB, dell’FSO[8] e del Ministero degli Interni[9], né dei membri dell’ufficio di presidenza della Federazione Russa, né dei pompieri, né dei medici, in effetti non si muovono seri appunti. Come si dice nel rapporto: «L’operato delle forze dello Stato in generale va considerato positivo… In una situazione che si aggravava il quartier generale ha operato conformemente alla legge, sono state applicate tutte le misure necessarie per la salvaguardia della vita e della salute dei civili e per la minimizzazione delle conseguenze dell’atto terroristico».
Fra l’altro riteniamo che le conclusioni tratte dalla commissione Toršin nella seconda parte del rapporto (dedicata direttamente all’atto terroristico di Beslan) siano mobili: cioè è pienamente possibile che cambino secondo gli sviluppi della situazione. Se agli abitanti di Beslan riuscisse dimostrare che i guerriglieri erano più di trentadue, nel rapporto scriverebbero una nuova cifra. Se con gli sforzi della parte lesa si riuscisse ad intentare una causa penale contro gli agenti e i dirigenti dei servizi segreti, nel rapporto figurerebbero nuove accuse.
In ogni caso, anche se il rapporto della commissione Toršin venisse pubblicato, non rappresenterebbe più una scoperta. Ben più significativo è risultato il lavoro di una seconda commissione, a cui nessuno nel paese dava inizialmente importanza. Ai deputati dell’Ossezia Settentrionale, che hanno condotto una propria indagine, è riuscito creare un quadro ben più completo dell’atto terroristico e del blitz, di quello dei loro «più importanti» colleghi del centro federale.
A settembre il capo della commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale che indaga sui fatti di Beslan, il vicepresidente del parlamento Stanislav Kesaev leggerà ai deputati del parlamento dell’Ossezia Settentrionale un rapporto sui risultati provvisori del lavoro della commissione. Oggi compariamo i risultati e le conclusioni delle due commissioni (Kesaev e Toršin) sui momenti chiave dell’atto terroristico di Beslan. Il
loro confronto spiega molte cose.


1. IL NUMERO DI GUERRIGLIERI

  • Commissione parlamentare federale
    Presumibilmente 32 guerriglieri.
    Basaev[10] organizzò l’atto terroristico, della banda facevano parte ingusci[11], ceceni e mercenari provenienti da paesi arabi. Si è riusciti a stabilire l’identità di 17 di essi. Ma nel rapporto della commissione Toršin solo una volta sorge il dubbio che i guerriglieri fossero di più e che qualcuno abbia potuto fuggire dalla scuola.
    Infatti nel rapporto si dice che il 1 settembre ad uno degli ostaggi (non si fa il nome, ma nel rapporto Kesaev sta scritto “A. Kudzaev”. — n.d.a.) è riuscito fuggire dalla scuola e che da questi è stato riconosciuto da una foto uno dei guerriglieri — I.I. Kodzoev, nativo dell’Inguscezia. Sono stati individuati la moglie e i tre figli del guerrigliero, che sono stati trasportati a Beslan. In un video è stata registrata la richiesta della moglie del guerrigliero di essere impiegata nelle trattative.
    Alle 23.00 alla moglie del terrorista I.I. Kodzoev è stata data la possibilità di parlare al telefono col marito. Questa si è rivolta a lui chiedendogli di risparmiare i bambini presi in ostaggio. Kodzoev
    ha rifiutato. Ha dichiarato che avrebbe sparato a chiunque tra i suoi familiari avesse tentato di mettersi in contatto con lui.
    Questo sta nel rapporto, ma ai margini sono stati posti alcuni punti esclamativi e interrogativi. Si capisce perché: nell’aprile 2005, cioè 7 mesi dopo l’atto terroristico, I.I. Kodzoev è stato ucciso in Inguscezia. E ai parlamentari (in verità, solo «ai margini». — nota dell’autrice) un giusto dubbio: o I.I. Kodzoev è fuggito dalla scuola o non è mai stato là.
    A quanto abbiamo saputo, l’appello della moglie di Kodzoev iniziava con le parole: «So che non sei nella scuola…».
    Tuttavia nessuna spiegazione di queste incongruenze è data nel «corpo» del rapporto della commissione Toršin.
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    Basandosi sulle deposizioni degli ostaggi, ma anche su testimonianze personali (i deputati del parlamento dell’Ossezia Settentrionale, tra cui lo stesso Stanislav Kesaev, sono stati testimoni dell’atto terroristico), la commissione è giunta alla conclusione che i terroristi fossero più di 32. In primo luogo la Procura Generale non ha fornito, secondo la commissione, convincente dimostrazione del fatto che i guerriglieri fossero proprio 32. In secondo luogo, secondo le deposizioni degli ostaggi, tra i terroristi c’era un gruppo di sabotatori di etnia slava, tra cui una donna-cecchino che aveva il volto scoperto e non portava la «cintura da šachid[12]». Questo gruppo parlava in puro russo. Tra i cadaveri dei terroristi uccisi non sono stati trovati né slavi né una donna-cecchino. Tra i cadaveri non è stato riconosciuto neanche un guerrigliero con una cicatrice che gli attraversava tutto il volto, che è stato visto praticamente da tutti gli ostaggi. Anche S. Kesaev ha visto di persona che il 3 settembre, durante il blitz nella scuola, sono stati catturati tre uomini in tuta mimetica. Uno di essi sarebbe Nurpaša[13] Kulaev, gli altri due — dei civili. Non di meno, nonostante tutti i tentativi di ottenere i cognomi e gli indirizzi di queste persone, né la commissione federale di Toršin, né l’FSB, né la Procura Generale hanno dato risposta.
    La commissione farà molta attenzione anche a questo fatto: dopo la fine dell’operazione per l’eliminazione dei terroristi nella scuola è stata trovata una grande quantità di tute mimetiche gettate via che non sono state consegnate agli inquirenti. Contare i vestiti gettati via e quelli che restavano addosso ai terroristi uccisi non avrebbe costituito un problema per gli esperti. La Procura generale non ha saputo spiegare perché ciò non sia stato fatto.
    Kesaev ha sollevato questa questione durante un’interpellanza alla commissione parlamentare federale, ma la commissione Toršin non si è interessata di questo fatto.

2. CHI E’ RESPONSABILE DELLE FALSE INFORMAZIONI SUL NUMERO DEGLI OSTAGGI

  • Commissione parlamentare federale
    Nel rapporto della commissione federale non si dice nulla delle menzogne riguardanti il numero degli ostaggi.
    Si ricordano le liste provvisorie, stilate alle 12 del 1 settembre, dove figura il numero 354, si ricorda il rapporto del capo del ROVD[14] alle 16.20 dello stesso giorno: il numero degli ostaggi supera i 700, si continua ad aggiornare le liste.
    Alle 0.15 del 2/09 si sono avute le liste, in cui risultavano circa 1100 ostaggi.
    Si dice anche che nel pomeriggio del 1 settembre dall’edificio della scuola sono riusciti a fuggire sei ostaggi, che sono stati interrogati sulla situazione nella scuola. E’ risultato che gli ostaggi erano stati divisi in gruppi e piazzati in diverse parti della scuola. La maggior parte era stata raccolta nella palestra. In altri vani della scuola c’erano gruppi di 100 e più ostaggi.
    Alla domanda “Perché il quartier generale, che conosceva il numero degli ostaggi, ha dato ostinatamente informazioni false?” non c’è risposta nel rapporto.
    Però per la prima volta si fa il nome di un funzionario, che «filtrava» le informazioni. Quando i giornalisti hanno preso a mandare in onda informazioni provenienti da fonti non verificate (leggi: non ufficiali. — n.d.a.), i contatti coi giornalisti sono stati affidati al ministro degli Interni dell’Ossezia Dzantiev, al capo dell’FSB locale Andreev e all’addetto stampa di Dzasochov Lev Dzugaev. Attraverso il rappresentante dell’ufficio di presidenza della Federazione Russa D.S. Peskov è stato garantito un regolare afflusso di informazioni ai mass media.
    Nel rapporto Toršin non c’è alcuna valutazione delle conseguenze delle bugie intenzionali, che per tre giorni sono state ascoltate anche dai terroristi (avevano giornali freschi di stampa, la radio e la possibilità di guardare i notiziari televisivi).
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    Già nelle prime ore del sequestro era noto al quartier generale che il numero di ostaggi era 1000 e oltre. Il primo giorno la cifra ufficiale oscillava tra le 120 e le 500 persone. Ma nei due giorni seguenti i rappresentanti ufficiali del quartier generale, tra cui il suo capo nominale V.A. Andreev, hanno parlato ai mass media di 354 ostaggi. Questa bugia intenzionale, secondo numerose testimonianze di ostaggi, ha fatto crescere l’aggressività dei terroristi. E’ stata perfino una delle cause dell’uccisione di alcuni uomini presi in ostaggio, i cui corpi sono stati ostentatamente gettati dalla finestra della sala di lettura, situata al secondo piano della scuola.
    La responsabilità per le informazioni intenzionalmente false sugli ostaggi, secondo la commissione dell’Ossezia Settentrionale è dei rappresentanti del centro federale: il funzionario dell’ufficio di presidenza e sostituto dell’addetto stampa del presidente della Federazione Russa Gromov Dmitrij Peskov e il funzionario dell’ufficio della VGTRK[15] di Mosca Vasil’ev. Stando alle testimonianze del vicepresidente del parlamento Kesaev, il 2 settembre questi fu convocato al quartier generale per discutere sul modo di informare la popolazione sul vero numero di ostaggi nella scuola. Dei moscoviti si presentarono come collaboratori della sezione informativa dell’ufficio di presidenza della Federazione Russa e chiesero di non diffondere informazioni che contraddicessero quelle ufficiali.
    Nel suo rapporto la commissione dell’Ossezia Settentrionale porrà la questione della responsabilità penale per la diffusione intenzionale di false informazioni sul numero degli ostaggi.

3. CHI COMANDAVA LA КТО (KONTRTERRORISTIČESKAJA OPERACJA)[16]

  • Commissione parlamentare federale
    La commissione Toršin esamina a fondo questa questione indubbiamente importante. Cita la legislazione della Federazione Russa per definire chi deve assumersi la responsabilità in tali situazioni. Così, nell’Ossezia Settentrionale nel luglio 2001 è stato elaborato un piano complesso che coinvolgeva le forze e i mezzi per la difesa dei luoghi più importanti dal terrorismo. Secondo questo piano a capo del quartier generale era stato posto il presidente della repubblica A. Dzasochov e non uno dei capi dell’FSB dell’Ossezia. Secondo il decreto del presidente della Federazione Russa № 352-rps del 1 agosto 2004 all’interno dei soggetti del Distretto Federale Meridionale[17] devono essere creati dei gruppi per la direzione delle operazioni (GROU[18]) in servizio permanente effettivo, il comando dei quali è affidato ai più diretti collaboratori del rappresentante della commissione antiterrorismo — cioè ai più alti ufficiali delle
    ВВ del Ministero degli Interni della Federazione Russa. A quel tempo il più diretto collaboratore del capo della commissione antiterrorismo dell’RSO-A[19] e il comandante del gruppo per la direzione delle operazioni del Ministero degli Interni della Federazione Russa per l’RSO-A era il colonnello A.A. Cyban’ (che è entrato a far parte del quartier generale). Durante l’atto terroristico a Beslan il governo della Federazione Russa non ha neanche adempiuto pienamente a quanto richiede la legge sulla lotta al terrorismo. Così, con il proprio decreto № 11/46 del 01/09/04 il governo ha creato un quartier generale con a capo un rappresentante dell’FSB della Federazione Russa e ha incaricato Patrušev[20] di nominarne il capo, anche se proprio il governo avrebbe dovuto farlo. In qualche modo perfino il presidente Putin ha violato la legge sulla lotta al terrorismo, perché proprio questi, secondo quanto afferma il rapporto Toršin, su suggerimento di Nurgaliev[21] e Patrušev ha nominato capo del quartier generale il generale Andreev. In tal modo, solo per nominare lo «scambista»[22] si è perso circa un giorno e mezzo. Andreev ha preso il comando delle operazioni solo alle 14.45 del 2 settembre, dopo aver ricevuto un ordine scritto del direttore dell’FSB. Comunque il rapporto Toršin non giunge a questa conclusione.
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    Il primo giorno è caratterizzato dall’assenza di un unico quartier generale. Nessuno si prende la responsabilità di dirigere l’operazione antiterroristica. Si formano alcune strutture di cui fanno parte membri dell’FSB, della 58.a armata, del Ministero degli Interni, di funzionari e rappresentanti del potere esecutivo dell’Ossezia Settentrionale. L’autorità si incarna nel presidente Dzasochov. Ma non se ne stabilisce la dislocazione, né c’è accordo sui metodi d’azione. Il secondo giorno dell’atto terroristico il capo della sezione locale dell’FSB Andreev diviene capo dell’operazione antiterroristica. Il 1 settembre giungono da Mosca i più diretti collaboratori di Patrušev Proničëv e Anisimov e anche il capo del CSN[23] dell’FSB della Federazione Russa Tichonov e il capo dell’FSB del Distretto Federale Meridionale generale Kaloev. Il
    generale Andreev comanda i propri capi (!). Nel frattempo, secondo quanto dicono i testimoni che si trovavano nel quartier generale, gli agenti moscoviti dell’FSB e gli uomini dell’ufficio di presidenza della Federazione Russa avevano creato il proprio quartier generale parallelo, a cui non aveva accesso Andreev e neanche Dzasochov. Il ruolo di Proničëv e Anisimov nel comando dell’operazione antiterroristica è tuttora oscuro. Nei materiali per il processo penale non ci sono le loro deposizioni come testimoni indiretti.

4. IL RUOLO DI ANDREEV

  • Commissione parlamentare federale
    Nel rapporto Toršin, tuttavia, è scritto dettagliatamente cos’ha fatto Andreev e quando. Nonostante il fatto che Andreev comandasse l’operazione antiterroristica, svolgeva inoltre una serie di funzioni, non proprie del capo di un quartier generale. In particolare Andreev ha accompagnato Aušev[24] nella scuola, ha condotto trattative coi terroristi, ha condotto personalmente all’interno del primo cordone di sicurezza gli uomini dell’
    МČS[25] che andavano a raccogliere i corpi degli ostaggi uccisi, ha informato i mass media sul lavoro del quartier generale, ha fatto dichiarazioni davanti alla popolazione della città, ha concesso interviste alla stampa, mentre nel frattempo il quartier generale non teneva riunioni, lavoravano gruppi separati, formati sulla base dei ministeri e delle istituzioni, che prendevano parte all’operazione antiterroristica.
    La disposizione esistente (dal 2003), in cui sono definite la struttura e l’organizzazione del lavoro necessarie e i compiti funzionali del capo e dei membri del quartier generale, non è stata applicata. Così, il quartier generale non ha organizzato a dovere il lavoro per la raccolta tempestiva degli ordini e delle disposizioni dei capi e per la raccolta e la diffusione dei dati sui mutamenti della situazione e sull’operato dei terroristi.
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    Nella valutazione del ruolo di Andreev l’opinione della commissione ricorda in qualche modo la deposizione del presidente Dzasochov al processo sull’atto terroristico di Beslan. Aleksandr Sergeevič semplicemente non si ricorda di Andreev, inoltre più volte gli sfugge detto che, in effetti, a Beslan tra il 1 e il 3 settembre tutte le decisioni sono state prese dai più diretti collaboratori di Patrušev: i generali dell’FSB Proničëv, Anisimov e Tichonov.

5. IL RUOLO DEI GENERALI DELL’FSB PRONIČËV E ANISIMOV

  • Commissione parlamentare federale
    Per dare aiuto al quartier generale fu inviato a Beslan il primo vicedirettore dell’FSB, il generale di brigata Proničëv, che aveva fatto l’esperienza necessaria per la liberazione di ostaggi, in particolare nel Centro Teatrale sulla Dubrovka a Mosca[26].
    Con l’arrivo a Beslan di Proničëv e Tichonov (capo del CSN dell’FSB della Russia, di cui fanno parte «Al’fa» e «Vympel»[27]) il quartiere è stato circondato e bloccato, sono stati posizionati dei tiratori scelti, è stata organizzata la sorveglianza della scuola e sono state attivate le trattative. Nel frattempo alla commissione parlamentare è rimasto oscuro il ruolo dell’altro stretto collaboratore di Patrušev — il generale V.G. Anisimov. Idealmente la partecipazione di questa alta personalità all’operazione antiterroristica, avrebbe dovuto esprimersi e trasformarsi in qualche atto concreto per la soluzione di una situazione che si era aggravata e non semplicemente esprimersi nella presenza di questo funzionario, o specialista, sul luogo della situazione di emergenza[28].
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    La commissione dell’Ossezia Settentrionale è convinta che i veri capi dell’operazione antiterroristica erano proprio gli alti funzionari dell’FSB. La commissione giudica assai negativamente il fatto che durante il processo non siano stati interrogati i principali protagonisti dell’operazione antiterroristica — il generale Proničëv, il generale Anisimov, il capo del CSN dell’FSB Tichonov, il capo dell’FSB della Federazione Russa Patrušev. La commissione insisterà perché le persone summenzionate siano interrogate ufficialmente, perché senza le loro deposizioni e senza determinare il grado di responsabilità di ciascuna di queste persone l’indagine sull’atto terroristico non si può considerare completa.

6. LE RICHIESTE DEI TERRORISTI

  • Commissione parlamentare federale
    Alle 11.05, per mezzo di una donna presa in ostaggio i guerriglieri inviarono un messaggio in cui si esprimeva l’intenzione di intavolare trattative solo col presidente dell’Ossezia Settentrionale Dzasochov, col presidente dell’Inguscezia Zjazikov e con Rošal’[29]. I terroristi fornirono un numero di telefono — 8-928-728-33-74, tuttavia a questo numero non rispose alcuno. Le ultime due cifre erano state scritte scorrettamente dai terroristi.
    Alle 16.05 dalla scuola uscì di nuovo una donna presa in ostaggio, che portò un messaggio. Nel messaggio compariva un’altra persona con cui i terroristi concordavano di parlare: il consigliere del presidente della Federazione Russa A. Aslachanov. Ancora una volta fu scritto un numero di telefono per contattare i terroristi: 8-928-728-33-47. Per mezzo di questo numero un negoziatore (un tenente colonnello dell’FSB dell’Ossezia Settentrionale. — n.d.a.) stabilì un contatto coi terroristi — il guerrigliero che rispose si definì uno šachid e dichiarò che in una classe aveva fatto saltare in aria 20 ostaggi. Il 1 e 2 settembre i terroristi continuarono ad insistere sulla presenza contemporanea alle trattative di Dzasochov, Zjazikov, Rošal’ e Aslachanov.
    La richiesta da parte dei terroristi della contemporanea presenza nella scuola di queste persone fu respinta in vista del reale pericolo della loro eliminazione[30].
    In ottemperanza alla legge federale sul terrorismo la richiesta da parte dei guerriglieri del ritiro delle truppe dalla Cecenia non poteva essere oggetto di trattative in quanto minaccia all’ordine costituzionale e all’integrità della Federazione Russa.
    Invece il quartier generale propose ai guerriglieri di scambiare gli ostaggi con gli uomini arrestati in Inguscezia come sospetti di aver commesso un attentato a Narzan’[31]. Nel caso che i guerriglieri acconsentissero erano stati preparati degli autobus «Ikarus».
    Il 2 settembre a coloro che conducevano le trattative furono aggiunti Ruslan Aušev e Michail Guceriev[32].
    Alle 14.45 Aslambek Aslachanov parlò al telefono coi terroristi e promise di trasmettere le loro richieste al presidente Putin in persona. I terroristi proposero ad Aslachanov di entrare nella scuola insieme ad Aušev.
    Il 2 settembre
    Аушев entrò nella scuola e si ottenne che fossero liberate 26 persone.
    Guceriev convinse i terroristi a consegnare i corpi degli ostaggi uccisi.
    Nella notte tra il 2 e il 3 i terroristi non si misero in contatto, non si svolsero trattative con loro.
    Sulle trattative coi terroristi del 3 settembre non ci sono dettagli nel rapporto della commissione federale.
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    Il 1 settembre per mezzo dell’ostaggio L. Mamitova i guerriglieri trasmisero un messaggio con la richiesta che A. Dzasochov, M. Zjazikov e L. Rošal’ entrassero nella scuola. Più tardi fu fatto anche il nome di
    А. Aslachanov. La richiesta dei terroristi che alle trattative partecipassero contemporaneamente Dzasochov, Zjazikov, Rošal’ e Aslachanov non fu esaudita.
    La richiesta da parte dei terroristi che finisse la guerra in Cecenia e fossero ritirate le truppe e che la Cecenia entrasse a far parte della CSI[33] furono considerate assolutamente inaccettabili dal quartier generale e non furono oggetto di trattative.
    La questione se coinvolgere Maschadov[34] e Zakaev[35] nelle trattative venne fuori troppo tardi. Non si riuscì a coinvolgere Maschadov nelle trattative (cioè ad esaudire una delle richieste dei terroristi), anche se questi aveva dato il proprio assenso.
    La commissione constata anche che finora non è stata fatta piena luce sulle richieste dei terroristi. E’ ignoto il destino e il contenuto della cassetta fornita dai guerriglieri al quartier generale.

7. IL CORSO DELLE TRATTATIVE E IL COINVOLGIMENTO IN ESSE DI MASCHADOV

  • Commissione parlamentare federale
    Del coinvolgimento di Maschadov nelle trattative nel rapporto della commissione Toršin si parla poco e in modo contraddittorio. In un caso si da un secco sommario: «Il 2 settembre in qualità di possibile negoziatore i terroristi fecero il nome del ricercato[36] Aslan Maschadov. Dzasochov ed Aušev tentarono di mettersi in contatto con lui per mezzo di Zakaev, ma Maschadov non si mise in contatto con loro».
    Ma alcune pagine dopo nel rapporto compaiono le seguenti notizie:
    «Il quartier generale operò tempestivamente per coinvolgere Maschadov nelle trattative. Per mezzo degli organi dell’FSB fu subito stabilito un contatto telefonico con Zakaev, che si trovava a Londra. Dzasochov ed Aušev chiamarono Zakaev, ma si attivò la segreteria telefonica, ed essi lasciarono un messaggio con la richiesta di contattarli tempestivamente. Al mattino del 3 settembre Zakaev ebbe un colloquio telefonico con Aušev e Dzasochov. Zakaev disse che il contatto con Maschadov era unidirezionale e che c’era bisogno di tempo per avere una risposta. Aušev chiese a Zakaev anche di contattare Basaev per trovare un modo per risolvere la situazione che si stava aggravando e che minacciava esiti terribili. Zakaev rifiutò questa proposta a causa dei suoi rapporti conflittuali con Basaev. Di conseguenza neanche Zakaev si mise più in contatto con loro.
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    Alla fine del secondo giorno non intervenne nelle trattative coi terroristi alcuno degli importanti funzionari federali, nelle competenze dei quali rientrava almeno parzialmente il compito di valutare le richieste dei guerriglieri[37].
    La promessa di chiamare in aiuto del negoziatore principale — un tenente colonnello dell’FSB dell’Ossezia Settentrionale — i suoi più esperti colleghi di Mosca non fu mantenuta.
    Affidando la conduzione delle trattative a funzionari regionali, a membri delle forze armate, a un pediatra, e anche a M. Guceriev e R. Aušev (lo invitò a fare ciò S. Šojgu[38] in persona. — n.d.a.), il potere centrale della Federazione Russa, in effetti, venne meno alle proprie responsabilità e condannò all’insuccesso le trattative.
    La commissione ritiene, che l’esito non violento di simili atti terroristici a Budënnovsk[39] e a Kizljar[40] fu in buona sostanza garantito dalla partecipazione diretta del centro federale alle trattative: a Budënnovsk le trattative con Basaev furono condotte dal primo ministro V. Černomyrdin (e nella città si trovavano i capi di tutte le forze armate della Russia), a Kizljar le trattative furono condotte per ordine di Mosca dal presidente del Consiglio di Stato del Daghestan M. Magomedov.
    La speranza di un esito incruento era legata alla possibile partecipazione di A. Maschadov alla liberazione degli ostaggi. La commissione ha interrogato il testimone A. Zakaev, che ha dichiarato che della reale situazione di Beslan venne a sapere durante la prima conversazione telefonica con R. Aušev, che ebbe luogo il 2 settembre, 29 ore dopo la presa della scuola. R. Aušev chiese a Zakaev di coinvolgere A. Maschadov nelle trattative. Tra il pomeriggio del 2 settembre e la mattina del 3 Zakaev contattò Maschadov per mezzo di intermediari. Maschadov si disse pronto ad andare a Beslan, ponendo una sola condizione: la garanzia di un corridoio di sicurezza fino alla scuola. Zakaev dubitò sulla possibilità che venisse creato un corridoio per Maschadov e propose in alternativa la propria candidatura a prender parte alle trattative coi guerriglieri. Il 3 settembre alle 12 (ora di Mosca)[41] Zakaev contattò A. Dzasochov e ribadì il proprio assenso e quello di Maschadov a partecipare alle trattative. Dzasochov chiese due ore di tempo per la risoluzione di problemi tecnici e l’organizzazione delle trattative. Il seguente colloquio tra Dzasochov e Zakaev doveva aver luogo alle 14 (ora di Mosca). L’analisi della situazione indica che Maschadov dette il proprio consenso ad andare a Beslan meno di 20 dopo la prima telefonata di Aušev. La commissione trova strano il fatto che nessuno del quartier generale abbia tentato di contattare Maschadov il primo giorno del sequestro.

8. LE PRIME ESPLOSIONI

  • Commissione parlamentare federale
    Delle prime esplosioni, che hanno condotto all’operazione militare nella scuola di Beslan, nel rapporto della commissione federale non si dice praticamente niente. «Alle 13.05 si sono verificate due potenti esplosioni nella scuola.
    Secondo le deposizioni di alcuni ostaggi, i terroristi erano sotto l’effetto di stupefacenti. E’ possibile che, per questo motivo abbiano perso la capacità di controllare gli esplosivi e sia avvenuta un’esplosione».
    Si ha l’impressione che la commissione ignori una delle questioni più importanti che riguardano l’atto terroristico di Beslan: di quale natura erano le esplosioni, che hanno portato a un intervento di forza e alla morte di 331 ostaggi.
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    Grazie alla qualità delle indagini degli uomini della Procura Generale sulle cause delle prime esplosioni si può giudicare solo dalle deposizioni degli ostaggi e dei testimoni. L’assenza di analisi di qualità dal punto di vista balistico, di tecnica degli esplosivi e da altri punti di vista nel corso del procedimento penale pare indubbiamente strano alla commissione e fa sorgere molte domande.
    Le prime esplosioni, indubbiamente, hanno una motivazione nascosta — legale e politica.
    La possibile comparsa a Beslan di Maschadov e Zakaev avrebbe posto il Cremlino davanti a una scelta difficile: permettere il salvataggio degli ostaggi e con ciò legalizzare la figura di Maschadov e dare una possibilità ad una soluzione politica del problema ceceno. Un blitz non preparato come variante degli eventi ha permesso che non si creasse questa situazione. E ha reso invisibile la responsabilità del potere per la morte degli ostaggi.
    Dalle deposizioni degli ostaggi e dei testimoni si può trarre la conclusione che le esplosioni nella palestra abbiano sorpreso gli stessi guerriglieri. Addirittura non pochi testimoni dicono che le esplosioni nella palestra furono provocate dall’esterno. Risulta anche che nessuna delle catene che tenevano legate le bombe nella palestra sia stata toccata. Risulta che, dopo le esplosioni nella palestra, gli artificieri della 58.a armata abbiano disinnescato la maggior parte delle bombe. (In tutto c’erano 14 bombe a frammentazione di fattura artigianale e 4 mine antiuomo a deflagrazione circolare[42]. Sono
    state trovate e disinnescate 11 bombe. — n.d.a.) Ancora una volta la commissione sottolinea la cattiva qualità dell’indagine condotta e ritiene fondamentale la versione che pone un nesso causale tra l’uso dei lanciafiamme e le prime esplosioni nella palestra, perché la versione ufficiale, secondo cui la bomba è esplosa da sola o casualmente per colpa dei guerriglieri stessi, non trova conferma. Secondo l’analisi dei medici legali, nei corpi di 21 guerriglieri si è trovata una miscela di morfina e codeina, in cinque casi solo codeina, in uno — solo morfina. Nei corpi di tre guerriglieri non è stata trovata alcuna traccia di sostanze psicotrope.
    Non sono state trovate tracce di droghe pesanti nei corpi dei guerriglieri[43], il che coincide con le deposizioni degli ostaggi, che sottolineano l’alta professionalità[44] dei terroristi e non sono inclini a ritenere i guerriglieri dei semplici tossicodipendenti.

9. CHI E QUANDO HA DATO L’ORDINE DI USARE LANCIAFIAMME E CARRI ARMATI

  • Commissione parlamentare federale
    Il 2 settembre alle 16.30 il capo del quartier generale Andreev ha ordinato al comandante della 58.a armata Sobolev di mettere i carri armati e i blindati BTR[45] a disposizione del CSN dell’FSB su sua richiesta.
    Alle 17.00 Sobolev ha dato ordine a una divisione di carri armati di dirigersi verso Beslan. Alle 18.15 i carri armati sono giunti a Beslan e sono stati messi a disposizione del CSN dell’FSB.
    Il 3 settembre dopo le due prime esplosioni Andreev ha dato ordine al generale Tichonov (capo del CSN dell’FSB della Federazione Russa. — n.d.a.) di dare inizio all’operazione militare per il salvataggio degli ostaggio. I tiratori scelti dei gruppi di spionaggio e di osservazione agli ordini del capo del CSN hanno risposto ai colpi provenienti dalle postazioni dei terroristi.
    Alle 15.05 il capo del CSN ha dato ordine di entrare nell’edificio della scuola.
    Alle 18.00 sono stati definiti tutti i posti in cui si trovavano i guerriglieri — classi, sotterranei, soffitte. Non
    ci sono ostaggi.
    Per ordine del capo del CSN (il generale Tichonov. — n.d.a.)[46] e per minimizzare le perdite di agenti dell’FSB è stato portato sui punti di fuoco un carro armato (numero 325), il cui equipaggio era agli ordini del tenente A., comandante della divisione di carri armati. Per ordine del capo del CSN dell’FSB Tichonov, che si trovava sul carro armato, il comandante А. ha di conseguenza fatto fuoco in due occasioni. La prima — dalle 20.00 alle 20.30 — sparando quattro volte, la seconda — dalle 20.30 alle 21.00 — sparando tre volte. Sono state sparate granate a frammentazione nei vani delle finestre della mensa. Le capacità dei carri armati sono state utilizzate dal comandante del CSN dell’FSB con professionalità ed efficacia. La resistenza dei guerriglieri nel sottosuolo della mensa è stata spezzata.
    I terroristi che si trovavano nel sotterraneo, sono stati uccisi dal crollo del tetto dovuto a una granata sparata sopra di esso.
    Sempre per ordine del generale Tichonov verso i punti maggiormente difesi dai terroristi si è fatto fuoco coi lanciafiamme. In tutto i lanciafiamme hanno sparato 9 volte.
    La 58.a armata non disponeva di RPO-A[47] (solo di mitragliatrici, armi automatiche e tiratori scelti[48]).
    Per far cessare le versioni ostinatamente ripetute dai mass media sul fatto, che l’uso di lanciafiamme RPO-A «Šmel’
    [49]» abbia provocato la morte di un gran numero di ostaggi e che di per se l’uso di lanciafiamme sia illegale, va notato che secondo la legge sul terrorismo il capo di un’operazione antiterroristica ha diritto di usare tutte le forze e i mezzi per la conduzione della stessa. Di tali forze e mezzi dispongono il Ministero degli Interni, il Ministero della Difesa, l’FSB e l’FSO della Russia (art. 6 comma З «Sulla lotta al terrorismo»[50]).
    Secondo la disposizione del governo della Federazione Russa № 148/11 dell’11 marzo 2002 i lanciafiamme RPO-A fanno parte dell’armamentario delle suddivisioni degli organi dell’FSB. Nella parte tecnica delle istruzioni per l’uso dei manufatti
    РПО si dice che sono lanciafiamme reattivi da fanteria ad azione termobarica per l’attacco ai punti di fuoco nascosti o palesi del nemico. Lo «Šmel’» si presenta come un contenitore, predisposto per garantire la chiusura ermetica della copertura e del motore. La copertura della carica si presenta come una granata appuntita, che ruota sulla propria traiettoria, ed è riempita di miscela termobarica per colpire con un’enorme pressione i punti di fuoco del nemico per mezzo di un tipico processo termico[51]. A conferma di questo c’è l’assenza di focolai d’incendio nella soffitta della scuola, dove tali armi sono state utilizzate.
    Così l’RPO-A non rientra nel sottocomma b del comma 1 dell’articolo 1 del protocollo della convenzione di Ginevra sulla limitazione dell’uso di armi incendiarie, poiché non si tratta di un’arma incendiaria.
    L’RPO-Z e l’RPO-D[52] non fanno parte dell’armamentario dell’FSB della Federazione Russa e non sono stati utilizzati a Beslan durante l’operazione antiterroristica. La commissione nota anche che, dopo i lavori per liberare i sotterranei della scuola dalle macerie, là dove erano stati impiegati RPO-A, carri armati e granate non si sono trovati corpi di ostaggi. Così, l’uso di quest’arma, secondo la commissione, è motivato e non è in contrasto con la legislazione vigente.
  • Commissione parlamentare dell’Ossezia Settentrionale
    Dai materiali del procedimento penale appare chiaro che i lanciafiamme sono stati utilizzati da agenti del CSN dell’FSB della Federazione Russa. Ci sono anche dati necessari per dire che la divisone di carri armati della 58.a armata sia stata messa a disposizione del CSN dell’FSB della Federazione Russa. L’ordine di impiegare lanciafiamme e carri armati è stato dato dal capo del CSN dell’FSB, il generale Tichonov.
    Tuttavia la commissione dispone di dati sufficienti per dire che i lanciafiamme e i carri armati sono stati impiegati il 3 settembre, quando nella scuola si trovava un grande numero di ostaggi.
    Basandosi sulle deposizioni di numerosi testimoni (per esempio, la testimonianza del segretario del Consiglio di Sicurezza dell’Ossezia Settentrionale, il generale di divisione Uruzmak Sozyrkoevič Ogoev) e su osservazioni personali, la commissione ritiene che i carri armati abbiano iniziato a sparare sulla scuola tra le 15 e le 16 del 3 settembre. La commissione sottolinea anche, che i carri armati non hanno sparato colpi a salve, ma veri e propri proiettili a frammentazione e che ci sono ostaggi (fra cui anche bambini piccoli) da cui sono stati estratti proiettili da carro armato.
    La commissione nutre forti dubbi sulla versione ufficiale, che ha stabilito che si è sparato coi lanciafiamme sul tetto dell’edificio principale della scuola. Nessuno traccia dell’impiego di lanciafiamme in quei luoghi concreti è stata rinvenuta dalla commissione. Inoltre la commissione considera le conclusioni degli esperti della Procura Generale sulla non pericolosità dei lanciafiamme come minimo non convincenti né obbiettive.
    L’analisi delle cause della morte delle 331 persona da la seguente statistica: ferite da arma da fuoco — 51 persone (tra cui 21 persone che furono uccise il 1 e il 2
    сентября, e 10 agenti dei corpi speciali); ferite da schegge — 150 persone, ustioni — 10 persone, danni causati da corpi contundenti (frammenti del tetto in fiamme della palestra) — 4 persone. Gli esperti non hanno potuto stabilire le cause della morte di 116 persone per gli effetti delle fiamme, che le hanno anche completamente carbonizzate.
    La commissione ritiene anche enormemente significative le deposizioni del deputato della Duma di Stato[53] della Federazione Russa e membro della commissione parlamentare federale Ol’ga Georgievna Borzovaja sul tipo di ustioni riscontrate dai medici sugli ostaggi sopravvissuti. Nella storia clinica degli ostaggi ci sono resoconti che testimoniano che la causa di tali ustioni potrebbe essere il napalm, presente fra l’altro nelle cariche dei lanciafiamme RPO-Z.

C’E’ LA POSSIBILITA’ DI FERMARE IL TERRORE

Davanti a voi ci sono i risultati non definitivi del lavoro di due commissioni parlamentari: quella dell’Ossezia Settentrionale e quella federale. Volevamo confrontarle, non contrapporle. Il lavoro di entrambe le commissioni su Beslan è importante per la società russa. La commissione dell’Ossezia Settentrionale ha violato la pluriennale tradizione di mantenere il silenzio corporativo dei funzionari e ha cominciato a chiamare le cose coi loro nomi. La commissione Toršin non riesce ancora a decidersi a fare proprio censore non il potere, ma la società. Ma questa commissione non è omogenea. Le rare apparizioni sui mass media di membri della commissione federale mostrano che non tutti sono concordi con la linea «generale». Inoltre all’interno della commissione Toršin è stato fatto un patto tra i partecipanti: sul documento conclusivo devono essere d’accordo tutti. Ma spontaneamente, non sotto la pressione della Lubjanka[54] o dell’ufficio di presidenza della Federazione Russa. Nella commissione Toršin ci sono persone che capiscono, che l’indagine su Beslan non si può fermare — come l’indagine sul «Nord-Ost»[55], non si può schiacciare — come l’indagine sull’esplosione delle case a Mosca[56], non si può pervertire — come l’indagine sul «Kursk»[57].
E c’è anche il processo. Non è il più importante, ma è aperto. La cosa più importante di questo processo non sono procuratori e giudici, ma le madri dei bambini uccisi. E’ andata in modo che agli abitanti di Beslan è stata data una chance unica, perché questo è il primo processo del genere in Russia. E non è solo un processo al terrorismo. E’ un processo al sistema che produce questo terrorismo.
L’uomo più importante di questo sistema è il presidente. Questi, probabilmente, ha la sua spiegazione per la scuola di Beslan e per il cimitero di Beslan. Un anno dopo l’atto terroristico gli abitanti di Beslan hanno ricevuto un invito al Cremlino. Gli abitanti di Beslan si preparano ad un colloquio difficile: quando si dovrà dir tutto nella mezz’ora di protocollo. Ma comunque non c’è bisogno di dire, spiegare, esigere, piangere o chiedere alcunché. Bisogna avere la sua parola, che andrà al processo. Perché è un testimone.

Elena MILAŠINA, nostra corrispondente speciale, Vladikavkaz—Beslan, http://2005.novayagazeta.ru/nomer/2005/64n/n64n-s00.shtml
“Novaja Gazeta”, 01.09.2005 (traduzione e note di Matteo M.)



[1] Il 1 settembre in Russia è il primo giorno di scuola, festeggiato come “giorno della conoscenza”. Il 1 settembre di un anno fa i terroristi ceceni sequestravano i presenti nella scuola n. 1 di Beslan. Il gioco di parole è più pregnante in russo, poiché si contrappongono znanie, “conoscenza” e neznanie, letteralmente “non conoscenza”.

[2] Secondo la versione ufficiale Nurpaš (o Nurpaša) Kulaev è l’unico sopravvissuto tra i sequestratori di Beslan.

[3] Capitale dell’Ossezia Settentrionale.

[4] Si intende la repubblica dell’Ossezia Settentrionale, che fa parte della Federazione Russa. La caduta dell’Unione Sovietica ha spaccato l’Ossezia: l’Ossezia Meridionale faceva parte della Repubblica Sovietica di Georgia e adesso fa parte dello stato sovrano di Georgia.

[5] Allora presidente della repubblica dell’Ossezia Settentrionale.

[6] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio di sicurezza federale), i servizi segreti russi.

[7] Repubblica caucasica della Federazione Russa confinante con la Cecenia e che formava un tutt’uno con essa fino agli anni ’90.

[8] Federal’naja Služba Ochrany (Servizio di protezione federale), organo parallelo dell’FSB.

[9] Quello federale, evidentemente.

[10] Šamil’ Basaev, leader non incontrastato dei terroristi ceceni, una specie di Bin Laden dei russi…

[11] Abitanti dell’Inguscezia. Vedi nota 7

[12] Šachid è la russificazione dell’arabo shahid, “martire”, da intendersi come “kamikaze”.

[13] L’oscillazione nella trascrizione del nome di Kulaev segue quella dell’originale

[14] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione provinciale del Ministero degli Interni), in pratica la polizia locale.

[15] Vserossijskaja Gosudarstvennaja Televizionnaja i Radioveščatel’naja Kompanija (Compagnia Radio-Televisiva Panrussa di Stato), in pratica la radiotelevisione di Stato.

[16] Operazione antiterroristica. Kto in russo significa “chi” e l’assenza di articoli nella lingua russa contribuisce a creare un gioco di parole assolutamente intraducibile.

[17] Uno dei sette distretti in cui Putin ha diviso la Russia. A capo di ogni distretto c’è un uomo di fiducia del presidente, che vigila sull’operato dei governatori delle regioni e dei presidenti delle repubbliche della Federazione Russa, che sotto El’cin agivano fin troppo autonomamente. Non contento, Putin ha in seguito abolito l’elezione diretta dei governatori, che adesso nomina di persona (si tratta della cosiddetta “verticale del potere”).

[18] Abbreviazione di Gruppa Operativnogo Upravlenija (Gruppo di Comando Operativo).

[19] Respublika Severnoj Osetii-Alanija cioè “Repubblica dell’Ossezia Settentrionale-Alanija” (Alanija è il nome autoctono dell’Ossezia).

[20] Capo dell’FSB.

[21] Ministro degli Interni della Federazione Russa.

[22] In Russia si definisce “scambista” un esecutore d’ordini su cui all’occorrenza far ricadere tutte le colpe, in pratica il nostro “capo espiatorio”.

[23] Centr Special’nogo Naznačenija, “Centro per le Operazioni Speciali”.

[24] Ex presidente dell’Inguscezia.

[25] Ministerstvo Črezvyčajnych situacij (Ministero per le Situazioni d’Emergenza), una sorta di Protezione Civile.

[26] Visto come terminò la vicenda del teatro di Dubrovka, si può senz’altro ritenere che l’autrice faccia dell’ironia.

[27] Cioè i gruppi speciali Alfa e Stendardo.

[28] Il linguaggio ironicamente pomposo è ricalcato su quello dell’originale.

[29] Noto pediatra, impegnato sul fronte dei diritti umani.

[30] L’autrice usa il brutale termine uničtoženie, letteralmente “annientamento”.

[31] Capitale dell’Inguscezia.

[32] Vice presidente della Confindustria russa.

[33] “Comunità di Stati Indipendenti”, entità che riunisce le ex repubbliche sovietiche con l’eccezione delle repubbliche baltiche.

[34] Unico presidente della Cecenia democraticamente eletto (nel 1997). Esautorato e poi addirittura accusato di aver ordito con Basaaev la strage di Beslan, è stato ucciso in un conflitto a fuoco coi russi nel 2004.

[35] Attivista ceceno fuggito in Gran Bretagna, accusato falsamente di numerosi crimini, che i russi tentarono inutilmente di farsi restituire (nel procedimento emersero anzi i metodi disumani utilizzati dai russi per ottenere informazioni e non solo).

[36] Tale era per i russi…

[37] Il linguaggio formale ricalca quello dell’originale, che riprende a sua volta quello della commissione (invero paludata nelle forme, ma schietta nella sostanza).

[38] Capo dell’MČS (vedi nota 25).

[39] A Budënnovsk, nella Russia meridionale, nel 1995 un commando di terroristi ceceni guidati da Basaev prese in ostaggio un intero ospedale. Dopo due disastrosi blitz tentati dai russi, in cui persero la vita 14 guerriglieri e 121 ostaggi, i terroristi ottennero di poter rientrare indisturbati in Cecenia. Anche se alcuni ostaggi furono usati come scudi umani, la maggior parte di essi sostenne di non aver subito alcun maltrattamento da parte dei ceceni…

[40] A Kizljar (Daghestan) nel 1996 fu pure sequestrato un intero ospedale e anche in questo caso gli ostaggi furono infine liberati.

[41] Le 10 italiane.

[42] Il traduttore è francamente fiero delle propria totale ignoranza in tema di esplosivi, anche se in questo caso potrebbe averlo portato a scrivere delle assurdità…

[43] Questo è un punto oscuro. Si può ritenere la morfina una droga leggera?

[44] L’autrice usa proprio questo inquietante termine.

[45] Brone-Tankovyj Rezerv, “Carri armati della riserva”, nome dei blindati prodotti dalla fabbrica russa Arzamas.

[46] Tale precisazione non pare affatto necessaria…

[47] Cioè Reaktivnyj Pechotnyj Ognemët (Lanciafiamme Reattivo da Fanteria) di tipo A, cioè armato con cariche termobariche.

[48] E’ curioso che i tiratori scelti siano classificati come armi…

[49] “Bombo”.

[50] Le leggi della Federazione Russa non sono identificate da un numero, ma da un titolo.

[51] La descrizione non è delle più chiare, ma pare di capire che il calore sprigionato da queste armi provochi uno spostamento d’aria, che va a premere in modo distruttivo sul nemico.

[52] L’RPO-Z spara napalm (vedi articolo), l’RPO-D cariche fumogene.

[53] La Duma di Stato è la camera bassa del parlamento federale della Russia.

[54] Sede del KGB prima e dell’FSB poi.

[55] “Nord-est”, titolo del musical che andava in scena al teatro di Dubrovka quando i terroristi ceceni presero in ostaggio il pubblico.

[56] Si tratta degli attentati del 1999, che dettero il via alla seconda guerra cecena, che dura tuttora. C’è chi sospetta che quegli attentati siano stati opera dei servizi segreti, che avrebbero fatto ricadere la colpa sui ceceni per scatenare la guerra. Stragi di Stato, insomma…

[57] Il sottomarino russo affondato misteriosamente nel 2000, causando la morte degli oltre 100 marinai a bordo.

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