18 novembre 2006

A proposito della Gazprom (II)

CHI E’ RIMASTO AL COMANDO[1]
I presidenti e i loro entourage controllano personalmente la vendita di petrolio e di gas

-Usciamo dagli schemi grigi e per la prima volta passiamo a rapporti assolutamente trasparenti ed equi, - ha detto poco tempo fa il presidente russo Vladimir Putin sul problema del gas.
-Abbiamo raggiunto dei sani compromessi (…), un bel risultato, - gli ha fatto eco Viktor Juščenko, presidente ucraino.
Di conseguenza la Russia venderà il gas a 230 dollari (per 1000 metri cubi) e l’Ucraina lo comprerà a 95. Centro mistico[2], in cui cifre così diverse andranno in equilibrio, è stato nominato la compagnia “Rosukrènergo[3] ”, una metà della quale appartiene alla struttura della Gazprombank[4] russa, leggi “Gazprom”, e l’altra a forze oscure. Proprio il “Rosukrènergo”, in cui la luce lotta con le tenebre e la trasparenza con l’opacità, comprerà a 230 e venderà a 95. Questa non è già più economia, ma pura religione. Gli esperti, valutando il fatto compiuto, hanno potuto solo ripetere la formula “credo perché è assurdo[5]”.
Abbiamo creato un intero schema di compagnie partecipanti all’accordo sul gas e di aziende ad esse legate. Nei registri commerciali svizzeri e austriaci se ne sono trovate più che a sufficienza. L’architettura dello schema formato dall’elite russa e ucraina del gas è tale che la didascalia “trasparenza” non gli si addice neanche stilisticamente.
In breve il contenuto delle seguenti informazioni (vedi la scheda e la sua dettagliata descrizione) è questo: le compagnie partecipanti hanno aziende-satelliti legate a scandali internazionali, storie del tutto oscure. Quest’ombra e questi scandali ogni volta avvicinano Russia e Ucraina meglio di qualsiasi gas naturale. Inoltre il grandioso complesso tenebroso attrae nella sua orbita Austria, Italia e Israele.
Dei dirigenti del “Rosukrènergo” Konstantin Čujčenko e Oleg Pal’čikov si è già parlato. Čujčenko è un ex agente del KGB, viene da San Pietroburgo, è membro del consiglio di amministrazione del “Gazprom” e capo dell’ufficio legale. All’università statale di Piter[6] era legato a Il’ja Eliseev, ora vice presidente del consiglio di amministrazione della Gazprombank. E anche a un altro studente dell’università di Piter, Dmitrij Medvedev, ora primo vice premier, presidente del consiglio direttivo del “Gazprom” e, cosa di non poca importanza, ex collega di Vladimir Putin nell’amministrazione di Piter.
Oleg Pal’čikov – secondo direttore del “Rosukrènergo” – solo tre anni fa rappresentava a Mosca l’azienda “Eural Trans Gaz” (nota anche come Eural TG o
ЕTG). Com’è stato notato l’azienda, che aveva per sede un paesino ungherese, conduceva operazioni da miliardi di dollari per la fornitura di gas turkmeno all’Ucraina. E tra i fondatori spiccava in particolare l’avvocato del noto rappresentante di una cosca mafiosa di Solncevo[7] Semën Mogilevič. Le fotografie di quest’ultimo sono sempre presenti nella pagina dedicata ai criminali ricercati del sito dell’FBI. A ciò si può aggiungere che la moglie di Oleg Pal’čikov ha lavorato per il “Gazprom”, l’“Itera-Rus’[8]” e il “Sogaz[9]”.
Del terzo direttore del “Rosukrènergo”, Lars Haussmann, proveniente dalla quieta cittadina svizzera di Herliberg, nei dintorni di Zurigo, non sono noti i dettagli. Siamo riusciti a chiamarlo al telefono di casa sabato mattina. Il signor Haussmann non voleva parlare di sé, ma ha fatto notare che capisce l’interesse nei suoi confronti da parte della stampa e che in tempi brevi preparerà certamente del materiale scritto per rispondere.
"Росукрэнерго" в швейцарском регистре[10]
Metà del “Rosukrènergo”, registrato nel cantone svizzero di Zug, famosa zona franca finanziaria, appartiene, com’è noto, alla compagnia “AROSGAS Holding AG[11] con sede a Vienna (Austria[12]). Secondo il registro svizzero quattro persone controllano l’“
Аrosgaz[13]” – e sono tutte della Gazprombank. Con un controllo così stretto è un po’ strano che la stessa compagnia per qualche motivo appartenga alla banca per mezzo di due aziende, una delle quali è un’azienda offshore[14] di Cipro, che a suo tempo è stata acquistata per soli 2000 dollari. E l’altra è una S.r.l. moscovita.
Ci siamo rivolti ai rappresentanti della Gazprombank pregandoli di spiegarci quale sia il senso logico di questa catena. La banca ha promesso di commentare la situazione tra breve tempo (speriamo di pubblicare nei prossimi numeri i commenti della Gazprombank sulla situazione del “Rosukrènergo”).
L’azienda offshore cipriota della Gazprombank e la finanziaria con sede nella capitale di un “paradiso fiscale”, il principato del Lichtenstein, ad essa appartenente nella sua totalità sono porte particolari. Uscendo da queste si finisce in una grande strada che conduce a due casi di corruzione, in cui risultano implicati i leader di Italia e Israele.
Infatti il premier italiano Silvio Berlusconi ha un amico con cui ha mangiato più di un pud di diversi tipi di sale[15], versato dagli indipendenti procuratori italiani. L’amico del premier possedeva un’azienda del settore del gas. Ma non la possedeva da solo, bensì insieme a una struttura, una parte da leone della quale apparteneva al Gazprombank.
Lo scandalo si è risolto nel fatto che alcuni deputati del parlamento italiano hanno presentato un’interrogazione e l’antitrust ha immediatamente dato il via a un’indagine sulle circostanze dell’accordo tra il “Gazprom” e l’azienda italiana ENI, tramite il quale il “Gazprom” da quest’anno avrebbe potuto vendere il gas al dettaglio in Italia. Inquietava i deputati il semplice fatto che il monopolio russo avesse incaricato di vendere il gas nel proprio paese proprio all’azienda di cui fa parte un amico di Berlusconi.
L’accordo, che secondo l’opinione soggettiva dei deputati, odorava di corruzione da una versta[16] di distanza, non è stato siglato. Ma
alcuni giocatori sono apparsi sulla scena. Nel registro commerciale svizzero ci sono documenti di alcune aziende di un gruppo finanziario (il gruppo Centrex – N.d.r.), che insieme all’amico del premier italiano controllava l’insussistente venditore di gas russo. Pare che dietro di esso, in parte, stesse un uomo che da non molto capeggia di nuovo la struttura della Gazprombank.
L’azienda di questo gruppo con sede ai Caraibi è sfuggita all’indagine dell’antitrust italiana, ma non all’attenzione costante di un magistrato austriaco che indaga su uno scandalo, legato alla famiglia del premier[17] israeliano Ariel Sharon.
Ariel
Sharon ha un figlio di nome Gilad. Non molto tempo fa in Israele è scoppiato uno scandalo perché è emerso che da diversi conti esteri gli erano stati versati 4,5 milioni di dollari. Il denaro passava in parte attraverso una banca austriaca con sede a Vienna. Il figlio si è giustificato dicendo che voleva investire questi soldi in una “impresa agricola in Russia”, affermazione che non ha per nulla retto alle critiche.
Il magistrato austriaco Gerhard Džarom[18] ha dato il via a un’indagine ed è stato costretto a rivolgersi alla stampa (l’anno scorso ha parlato di questo lo “Ierusalim Post[19]”), perché, come ha dichiarato, non ha ricevuto il necessario appoggio dal ministero della giustizia di Israele. Džarom ha spiegato che i soldi versati al figlio di Sharon più che altro hanno a che fare col proprietario di un grande casinò, che gli fruttava 700000 dollari al giorno, finché non è stato chiuso nel 2000.
Ecco così che dall’azienda caraibica di questo magnate del gioco d’azzardo, che, secondo il procuratore, aveva a che fare coi soldi del figlio del premier israeliano, le tracce conducono in Russia e di nuovo incocciano nella struttura del “Gazprom” e degli uomini vicini ad esso.
Infine nella parte ucraina dello schema del “Rosukrènergo” c’è ancora meno trasparenza, che in quella russa. Ma gli uomini che hanno dato vita alla compagnia dal lato ucraino, a ben giudicare, avevano un eccezionale senso dell’umorismo. Ad una delle strutture più vicine ad esso avevano dato in tutta sincerità il nome: «NOSILKA[20] Limited».
Metà del “Rosukrènergo”, com’è già noto, è posseduta dalla “Centragas Holding AG”. E le parti interessate sono caparbie nel non voler rivelare chi sta dietro questa struttura. Ci
è toccato aggirarle. I documenti del registro austriaco mostrano che questa misteriosa organizzazione ha sede a Vienna allo stesso indirizzo della “Ukrinvest[21] Holding AG”, che con la misteriosa “Centragas” ha in comune anche alcuni manager. L’azionista di maggioranza della “Ukrinvest Holding” è fra l’altro un’azienda offshore dal sincero nome di “NOSILKA Limited”. Chi stia dietro questo nome e cosa porti in realtà, non si è ancora potuto chiarire.
Risulta quindi che i trasparenti rapporti russo-ucraini sono un prodotto, che è meglio conservare lontano da fonti di luce perché non si danneggi. Un ex collaboratore del “Gazprom”, che desidera restare anonimo, nota al riguardo: “Certo, questo accordo è del tutto trasparente. Ma solo per gli entourage dei presidenti”.
Il più trasparente in tutta questa storia, paradossalmente, è risultato turkmenbashi[22] Saparmurat Nijazov. Ricordiamo: proprio con il gas turkmeno a buon mercato vogliono “allungare” il caro gas russo per ottenere un qualche mistico prodotto appetibile per l’Ucraina. A giudicare dall’ultima sua dichiarazione, secondo cui Nijazov vuole aumentare il prezzo del proprio gas da 65 a 85 dollari (per 1000 metri cubi), questi, evidentemente, ha capito di essere di troppo in questa festa della vita “trasparente” e ha deciso di unirsi ai due giocatori slavi.


Russia
Il “Rosukrènergo” (con sede a Zug, Svizzera) al 50% appartiene all’ AROSGAS Holding AG con sede a Vienna (Austria). Il massimo dirigente dell’“Arosgaz” Konstantin Šmelëv è il capo del settore finanziario della Gazprombank. Del consiglio di amministrazione dell’“Arosgaz” fanno parte Alekesej Matveev – vice presidente del consiglio di amministrazione, il vice presidente esecutivo Andrej Kravcov e il capo del dipartimento di finanziamento corporativo Viktor Komarov. Notiamo che questi uomini godono di particolare fiducia da parte del “Gazprom”. Il “Gazprom” ha sostenuto la candidatura di Matveev e Kravcov nel consiglio direttivo della società per azioni “EÈS[23]”.
L’“Arosgaz” non appartiene direttamente all’azienda russa Gazprombank. La controlla l’azienda offshore cipriota Siritia Ventures Limited. Questa, a sua volta, appartiene al 100% all’S.r.l. moscovita “Rubin”, controllata dal Gazprombank.
Nel rapporto del 2004 di “Deloitte & Touche[24]” sul Gazprombank si dice che l’azienda cipriota “Siritia” è stata acquistata dalla banca nel 2004 per 2000 dollari e che tale prezzo era del tutto giusto. L’azienda è specializzata in investimenti azionari e obbligazionari.
L’azienda offshore cipriota della Gazprombank “Siritia Ventures” ha un’ulteriore ramificazione – la finanziaria IDF – una società per azioni dal capitale mobile con sede in un “paradiso fiscale”, il principato del Lichtenstein. Per di più questa branca ha a che fare coi due scandali in cui si sono trovati coinvolti i leader di Italia e Israele.

Italia
Il premier italiano Silvio Berlusconi ha un amico di nome Bruno Menasti Granelli, che fino a non molto tempo fa era comproprietario (al 33%) della compagnia italiana del settore del gas Central Italian Gas Holding. Ma la finanziaria “IDF” (Gazprombank) da noi già nominata controllava una parte da leone (l’80%) del gruppo finanziario CENTREX, a cui, a sua volta, apparteneva quasi la metà (il 40%) della “Central Italian Gas Holding” (vedi “amico del premier”).
L’antitrust italiana ha avviato un’indagine sull’accordo dell’azienda italiana ENI col “Gazprom”, secondo il quale quest’ultimo da quest’anno avrebbe potuto vendere il gas al dettaglio in Italia. Inquietava i deputati il semplice fatto che il monopolio russo avesse incaricato di vendere il gas proprio la “Central Italian Gas Holding”, di cui fa parte un amico di Berlusconi. L’accordo è sfumato (di questo hanno scritto le “Vedomosti[25]”). Ma comunque qualcuno è andato al covo dei cospiratori…
Nel registro commerciale svizzero abbiamo esaminato con interesse i documenti di alcune aziende del gruppo “Centrex”, che insieme all'amico del premier italiano controllava l’insussistente venditore di gas russo al dettaglio. Le carte hanno mostrato che nel “Centrex” erano confluite alcune aziende di un altro gruppo finanziario, lo Jurimex. Come già detto il gruppo era noto perché riforniva di petrolio la Bielorussia e lo acquistava, in parte, dalla Surgutneftegaz[26]. Nei documenti svizzeri che abbiamo potuto analizzare si nota che tra i massimi dirigenti dell’azienda figura Robert Novikovskij – da tempo buon conoscente del presidente della Gazprombank Andrej Akimov. Novikovskij è presidente del consiglio di amministrazione della Baltic Holding, che fino all’anno scorso era controllata tra gli altri dal Gazprombank e dallo “Jurimex”. Qui i legami portano di nuovo al “Gazprom” e alle sue strutture.
A sua volta lo Jurimex, azienda offshore con sede ai Caraibi, è indagata dal procuratore austriaco per via del caso di corruzione che riguarda il premier israeliano Ariel Sharon.

Israele
Al figlio di Ariel Sharon Gilad sono stati versati in tutto 4,5 milioni di dollari. I soldi sono passati, in parte, attraverso la banca austriaca BAWAG[27] (con sede a Vienna, Austria).
Il magistrato austriaco Gerhard Džarom durante le indagini ha chiarito che i soldi versati al figlio di Sharon hanno a che fare soprattutto col proprietario di un grande casinò Martin Shlaff. Il casinò gli fruttava fino a 700000 dollari al giorno finché non è stato chiuso nel 2000. La struttura di Shlaff che, secondo il magistrato, aveva a che fare coi soldi del figlio del premier israeliano, un’azienda di nome Getex, aveva sede ai Caraibi. Ma la cosa più importante è che si trovava nello stesso edificio della già nominata azienda Jurimex. Il magistrato austriaco ha notato che i suoi affari non erano estranei al barone del gioco d’azzardo Shlaff e che conducono in Russia.
Il magistrato e la stampa israeliana non hanno notato un dettaglio. Completiamo il quadro: la banca austriaca “BAWAG”, attraverso la quale sono passati i soldi del figlio di Sharon, in passato aveva avuto progetti in comune con Robert Novikovskij, che, come testimoniano i documenti del registro svizzero, aveva rapporti diretti con le aziende “Jurimex” (in seguito “Centrex”), perlomeno in Europa ed era strettamente legato al Gazprombank, alle sue strutture e alla sua dirigenza. Così, nel prospetto dell’“IC Group[28] austriaco (con sede a Vienna) si dice che la “BAWAG”, Novikovskij, “Jurimex” e un investitore polacco già nel 1997-1998 avevano un progetto nel Tirolo austriaco[29] per 1,96 milioni di euro.

Ucraina
Un altro 50% del “Rosukrènergo”, com’è noto, è controllato dalla Centragas Holding AG. I documenti del registro austriaco mostrano che questa misteriosa organizzazione ha sede a Vienna allo stesso indirizzo della Ukrinvest Holding AG e della “ZANGAS Hoch-und Tiefbau[30]” (ZANGAS).
E’ significativo che due membri del consiglio di amministrazione della “Centragaz”, i signori David Anthony Howard Brown e Wilson Howard siano dirigenti della “Ukrinvest Holding” e della “ZANGAS” austriaca. E che il dirigente della “Centragaz” Wolfgang Putschek – al contempo uno dei dirigenti della “Raiffeisen Investments AG[31] con sede a Vienna – faccia parte del consiglio di amministrazione della “Ukrinvest Holding”. Putschek non nasconde chi in realtà controlli la struttura, affermando, che la “Raiffeisen” non è altro che il custode delle azioni di alcune persone.
Il proprietario della “Ukrinvest Holding”, che condivide la sede e il management col proprietario del 50% del “Rosukrènergo” (la “Centragaz”), secondo il registro austriaco, risulta essere un’azienda offshore dal nome NOSILKA Ventures Limited.
La storia della “ZANGAS” austriaca è più comprensibile e altrettanto triste. Questa costruisce una seconda conduttura del gasdotto del Turkmenistan per 116,23 milioni di dollari e al confine con l’Uzbekistan dovrà ricevere in cambio 1937,17 milioni di metri cubi di gas turkmeno al prezzo di 60 dollari. Il suo capo, a giudicare dai documenti, è Aleksej Serebrennikov[32].
La “ZANGAS” austriaca è sotto il controllo anche della totalmente ignota azienda offshore Anzola Construction Limited. Ma quanto al management e alla proprietà della società per azioni russa per la costruzione di gasdotti e oleodotti sul territorio della CSI e all’estero “ZANGAS” ci sono fatti interessanti. In breve la storia è questa. E’ nata dopo la privatizzazione dello “Zarubežneftegazstroj[33] e finora costruisce con successo gasdotti e oleodotti in tutto il mondo, Africa compresa[34].
Dopo la privatizzazione lo stato per via giudiziaria si è impadronito della maggioranza delle azioni della compagnia. Dopo aver preso la sua parte, nel 2000 ha venduto inaspettatamente più del 60% delle azioni
а un prezzo ridicolo – 14 milioni di dollari – a un’azienda del tutto sconosciuta. E negli anni 2001-2002 tra gli affiliati della “ZANGAS” e nel suo consiglio direttivo sono apparsi cognomi che coincidevano uno per uno con quelli degli ex funzionari del Ministero degli idrocarburi e dell’energia della Federazione Russa, in particolare l’ex vice direttore del dipartimento economico-finanziario del complesso per gli idrocarburi e l’energia Kirillov e l’ex direttore del dipartimento per lo sviluppo regionale Negodin.
Tra i principali proprietari dello “ZANGAS” russo figuravano cinque compagnie ignote e anche l’ex dirigente dello “Zarubežneftegazstroj” Vladimir Kopyševskij e Feliks Kopyševskij. Un ex consulente del governo della Federazione Russa ci ha detto che allo “ZANGAS” è abbastanza vicino Bogdan Budzuljak, membro del consiglio di amministrazione del “Gazprom”.

Roman ŠLEJNOV, capo della sezione investigativa della “Novaja Gazeta
http://2006.novayagazeta.ru/nomer/2006/02n/n02n-s00.shtml

16.01.2006 (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Ostalsja na trube può significare “ha continuato a suonare la tromba”, “è rimasto in linea” (letteralmente “è rimasto alla cornetta”) o “è rimasto ai tubi”. Ovviamente è ai tubi del gas che si allude, ma non potendo tradurre il gioco di parole, ho optato per una traduzione a senso.

[2] Mističeskij, oltre che “mistico” in senso proprio, può significare anche “misterioso”, “incomprensibile”.

[3] Abbreviazione formata dalle parole Rossija (Russia), Ukraina (Ucraina) e Ènergija (energia).

[4] Abbreviazione formata dalle parole Gaz (gas), promyšlennost’ (industria) e bank (banca).

[5] Frase attribuita, forse erroneamente allo scrittore cristiano Tertulliano (150-220 circa).

[6] Forma familiare per “San Pietroburgo”.

[7] Quartiere “residenziale” di Mosca.

[8] “Itera-Russia” (Rus’ è l’antico nome della Russia), branca russa di una multinazionale americana legata al Gazprom.

[9] Abbreviazione di Strachovoe Obščestvo GAZovoj promyšlennosti (Società Assicurativa dell’industria del Gas), gruppo assicurativo legato al Gazprom.

[10] L’immagine rappresenta il registro commerciale del cantone di Zug – che in tedesco significa “fila” o “treno” – (dove si menziona il Rosukrènergo) e un grafico tratto da Internet in cui si menziona il Rosukrènergo come società per azioni con sede a Zug.

[11] AktienGesellschaft, “società per azioni”, sigla tedesca equivalente a S.p.a.

[12] L’autore è preciso fino alla pignoleria, ma qui come altrove trascrive “gas” come “gaz”, mantenendo la grafia russa…

[13] Sic. Vedi nota 13.

[14] Cioè con sede in un paese dal regime fiscale favorevole.

[15] In Russia aver mangiato un pud (antica misura di peso equivalente a 16,38 kg) di sale con qualcuno significa averci avuto molto a che fare.

[16] Antica unità di misura russa, pari a 1,067 km.

[17] Ormai ex premier…

[18] Traslitterazione assolutamente erronea. Il magistrato si chiama Jarosch

[19] In realtà “Jerusalem Post”, giornale israeliano in lingua inglese. Ierusalim è Gerusalemme in russo…

[20] “Portantina” (ma in russo si usa più propriamente la forma plurale, nosilki).

[21] Abbreviazione formata da Ukraina (vedi nota 3) e investicija, “investimento”.

[22] “Padre dei turkmeni”, titolo che si è attribuito il dittatoriale presidente del Turkmenistan.

[23] “Public company” russa del settore energetico.

[24] Consulente finanziario.

[25] “Notizie”, giornale finanziario russo legato al “Wall Street Journal” e al “Financial Times”.

[26] “Surgut-petrolio-gas”, azienda petrolifera di Surgut, in Siberia.

[27] Abbreviazione di Bank für Arbeit und Wirtschaft AG, “Banca per il Lavoro e l’Economia S.p.a.”.

[28] Consulente finanziario.

[29] Effettivamente ce n’è anche uno italiano, in Trentino-Alto Adige…

[30] “ZANGAS edilizia e infrastrutture”.

[31] Banca austriaca abbastanza chiacchierata.

[32] Presidente del comitato di controllo della finanziaria United Financial Group.

[33] Abbreviazione di Zarubežnyj Neftegazstroj, “Costruzioni gas-petrolifere Estere”.

[34] Non è chiaro il senso di questa precisazione…

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